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2020-06-22 Racconti di Katherine Mansfield

Katherine Mansfield – alcuni racconti

Biografia

Vita irrequieta, sopra le righe, audace per i suoi tempi. La biografia ufficiale pubblicata sul libro di racconti della Oxford University Press racconta invece una vita ordinaria.

Katherine Mansfield nasce in Nuova Zelanda nel 1888 in una ricca famiglia borghese. Ha due sorelle e un fratello e comincia a scrivere già da bambina e a suonare il violoncello. Diventerà amica del figlio del maestro di violoncello e di una ragazza neozelandese con cui avrà una relazione.

In un primo soggiorno inglese di tre anni conosce Ida Baker, che le resterà accanto tutta la vita. Tornata in Nuova Zelanda avrà relazioni con uomini e donne, ma vuole tornare in Inghilterra per condurre la vita che desidera, non dissoluta, ma sopra le righe.

Resta incinta del fratello del figlio del maestro di violoncello e tenta un matrimonio riparatore con un altro uomo. Tuttavia, avrà un aborto in Germania, dove la madre l’ha condotta nel tentativo di allontanarla dall’ambiente in cui viveva.

A 23 anni incontra l’editore che sarà suo marito e diverrà il divulgatore della sua opera dopo la sua morte. C’è chi diceva che in questa coppia era difficile capire chi fosse l’uomo. Il matrimonio è segnato da difficoltà economiche e dalla morte del fratello di lei, che si ammalerà di tubercolosi, malattia che la porterà alla morte, nonostante abbia tentato tutte le cure, incluso un soggiorno ad Ospedaletti in Italia e l’affidarsi alla dottrina esoterica di Gurdjeff. Morirà la notte stessa in cui il marito va a trovarla, mentre l’amica Isa Baker le sarà sempre vicina.

Ha conosciuto tutti i grandi, inclusa Virginia Woolf, e ammirava Cechov. Di lei dicono che ha inventato i racconti impressionisti moderni.

La sua biografia mi ha toccato, nei racconti ritrovo la sua vita, ma mi hanno lasciato l’amaro in bocca. Protagoniste sono donne schiacciate dalla vita, e oggi non è cambiato moltissimo. Solitudine, mariti che tradiscono. Il lettore legge nell’attesa che accada qualcosa, un’epifania, una chiave che illumini i racconti, struggenti.

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Autrice la cui biografia è importantissima. Avevo letto il libro molto tempo fa ma non mi era piaciuto. Ora ho ascoltato i racconti. È un’indagatrice dell’anima femminile, ha una grande gamma di sfumature e di crudeltà. Non leggerò altro, terribile come il contralto del primo racconto (Istantanee) riesce a vivere. Bellissima scrittura, molto raffinata in Lezioni di canto, il coltello nascosto nel cuore. Composizione a tre voci, che richiamano o contraddicono. Le parole del canto, quelle della maestra, quelle della lettera, non si intrecciano mai, si alternano sempre. La storia è banale ma la costruzione è straordinaria.

Molto diversa dalla Woolf, che ci mette tomi interi, la Mansfield è folgorante. Diverse per provenienza ed educazione, la Woolf è un’intellettuale, disturbata, la Mansfield è un’arricchita, diretta. La Woolf scrive soprattutto romanzi, la Mansfield solo racconti.

Tra i racconti, oltre Istantanee, mi ha colpito molto La mosca.

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Pochi ricordi da una lettura precedente, non parlerei di crudeltà, sono esistenze né eroiche né rassicuranti. Mi ha interessato molto la presenza di figure legate alla musica, situazione per loro difficile allora come ora. Essere concertista è una vocazione che richiede specifiche professionali ed è un lavoro in una società che non riconosce né le donne né i musicisti.  Un uomo che approfitta della ragazza a cui dovrebbe insegnare è una realtà desolante.

Mi è piaciuta la lettura di Iaia Forte he valorizza la scrittura della Mansfield.

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Ho letto tutti i racconti da bambina, ricordo ancora il cofanetto Adelphi dalla splendida copertina e i cinque volumi letti di nascosto. Tra le splendide traduzioni di allora ricordo ancora quelle di Cristina Campo. Forse anche per questo non ho amato la lettura di Iaia Forte.

Nei racconti della Mansfield hanno molta importanza la musica e il ritmo, le cose dette, ma soprattutto quelle non dette. Importanti le parole, ma soprattutto i silenzi. Simbolista e impressionista, infastidita dalla trama, credo che la Mansfield abbia un dono straordinario, sia un’artista a tutto tondo, conosca la musica e le arti figurative.

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Ho letto i racconti, non li ho ascoltati da RaiiPlay, non mi piace Iaia Forte che pure ho apprezzato in Il mare non bagna Napoli della Ortese.

Conoscevo la Mansfield e ricordavo Lezioni di canto, ma non mi è piaciuto, mi pare banale. La lettera che l’ha pugnalata, il costringere le ragazze a soli lamenti e poi il telegramma che la rasserena e allora solo inni di gioia. Ho apprezzato invece la direttrice che invita la protagonista a non ricevere telegrammi se non luttuosi nelle ore di lezione.

Tra i racconti letti, ho apprezzato solo Dill Pickle, un incontro importante dopo tanto tempo. L’uomo ha realizzato dei progetti e la donna trova l’uomo più bello e arricchito. Lei pensa di aver perso un’occasione, ma resta ferita da due battute che non erano di scherno. Forse l’uomo era avaro, vedi il vasetto di caviale non gustato per via del prezzo. La battuta finale ne fa un miserabile, non vuole la panna nel conto perché non l’aveva toccata. Dunque, persona gretta, avara, tirchia.

Istantanee. Carrellata di audizioni, monotona e ripetitiva, tranne la conclusione, che avrebbe dovuto essere anticipata.

Reginald Peacock è il marito che lei ha avuto per pochi giorni.

La mosca a me è sembrato un racconto di comicità involontaria. La cosa mostruosa è che alla fine il direttore non ricorda il pensiero all’origine del sadismo.

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Non conoscevo la Mansfield, ho letto la biografia prima di ascoltarne i racconti. Non ho trovato quella nota di straordinarietà ed eccezionalità, tenuto conto che è stata paragonata a Cechov Joyce Woolf. Forse non sono i suoi racconti migliori, mi hanno lasciato insoddisfatta, non li ho trovati né struggenti né crudeli, ma banali. Forse l’impatto al tempo era diverso da quello di oggi, meglio quelli con figure femminili. Ne leggerò qualcun altro per capire i giudizi straordinari che ho letto prima.

Sullo stile: lei dice di voler scrivere sottovoce, ma in realtà lo stile è molto raffinato e l’analisi psicologica molto profonda, senza dilungarsi o cercare effetti.

Aggiungo infine che spero a settembre si possa tornare ai libri cartacei e alle riunioni dal vivo, avverto il limite del solo ascolto.

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Non la conoscevo, per via del flusso di coscienza viene paragonata a Woolf e a Joyce.

Lezioni di canto e Dill Pickle raccontano l’alternarsi di sentimenti contraddittori, che continuano a fluttuare, montagne russe di emozioni.

Reginald Peacock è una presa in giro del cantante smanioso frustrato dalla moglie che non lo reputa all’altezza.

La mosca. Senso di colpa diventa aggressività che lui sfoga nel torturare la mosca.

Belli, approfondirò.

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Sebbene anch’io ricordi la bella immagine del cofanetto Adelphi, non la conoscevo. Personaggio inquieto, molto critica nei confronti di sé stessa, la lotta si sente. Personaggi maschili pessimi, bersagliati, condannati.

Dill Pickle, lui poco empatico.

La lezione di canto, la lettera tremenda.

Stile ricercato e raffinato, tocchi di pittura. I fiori di carta, l’appendiabiti con le spazzole, sono tocchi da pittrice. I racconti mi sono piaciuti, ma mi hanno lasciato con l’amaro in bocca.

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Amo la Mansfield da secoli, l’ho letta da giovane, affascinata dalla figura di donna nevrotica incapace di vivere la quotidianità.

Scrittura geniale, acquerelli, disperazione, sofferenza che arrivano in modo diretto e chiaro. Amo le letture ad alta voce che danno volume alla scrittura.

La mosca. Non lo trovo ridicolo, avverto la drammaticità dell’uomo che non riesce più a ritrovare sé stesso e trova un modo di far sentire il dolore che cancella il dolore vero.

Lezione di canto, non è una storia edificante, ma attraverso le piccole cose la Mansfield ti dà un acquerello, un’immagine delle ose che avvengono tutti i giorni.

Il narcisismo di Reginald Peacock è quello di un uomo che non ha niente da dire se non il proprio nulla.

Grande amore per la Mansfield, potrei rileggere tutto!

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Poco da aggiungere, ho imparato dagli altri, grata per la proposta. Non entusiasta dei racconti, ammiro coloro che separano lo stile del racconto dai suoi protagonisti.

Se non amo i personaggi mi è difficile trovare il filo conduttore, che forse è la meschinità, più che la crudeltà. Come in Reginald Peacock, uomo incapace di slanci e pieno di sé, oppure come in Dill Pickle dove l’uomo parla solo di sé stesso.

Non ho voglia di leggere altro di suo, ma ho imparato un sacco di cose.

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Non la conoscevo, sono contenta perché mi sono piaciuti molto. Capacità straordinaria di dire e non dire nell’esile trama del racconto. Filo conduttore la pochezza ma anche il sottolineare come la vita della donna dipenda dall’uomo.

Lezioni di canto. Sembra non ci sia altra prospettiva nella vita, poi gioia, ma critica non solo per gli uomini, anche per le donne. In questo racconto non c’è solidarietà da parte della direttrice, né in Istantanee c’è con le altre donne.

Molto affascinante, fa emergere dinamiche da una trama inconsistente. Capacità eccezionale.

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Ho cercato la sua biografia perché volevo capire. Dill Pickle mi è piaciuto di più. Gli uomini sempre in cattiva luce, dal narcisista all’avaro. La critica dice che i due racconti Bliss e Garden Party la rendono unica. L’incontro mi ha arricchito tantissimo.

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Mi schiero certamente dalla parte degli entusiasti, la trovo così straordinaria che al momento già solo questi cinque racconti mi hanno saziato.

Riporto qui un breve commento che ho trovato su Internet a firma di tale Daniela Monti.

Noiosa? Per niente. E a salvarci dalla noia, oltre alla scrittura così felice, c’è la cattiveria. Mansfield è una cattiva ragazza, modernissima dunque, anche in questo. Una cattiva ragazza nel senso di una a cui non la si dà mai a bere, una che non ha scrupoli a far scoppiare certi palloni gonfiati (figure maschili, per la maggior parte), usando piccoli dettagli rivelatori come punte di spillo per farli saltare in aria. Katherine Mansfield è una cattiva ragazza perché non si presta a nessun gioco e risponde a una sola necessità, anzi a due: verità e vita.


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