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"La masseria delle Allodole" di Antonia Arslan



Commento di Donatella Fava del
GdL Via col Libro


 Come spesso accade, su La Masseria delle Allodole il gruppo di lettura si è diviso: per alcuni un testo necessario e a tratti poetico, per altri un libro ben scritto ma non memorabile e con diverse lacune, se così le si può definire, che fanno arricciare un po’ il naso. Indubbio è il merito dell’autrice di aver svelato ai lettori Italiani l’immensa tragedia del popolo Armeno deportato, seviziato, decimato e spogliato di tutto in un crescendo di orrori nella primavera del 1915. Un olocausto che ad oggi alcuni stati Europei come Gran Bretagna e Norvegia non riconoscono ufficialmente. La mappa qui sotto mostra in grigio e blu scuro i paesi che ancora negano questo genocidio. L’intreccio delle vicende della famiglia Arslan con il dramma di un intero popolo aumenta la partecipazione del lettore e rende il fatto storico più vivo. La percezione però è che la narrazione scivoli dal piano del romanzo verso una cronaca di orrori: questi dettagli crudi sono sì necessari ad uno storico ma il lettore ne farebbe forse a meno. Proprio le descrizioni macabre degli eccidi e l’atmosfera di costante angoscia mi hanno reso difficile la lettura che ho trascinato a fatica fino all’ultima pagina. Per contro, il libro non manca di immagini tenerissime e struggenti come ad esempio la cena organizzata per i bambini la sera prima della deportazione in modo che conservino un ultimo ricordo delle cose buone della vita. 
Nella seconda parte il ritmo si fa più incalzante con il rocambolesco salvataggio dei superstiti della famiglia. Qui si avverte però una scrittura più frettolosa e i fatti si rincorrono in rapida successione perdendo un po’ di consistenza. Un altro punto debole a mio avviso è l’uso eccessivo del flashforward con cui alla descrizione di ogni personaggio segue in corsivo l’anticipazione della sua sorte. La tecnica è efficace nel sottolineare il contrasto tra la serenità del presente e  il futuro tragico ma usata con tale frequenza rende la lettura pesante e dà l’impressione che ogni pagina sia l’ultima del romanzo. 
La Masseria delle Allodole resta dunque una buona lettura  che ha avuto il merito non solo di renderci più edotti su un pezzo di storia spesso dimenticata ma anche di stimolarci a volerne sapere di più. Non regalerei il libro per le prossime festività Natalizie ma sono contenta di averlo ospitato sul mio comodino tra le letture serali. 


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