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2020-04-21 Racconti di Raymond Carver


RAYMOND CARVER - RACCONTI
Cattedrale, Collettori-Limonata, Conservazione, Di’ alle donne che usciamo, Distanza.

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Ascoltato volentieri, tristezza infinita, alla fine ero desolata. Ottimi anche i lettori, Paravidini disincantato, rende bene l’atmosfera. Così ho conosciuto Carver, morto a 50 anni nell’88, scrittore la cui notorietà ci è arrivata grazie al Pulizter dell’84, premio ricevuto anche per merito dei tagli operati dall’editor Gordon Lish, che lo ha reso padre del minimalismo.
Racconti tristissimi di anime inquiete che non raccontano le loro sofferenze. Si entra nel vortice dell’attesa, della vita, o della morte, non si sa.
Il film America oggi di Altman è ispirato a Carver, anime inquiete della provincia americana alienata, mogli sottomesse/disperate, mariti violenti.
Il punto di vista di Carver tuttavia è maschile, non maschilista, è quello di un uomo fragile. Nei suoi racconti la coppia naufraga nella perdita dei sentimenti.
Cattedrale – il cieco offre un nuovo modo di vedere
Di’ alle donne – violento, ma mi è piaciuto
Collettori – non capito ciò che accade tra disoccupato e venditore
Conservazione – non ho capito come è finito, non mi è piaciuto
Distanza – mi è piaciuto, parla della relazione padre/figlia
Limonata – ricerca dell’origine della tragedia
In conclusione, grandissimo senso di tristezza e desolazione.
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Ho apprezzato la nuova fruizione, funziona bene con i racconti, nonostante la difficoltà di andare a recuperare il punto che si vuole riascoltare. Mi è piaciuto Paravidino, racconta bene la realtà di Carver. I racconti mi hanno un po’ annoiato, l’ambito sociale è sempre uguale, ok però il linguaggio sciatto che rende bene l’atmosfera.
Un paio di racconti non li ho capiti (Collettori, Conservazione). Cattedrale è il più positivo, il meno triste, racconta il comprendere l’altro, protagonista un sempliciotto che però guarda l’altro.
Mal di vivere di questa parte dell’America.
Capacità di Carver di fissare i momenti, vedi l’acqua che scende dal tavolo alla fine di Conservazione.
L’episodio di Collettori non mi è chiaro e anche Distanza. Il narrante è il padre?
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Mi è piaciuto molto il mezzo, l’ascoltare.
I racconti li ho dovuti ascoltare molto, prima per comprendere l’atmosfera, solo dopo un po’ si colgono le differenze.
Cattedrale è giustamente il più famoso, mi ha irritato che il protagonista non dica mai il nome del cieco, ma ha un finale che solleva.
Di’ alle donne che usciamo termina con un assassinio.
Collettori mi è piaciuto, il ritratto del venditore di aspirapolveri è simpaticissimo.
In Conservazione mi è sembrato eccessivo il disastro del frigo, non realistico.
Questo modo freddo e sciatto di scrivere lascia un po’ così. Voi vedete angoscia di vivere, io non so se l’autore la vede, non con la simpatia di un Ken Loach.
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A me è piaciuto, inserendolo tra i giovani scrittori americani. Ho ascoltato Cattedrale presentato da Baricco che dice che rappresenta anche noi, secondo me no, parla di un altro mondo.
Carver mi è molto piaciuto, come un personaggio secondario di un film americano, lui stesso è stato sceneggiatore, vedi il film Birdman.
Collettori – venditore non innocuo, lettera finalmente arrivata viene sottratta
Distanza – non mi ha particolarmente colpito
Violentissimo Di’ alle donne che usciamo, non solo il finale, vite giovani e bruciate dall’ignoranza.
Cattedrale mi è piaciuto molto, sono stata disturbata dal modo di chiamare il cieco, tira fuori il senso di disagio di fronte alla cecità. Il cieco è un diverso che devi accettare ma ti mette in imbarazzo. Finale stupendo, il cieco che guida l’altro che vuole essere guidato e finalmente riesce a vedere la cattedrale. Riscatta la raccolta.
Carver scrittore molto autobiografico, nelle sue lezioni diceva che non si può insegnare a scrivere, ma si può imparare a farlo.
Importante il ruolo delle due mogli, la prima giovanissima, spostata a 17 anni, la seconda poetessa, entrambe l’hanno sostenuto. Disorientamento e vuoto dovuti all’alcol raccontati al meglio.
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Non ho apprezzato l’audiolibro, ho i miei ritmi, leggo ad alta voce nella mia mente. Carver mi piace molto, ci ho trovato l’America come nei romanzi della Strout.
Dettagli brevi, sintonia tra quello che descrive e la sensazione di vuoto esistenziale, inadeguatezza, vuoto metropolitano, non come in Hemingway, dove c’è la natura.
Fa venire in mente i quadri di Hopper, la desolazione dei rapporti, le figure solitarie.
Personaggi si lasciano vivere istante per istante, immagine per immagine, i conflitti non sono detti, sono sottotraccia e creano angoscia.
Cattedrale meno negativo degli altri racconti ma Carver è soprattutto dove non c’è soluzione, è interessante la sua scrittura, non la trama dei suoi racconti.
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Ho trovato molto difficile ascoltare i racconti di Carver, sia per il fatto di ascoltarli, sia per i racconti in sé. Difficile ascoltare perché le voci molto caratterizzate anziché aiutarmi a comprendere mi distraggono, e poi perché per me la lettura ha tempi e modi differenti rispetto all’ascolto.
I racconti in sé, terribili e spiazzanti. Dopo aver ascoltato Di’ alle donne che usciamo avevo persino paura all’idea di ascoltare il successivo.
Apparentemente semplici, talvolta persino irritanti nella scrittura, ad un ascolto attento rivelano dettagli inquietanti e di non facile comprensione.
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Detesto gli audiolibri, perdo i particolari e non li riesco a recuperare. Paravidino mi è sembrato ubriaco, l’ho rivalutato solo dopo che qualcuno me ne parlato bene spiegandomelo.
Confrontando due raccolte che contengono diverse versioni di alcuni racconti ho scoperto un rimaneggiamento continuo, ad esempio il racconto Distanza ha un diverso significato, perché nonostante la promessa le vite dei due giovani si separeranno.
Il contributo dell’editor in questi racconti è stato fondamentale, addirittura alcuni sono stati scritti a quattro mani.
In merito a cattedrale, qualcuno lo ha confrontato con Il cieco di Lawrence del’18? Potrebbe sembrare un plagio, ma lo stile di Carver emerge comunque.
Impronta dominante è una situazione sospesa, ma c’è anche varietà sia nei personaggi che nel racconto dei fatti. Costante è la scrittura scarna.
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Non sono abituata agli audiolibri, mi distraevo al primo ascolto, quando ho colto l’inquietudine. Riascoltati i racconti, ho colto l’ironia, ad esempio in Cattedrale il protagonista che voleva chiacchierare con il cieco su quale fosse il lato migliore del treno nel viaggio di andata o ritorno.
In Conservazione c’è il racconto della disfatta totale della vita, spiazzante l’immagine dei piedi nudi del marito sul pavimento allagato della cucina.
Lo spiazzamento è un po’ il filo conduttore di questi racconti che sembrano sceneggiature e che preferisco leggere su libro.
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Ho letto Carver tantissimi anni fa, il riascolto mi è piaciuto, Paravidino lo trovo grandissimo, sa entrare nell’atmosfera dei racconti restando naturale e spontaneo.
Hic et nunc, questi quadri del qui ed ora portano angoscia solitudine desolazione insoddisfazione, ma c’è tanta ironia e suspence (o sospensione, come ha notato qualcun altro prima di me).
Short story: suspence crea attesa che poi lascia spiazzati, irritati, è un racconto capace di creare emozioni.
Paesaggi interiori desolati e tristi, come film, linguaggio cinematografico.
Carver non voleva essere il capostipite del minimalismo, ma lo è diventato, forse anche grazie all’intuizione dell’editor.
Non è esente da tenerezza, nonostante la banalità del male. Non è datato. Compassione e tenerezza anche in Distanza, dove tutto cambia ma resta il ricordo.
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Mi è piaciuto l’audiolibro e Paravidino perché teatrale.
Molto amari, sono dei non racconti, senza trama, solo atmosfera, persone lasciate indietro dal sogno americano da cui sono state travolte.
Agghiacciante Di’ alle donne che usciamo, vuoto interiore, d’accordo con il paragone con i quadri di Hopper, atmosfere ed emozioni, non personaggi.
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Ho apprezzato l’audiolibro, mi sembrava di ascoltare Paolo Rossi a teatro, esperienza positiva.
Non mi sono piaciuti invece i racconti, ho ascoltato solo Cattedrale, Collettori e Limonata. Questi miniracconti difficilmente riescono a trasmettere emozioni, analogamente a dei cortometraggi che difficilmente trasmettono qualcosa di significativo.
Hopper trasmette emozioni, questi racconti no, c’è un abisso infine tra Carver e Strout che qualcuno ha citato prima.
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Ascoltati ora, ho letto questi racconti anni fa, come allora non ho capito di cosa stiamo parlando ma sono affascinato dal come.
L’interpretazione è un grado 1, ma queste vite sono a un grado 0, come accade anche in questo momento storico.
Queste vite non raccontano niente, non c’è elaborazione, né personale, né sociale, tuttavia Carver ti tiene lì. Mentre Ken Loach racconta il conflitto, qui di conflitto non ce n’è.
Poiché la prossima lettura sarà Cechov, suggerisco di leggere l’ultimo racconto di Carver, s’intitola L’incarico.
Infine, riguardo all’audiolibro, la sensazione di un intruso che legge al posto mio.
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Ho avuto difficoltà nell’ascoltare l’audiolibro, ma partecipare a questo incontro è stato per me come tornare in biblioteca.
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