GRUPPO
DI LETTURA MILLELIBRI
11
gennaio 2021
“Confessione”
di Lev Tolstoj
sintesi
degli interventi
LEV NIKOLÀEVIČ TOLSTÒJ
Nasce a Jasnaja Polijana il 9 settembre del
1828 e morirà a Astàpovo il 20 novembre del 1920.
Scrittore, filosofo, educatore e attivista
sociale.
Orfano a due anni della madre e a nove del
padre viene allevato da alcune zie molto religiose.
Non termina gli studi universitari, la sua
giovinezza è disordinata, tempestosa, ne “La confessione” ne farà cenno con
accenti di pentimento. Nel 1851 si arruola col fratello e partecipa alla guerra
nel Caucaso, da qui verrà poi trasferito in Crimea dove si spenderà con
coraggio ma anche rifletterà sul senso della morte e del sacrificio, formando
il suo pensiero pacifista. Contemporaneamente inizia la sua carriera
letteraria. Nei racconti di Sebastopoli si troverà una descrizione dura della
guerra senza sconti o romanticismi patriottici. Nel 1861 sposa Sofia di molti
anni più giovane. Avranno tredici figli. Dopo il matrimonio oltre a dedicarsi
alla vita di campagna con l'impegno di migliorare la vita dei contadini e
apportare migliorie al lavoro, scrive e produce i suoi grandi romanzi.
“La confessione” arriva dopo questa stagione e
segna oltre che un periodo di crisi anche il passaggio dell'autore a una
visione e a un impegno personali contraddistinti dalla fede religiosa.
LA CONFESSIONE
G.
Non pensavo che “Confessione” fosse un diario,
un percorso, un cammino dell'autore alla ricerca della verità. Spinto dalla
ricerca sofferta, dal desiderio di comprendere l'ultimo significato della vita
e della morte, sgomento nel non trovarlo approda al desiderio di togliersi la
vita che gli fa continuamente architettare forme di suicidio. Alla fine,
approda a una conversione che gli fa ritrovare l'amore per la vita. Nel libro
descrive tutti i passaggi razionali e di pensiero di questo processo ogni
capitolo segna un passo in progressione. L'autore desidera credere in Dio, ma
nega il valore, gli impianti della Chiesa. Finalmente arriva alla piena
conversione nella fede dei Vangeli e nel cristianesimo dei poveri.
C.
Mi ha molto stupito questo libro e la crisi
che l'autore rivela con parole profonde, mi hanno ricordato le crisi giovanili,
quelle di ieri e quelle di oggi. Mi hanno stupito tutte queste incertezze, questi
dubbi. Avevo letto “La mia fede”, qui l'autore sembra aver assodato la sua fede
appunto nei Vangeli. Il mio stupore è dato dal fatto che la mia generazione ha
vissuto, riguardo a questi temi, la stagione del Concilio e, grazie alle
riflessioni emerse, li ha superati. Mi ha stupito l'atteggiamento di T. nei
confronti dei dogmi della Chiesa visto che lui è così vicino ai poveri che
tengono in gran conto i riti, i dogmi. Il tema del suicidio mi porta a non far
consigliare questo libro ai giovani.
A.
Mi aspettavo un romanzo e amando io i romanzi,
mi sono trovata spiazzata di fronte a questo libro che è un trattato. I primi
sei capitoli mi hanno coinvolto, perché era molto presente la parte
autobiografica con il racconto diretto dell'esperienza dell'autore. Mi ha
coinvolto meno nelle parti successive e nei suoi ragionamenti filosofici sulla
morte, mi è sembrato di leggere un trattato. Nell'insieme l'ho trovato un libro
difficile, dettagliato, avrebbe potuto descrivere questo processo, questa
ricerca personale in modo più breve.
P.
Mi è piaciuto l'inizio, il delirio febbrile
che lo permea, mi spingeva a leggere, a proseguire per vedere come andava a
finire. Poi mi è parso che l'autore si buttasse in un elenco delle dottrine in
un modo che ho trovato superficiale, se non banalotto, pensiamo che lui era
contemporaneo di un filosofo come Nietzsche. Bella la metafora della barca e il
brano in cui parla del fratello che muore. Ho apprezzato anche un certo spirito
ironico.
M.
Non conoscevo questo libro e ringrazio per l'occasione
che mi è stata offerta di leggerlo e parlarne. L'ho trovato interessante per la
sua onestà intellettuale. In questa ricerca appare lampante che T. era molto
critico verso la società e l'ambiente intellettuale in cui viveva. La sua
ricerca sembra approdare a una visione che configuri una spiritualità
eclettica. T. non sarà un fedele tradizionale. Va detto che la comprensione del
suo pensiero risulta difficile se non viene contestualizzato con il periodo
storico in cui visse. Mi è venuto in mente un altro suo libro bellissimo “La
morte di Ivan Il’ič”, anche qui si trova un grande coraggio, quello di esporsi
e di cercare sempre. L'autore nutre una grande ammirazione per la scienza, la
quale tuttavia lui dice non ha risposte sul senso ultimo della vita e della
morte. Mi ricorda il pensiero e le opere di Wittgenstein.
Al.
Fin da giovanissima ho considerato T. come mio
maestro spirituale, in questo senso trovo il libro uno spartiacque, tra un
prima e un dopo della concezione dell'autore, ma conoscendo più a fondo la vita
personale di T. ho rilevato tutte le contraddizioni, mi riferisco al suo
rapporto con la famiglia, con i sentimenti, con la moglie... La sua prosa,
tuttavia, resta illuminante e trascinante e dunque il fascino di questo
scrittore e il valore delle opere come Anna Karenina o “La morte di Ivan Il’ič”
e le altre restano immutati. Mi viene in mente la parola clemenza usata da un
suo contemporaneo, Dostoevskij.
R.
Io ho fatto molta fatica a leggere questo
libro. È un trattato filosofico e religioso, il tema è profondo e complesso,
nello stile e nella scrittura ho trovato molte difficoltà, anche se i primi
capitoli li ho letti più facilmente. Complessivamente come lettrice è stata una
lettura molto faticosa.
F.
Non è il mio genere. Mi aspettavo qualcosa
d'altro. Ho faticato a finire il libro. Però ho trovato molto attuale il tema.
O.
Non ho letto il libro.
S.
Sono affascinata dai suoi romanzi
meravigliosi. Il suo modo di ragionare è chirurgico mi fa venire le vertigini.
La conclusione è perfetta, il senso della vita sta nella ricerca. Tuttavia,
devo dire che questo libro non mi ha convinto.
M.
Ho sempre amato la letteratura russa. Con la
sua profonda ricerca di Dio. Gli scrittori russi rappresentano dei veri
pilastri della letteratura e della cultura mondiali. Bisognerebbe portare
Tolstoj nelle scuole, farlo conoscere ai giovani. T. rende più umani.
B.
Non conoscevo questo libro e ho purtroppo
avuto la leggerezza di non contestualizzarlo e approfondire il periodo storico
in cui è stato scritto. La ricerca di T. l'ho trovata faticosa. Questo libro è
stato scritto dopo i suoi romanzi più importanti e sono colpito che si sia
messo così in discussione, cioè a questo punto della sua vita dopo tanti successi
e riconoscimenti, tra l'altro, calandosi in prima persona in mezzo ai poveri al
punto che si dedicò a una serie di iniziative a favore del popolo. Quello che
mi ha colpito di più è la figura di questo uomo. Il suo anelito autenticamente
religioso, il pensiero teso a trovare una visione di purezza del Vangelo, teso
verso il concetto di misericordia, una ricerca profonda e sofferta del senso
della vita. Questa lettura mi spinge a rivedere tutta la sua opera.
C.
Mi sento vicina ad alcuni interventi
precedenti e voglio consigliare la lettura di “Padre Sergej”.
B.
Aggiungo quanto sia interessante e da indagare
l'ultimo periodo della sua vita con la fuga, ormai ottantaduenne e prossimo
alla morte, da casa e la ricongiunzione con la moglie.
A.
Sottolineo che sapere come ha vissuto l'autore
non condiziona il giudizio sulla sua opera letteraria che resta senza dubbio
molto grande.
G.
Il percorso di T. non può essere definito
banalotto.
P.
Voglio dire che altri libri come “La morte di
Ivan Illich” li ho trovati molto più profondi a confronto di “Confessione” che
considero superficiale.
C.
I romanzi di Tolstoj non sono paragonabili a
“Confessione” che resta un trattato, che si colloca su un altro livello, perciò
non va giudicato alla stregua di un romanzo.
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