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Un oceano, due mari, tre continenti di Wilfried N'Sondè

 REPORT GdL 25 marzo 2022

Wilfried N’Sondé, Un oceano due mari tre continenti, 66THAND2ND, Roma 2021, tradotto da Stefania Buonamassa

Nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma ci si può imbattere nel busto in marmo nero di Nsaku Ne Vunda o Dom Antonio Manuel, primo ambasciatore dell’antico Regno del Congo presso la Santa Sede, morto e sepolto nella Città eterna il 5 gennaio 1608, arrivato dopo un viaggio lungo e travagliato, ed è ricordato anche in un affresco nella sala più grande del Palazzo del Quirinale.

Wilfried N’Sondé costruisce il suo romanzo a partire da questo personaggio storico poco conosciuto, e da avvenimenti realmente accaduti.

Nsaku Ne Vunda nasce nel regno del Congo verso il 1583, sua madre muore dandolo alla luce e viene cresciuto da una famiglia adottiva che lo fa studiare presso i missionari cattolici. “Sono venuto al mondo intorno all’anno di grazia 1583, con il nome di Nsaku Ne Vunda, e sono stato battezzato don Antonio Manuel il giorno in cui fui ordinato prete dal vescovo della Chiesa cattolica del regno del Congo. Oggi, la statua di marmo eretta a Roma in mia memoria nel gennaio 1608, per volere di papa Paolo V, è chiamata semplicemente «Nigrita».

La mia voce si è spenta più di quattrocento anni fa, le mie parole si sono perse nel silenzio della morte ma, con i curiosi che si soffermano un istante davanti al mio busto, vorrei condividere l’amarezza per essere stato ridotto, con il passare dei secoli, al colore di cui un tempo brillava la mia pelle. Mi piacerebbe raccontare loro la mia storia…”. Così inizia il romanzo.

Nsaku Ne Vunda diventato don Antonio Manuel torna al suo villaggio ma un giorno riceve l’ordine di recarsi nella capitale Mbanza Congo dove il re Alvaro II gli affida la missione di ambasciatore presso il Vaticano. L’obiettivo ufficiale è quello di avere un rappresentante del regno del Congo presso la Santa Sede, ma la missione segreta confidatagli dal re è quella di denunciare le condizioni di vita degli schiavi e convincere il Papa dell’assoluta necessità dell’abolizione della schiavitù. Il re ha scelto lui perché lontano dagli intrighi degli uomini di corte, spesso corrotti, perché riconosce la sua onestà e la sua capacità di tenere unite la tradizione ancestrale e la tradizione cattolica.

Don Antonio Manuel si imbarca su una nave battezzata, non senza ironia, “Vent Paraclet”, nome che evoca quindi lo Spirito Santo, che ben presto il nostro protagonista scoprirà essere una nave negriera diretta al Nuovo Mondo.

Nonostante il sorriso e la gentilezza con cui lo accoglie sulla nave il capitano Louis de Mayenne, per la prima volta il giovane prete si rende conto di che cosa sia il razzismo, avverte l’ostilità dell’equipaggio che fatica a capire come un nero possa avere accesso a uno status come quello di ambasciatore. Paralizzato da questa scoperta e dalla sua timidezza finirà per trascorrere la maggior parte del tempo nella cabina a lui assegnata, soffrendo per la sorte dei suoi simili che nella stiva sono sottoposti a umiliazioni e torture, costretti a vivere in condizioni atroci, senza un minimo di igiene. Esseri umani ridotti a merce di cui don Antonio Manuel sente i pianti e i lamenti, costretto ad assistere a scene disgustose senza poter intervenire o alleviare le loro sofferenze.

Dovrà affrontare una serie di peripezie che metteranno a dura prova la sua fede in Dio e nell’Uomo, ma sempre più convinto della missione affidatagli dal re: convincere il papa della necessità di abolire la tratta.

Il giovane mozzo Martin è l’unico ad avere uno sguardo compassionevole sugli schiavi e un atteggiamento benevolo verso don Antonio, la sua compagnia e la sua amicizia saranno d’aiuto per sopportare il lungo viaggio. Martin è anche l’unico personaggio non storico del romanzo, frutto della fantasia di Wilfried N’Sondé, utile per gettare uno sguardo sulle società europee dell’epoca, società ineguali (Martin abbandona il suo villeggio natale per sfuggire alla servitù), attraversate da lotte di religione, rette da regimi assolutisti. Un personaggio che permette all’autore di sottolineare che al di là delle differenze che possano esserci tra gli esseri umani ci sono valori comuni che li uniscono.

Dopo aver scaricato gli schiavi nel Nuovo mondo la nave riparte alla volta dell’Europa, ma dovrà affrontare altre peripezie, compresi attacchi da parte di pirati e quando finalmente Nsaku Ne Vunda arriverà nella penisola iberica finirà nelle mani dell’Inquisizione che in quel periodo imperversa in quelle terre. Il quadro storico che delinea N’Sondé è quello di intrighi politici e della lotta per la

supremazia di Portogallo, Spagna, Francia, con un papato che non riesce a far fronte alle guerre religiose che si scatenano dopo la riforma protestante, e allo strapotere dell’Inquisizione spagnola.

Finalmente Nsaku Ne Vunda riesce ad arrivare a Roma nel 1608, in precarie condizioni di salute e muore pochi giorni dopo.

Diversi i pareri sul libro da parte del gruppo. Qualcuno l’ha trovato poco interessante, un racconto banale e scontato, un linguaggio ampolloso, ricco di termini classici, un tono clericale, anche le recensioni positive sono sembrate delle forzature. Per altri si tratta di un romanzo storico (ma anche di formazione e d’avventura), che getta una luce su un personaggio africano sconosciuto, ma nello stesso tempo parlando di razzismo, di discriminazione, di differenze, parla anche del nostro presente. Il viaggio nella realtà di don Antonio Manuel è anche un viaggio interiore in cui vengono demolite dolorosamente le sue certezze.

Wilfied N’Sondé nasce a Brazzaville nel 1968, studia Scienze politiche a Parigi prima di partire per Berlino dove si ferma per venticinque anni prima di ritornare nella Ville Lumière. Professore di letteratura all’Università di Berna per un breve periodo, è anche musicista e autore di canzoni. Nel 2007 pubblica il suo primo romanzo Le coeur des enfants léopards (Il morso del leopardo, Morellini 2009) nel quale rievoca i suoi anni nella banlieue. L’opera riceve il Prix des Cinq continents de la francophonie et il Prix Senghor de la création littéraire. Nel 2012 esce Fleur de béton, nel 2014 Orage sur le Tanganyika e nel 2015 Berlinoise. Nel 2018 pubblica Un oceano due mari tre continenti, che al Salone internazionale del libro di Ginevra riceve il Premio Ahmadou Kourouma, un premio la cui Giuria è presieduta da Jacques Chevrier, professore emerito della Sorbona, studioso di letterature africane francofone. Kourouma era uno scrittore ivoriano, deceduto nel 2003, famoso per le sue opere I soli delle indipendenze, Aspettando il voto delle bestie selvagge e Allah non è mica obbligato.

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