RAYMOND CARVER - RACCONTI
Cattedrale, Collettori-Limonata,
Conservazione, Di’ alle donne che usciamo, Distanza.
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Ascoltato volentieri, tristezza infinita,
alla fine ero desolata. Ottimi anche i lettori, Paravidini disincantato, rende
bene l’atmosfera. Così ho conosciuto Carver, morto a 50 anni nell’88, scrittore
la cui notorietà ci è arrivata grazie al Pulizter dell’84, premio ricevuto
anche per merito dei tagli operati dall’editor Gordon Lish, che lo ha reso
padre del minimalismo.
Racconti tristissimi di anime inquiete che
non raccontano le loro sofferenze. Si entra nel vortice dell’attesa, della
vita, o della morte, non si sa.
Il film America oggi di Altman è ispirato
a Carver, anime inquiete della provincia americana alienata, mogli sottomesse/disperate,
mariti violenti.
Il punto di vista di Carver tuttavia è
maschile, non maschilista, è quello di un uomo fragile. Nei suoi racconti la
coppia naufraga nella perdita dei sentimenti.
Cattedrale – il cieco offre un nuovo modo
di vedere
Di’ alle donne – violento, ma mi è
piaciuto
Collettori – non capito ciò che accade tra
disoccupato e venditore
Conservazione – non ho capito come è
finito, non mi è piaciuto
Distanza – mi è piaciuto, parla della
relazione padre/figlia
Limonata – ricerca dell’origine della
tragedia
In conclusione, grandissimo senso di
tristezza e desolazione.
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Ho apprezzato la nuova fruizione, funziona
bene con i racconti, nonostante la difficoltà di andare a recuperare il punto
che si vuole riascoltare. Mi è piaciuto Paravidino, racconta bene la realtà di
Carver. I racconti mi hanno un po’ annoiato, l’ambito sociale è sempre uguale,
ok però il linguaggio sciatto che rende bene l’atmosfera.
Un paio di racconti non li ho capiti
(Collettori, Conservazione). Cattedrale è il più positivo, il meno triste,
racconta il comprendere l’altro, protagonista un sempliciotto che però guarda
l’altro.
Mal di vivere di questa parte
dell’America.
Capacità di Carver di fissare i momenti,
vedi l’acqua che scende dal tavolo alla fine di Conservazione.
L’episodio di Collettori non mi è chiaro e
anche Distanza. Il narrante è il padre?
§§§
Mi è piaciuto molto il mezzo, l’ascoltare.
I racconti li ho dovuti ascoltare molto,
prima per comprendere l’atmosfera, solo dopo un po’ si colgono le differenze.
Cattedrale è giustamente il più famoso, mi
ha irritato che il protagonista non dica mai il nome del cieco, ma ha un finale
che solleva.
Di’ alle donne che usciamo termina con un
assassinio.
Collettori mi è piaciuto, il ritratto del
venditore di aspirapolveri è simpaticissimo.
In Conservazione mi è sembrato eccessivo
il disastro del frigo, non realistico.
Questo modo freddo e sciatto di scrivere
lascia un po’ così. Voi vedete angoscia di vivere, io non so se l’autore la
vede, non con la simpatia di un Ken Loach.
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A me è piaciuto, inserendolo tra i giovani
scrittori americani. Ho ascoltato Cattedrale presentato da Baricco che dice che
rappresenta anche noi, secondo me no, parla di un altro mondo.
Carver mi è molto piaciuto, come un personaggio
secondario di un film americano, lui stesso è stato sceneggiatore, vedi il film
Birdman.
Collettori – venditore non innocuo,
lettera finalmente arrivata viene sottratta
Distanza – non mi ha particolarmente
colpito
Violentissimo Di’ alle donne che usciamo,
non solo il finale, vite giovani e bruciate dall’ignoranza.
Cattedrale mi è piaciuto molto, sono stata
disturbata dal modo di chiamare il cieco, tira fuori il senso di disagio di
fronte alla cecità. Il cieco è un diverso che devi accettare ma ti mette in
imbarazzo. Finale stupendo, il cieco che guida l’altro che vuole essere guidato
e finalmente riesce a vedere la cattedrale. Riscatta la raccolta.
Carver scrittore molto autobiografico,
nelle sue lezioni diceva che non si può insegnare a scrivere, ma si può
imparare a farlo.
Importante il ruolo delle due mogli, la
prima giovanissima, spostata a 17 anni, la seconda poetessa, entrambe l’hanno
sostenuto. Disorientamento e vuoto dovuti all’alcol raccontati al meglio.
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Non ho apprezzato l’audiolibro, ho i miei
ritmi, leggo ad alta voce nella mia mente. Carver mi piace molto, ci ho trovato
l’America come nei romanzi della Strout.
Dettagli brevi, sintonia tra quello che
descrive e la sensazione di vuoto esistenziale, inadeguatezza, vuoto
metropolitano, non come in Hemingway, dove c’è la natura.
Fa venire in mente i quadri di Hopper, la
desolazione dei rapporti, le figure solitarie.
Personaggi si lasciano vivere istante per
istante, immagine per immagine, i conflitti non sono detti, sono sottotraccia e
creano angoscia.
Cattedrale meno negativo degli altri
racconti ma Carver è soprattutto dove non c’è soluzione, è interessante la sua
scrittura, non la trama dei suoi racconti.
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Ho trovato molto difficile ascoltare i
racconti di Carver, sia per il fatto di ascoltarli, sia per i racconti in sé.
Difficile ascoltare perché le voci molto caratterizzate anziché aiutarmi a
comprendere mi distraggono, e poi perché per me la lettura ha tempi e modi
differenti rispetto all’ascolto.
I racconti in sé, terribili e spiazzanti.
Dopo aver ascoltato Di’ alle donne che usciamo avevo persino paura all’idea di
ascoltare il successivo.
Apparentemente semplici, talvolta persino
irritanti nella scrittura, ad un ascolto attento rivelano dettagli inquietanti
e di non facile comprensione.
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Detesto gli audiolibri, perdo i
particolari e non li riesco a recuperare. Paravidino mi è sembrato ubriaco,
l’ho rivalutato solo dopo che qualcuno me ne parlato bene spiegandomelo.
Confrontando due raccolte che contengono
diverse versioni di alcuni racconti ho scoperto un rimaneggiamento continuo, ad
esempio il racconto Distanza ha un diverso significato, perché nonostante la
promessa le vite dei due giovani si separeranno.
Il contributo dell’editor in questi
racconti è stato fondamentale, addirittura alcuni sono stati scritti a quattro
mani.
In merito a cattedrale, qualcuno lo ha
confrontato con Il cieco di Lawrence del’18? Potrebbe sembrare un plagio, ma lo
stile di Carver emerge comunque.
Impronta dominante è una situazione
sospesa, ma c’è anche varietà sia nei personaggi che nel racconto dei fatti.
Costante è la scrittura scarna.
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Non sono abituata agli audiolibri, mi
distraevo al primo ascolto, quando ho colto l’inquietudine. Riascoltati i
racconti, ho colto l’ironia, ad esempio in Cattedrale il protagonista che
voleva chiacchierare con il cieco su quale fosse il lato migliore del treno nel
viaggio di andata o ritorno.
In Conservazione c’è il racconto della
disfatta totale della vita, spiazzante l’immagine dei piedi nudi del marito sul
pavimento allagato della cucina.
Lo spiazzamento è un po’ il filo
conduttore di questi racconti che sembrano sceneggiature e che preferisco
leggere su libro.
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Ho letto Carver tantissimi anni fa, il
riascolto mi è piaciuto, Paravidino lo trovo grandissimo, sa entrare
nell’atmosfera dei racconti restando naturale e spontaneo.
Hic et nunc, questi quadri del qui ed ora
portano angoscia solitudine desolazione insoddisfazione, ma c’è tanta ironia e
suspence (o sospensione, come ha notato qualcun altro prima di me).
Short story: suspence crea attesa che poi
lascia spiazzati, irritati, è un racconto capace di creare emozioni.
Paesaggi interiori desolati e tristi, come
film, linguaggio cinematografico.
Carver non voleva essere il capostipite
del minimalismo, ma lo è diventato, forse anche grazie all’intuizione
dell’editor.
Non è esente da tenerezza, nonostante la
banalità del male. Non è datato. Compassione e tenerezza anche in Distanza,
dove tutto cambia ma resta il ricordo.
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Mi è piaciuto l’audiolibro e Paravidino
perché teatrale.
Molto amari, sono dei non racconti, senza
trama, solo atmosfera, persone lasciate indietro dal sogno americano da cui
sono state travolte.
Agghiacciante Di’ alle donne che usciamo,
vuoto interiore, d’accordo con il paragone con i quadri di Hopper, atmosfere ed
emozioni, non personaggi.
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Ho apprezzato l’audiolibro, mi sembrava di
ascoltare Paolo Rossi a teatro, esperienza positiva.
Non mi sono piaciuti invece i racconti, ho
ascoltato solo Cattedrale, Collettori e Limonata. Questi miniracconti
difficilmente riescono a trasmettere emozioni, analogamente a dei cortometraggi
che difficilmente trasmettono qualcosa di significativo.
Hopper trasmette emozioni, questi racconti
no, c’è un abisso infine tra Carver e Strout che qualcuno ha citato prima.
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Ascoltati ora, ho letto questi racconti
anni fa, come allora non ho capito di cosa stiamo parlando ma sono affascinato
dal come.
L’interpretazione è un grado 1, ma queste
vite sono a un grado 0, come accade anche in questo momento storico.
Queste vite non raccontano niente, non c’è
elaborazione, né personale, né sociale, tuttavia Carver ti tiene lì. Mentre Ken
Loach racconta il conflitto, qui di conflitto non ce n’è.
Poiché la prossima lettura sarà Cechov,
suggerisco di leggere l’ultimo racconto di Carver, s’intitola L’incarico.
Infine, riguardo all’audiolibro, la
sensazione di un intruso che legge al posto mio.
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Ho avuto difficoltà nell’ascoltare
l’audiolibro, ma partecipare a questo incontro è stato per me come tornare in biblioteca.
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