- Hesse, di
salute psicologica e fisica malferma, era in profonda crisi esistenziale
quando nel 1927 viene pubblicato Il lupo della steppa.
- I presenti
hanno trovato la scrittura talvolta pesante, esasperata, ermetica ma di
indubbio fascino. Ha suscitato entusiasmi e pareri contrastanti; la
pesantezza della guerra incombente si avverte tutta nei periodi lunghi,
come pure viene sottolineata una generale nota pessimista. Hesse procede
per astrazioni e sperimenta piani narrativi diversi che si intrecciano più
volte e la sua narrazione riflette la sua condizione umana tormentata.
- L’opera
rappresenta una sorta di percorso onirico e psicoanalitico all’interno
dell’inconscio di Harry Haller, alter ego dell’autore. C’è chi afferma che
non sia un’opera di narrativa, un romanzo vero e proprio.
- I Il libro
è denso di riferimenti alle filosofie orientali come altri capolavori di
Hesse.
- Il Lupo
della steppa è in grado di toccare delle corde profonde dell’anima sia che
si affronti la sua lettura in giovane età, sia che si intenda accostarla
ad un’età adulta perché abbraccia in toto la multiforme complessità
dell’esperienza umana.
- Nella prima
parte dell’opera, Harry si aliena dalla sua patria opponendosi al
bellicismo, al nazionalismo, alla corsa agli armamenti e allo scadere dei
valori spirituali e culturali nella massificazione della borghesia. Si
rifugia nel culto delle arti e del divino marcando un distacco da tutto e
da tutti.
- Anche Hesse
era un’esteta di natura schiva e la sua formazione spirituale risente
della famiglia di provenienza, molto osservante ma allo stesso tempo amava
intrattenere una fitta corrispondenza con i suoi estimatori, ricercando un
confronto con l’esterno.
- Gli
intervenuti trovano calzante la critica alla borghesia e di grande
attualità il clima di guerra e di diffusione dei nazionalismi descritto,
come pure condivisibile il pacifismo e l’umanesimo dell’autore.
- Emerge da
subito come tema fondamentale il contrasto tra le due parti dell’animo
umano: l’uomo e il lupo. L’uno si nutre di spirito attraverso la
preservazione dell’arte in cui si rifugia, l’altro, fatto di puro e
selvaggio istinto mira alla soddisfazione dei piaceri.
- Il rifiuto
della società borghese di cui l’intellettuale è permeato, il conseguente
senso di estraneità con la società che lo circonda, avvicina Harry ad un
alienante isolamento: questo anacoreta arriva ad un passo dal suicidio. I
presenti colgono pesantezza e pessimismo in queste pagine ma anche
nostalgia di una società il cui mutamento è difficile da afferrare o
contrastare.
- Il
disprezzo nichilista per la vita quotidiana fa pensare all’autore come ad
un superuomo che guardi dall’alto il resto della società ma non ci sarebbe
nietzschiana volontà di potenza.
- A metà
libro irrompe nel protagonista il desiderio di contrastare la solitudine
grazie all’incontro di Erminia e Pablo: alla chiusura dal mondo si
contrappone finalmente l’apertura ad esso all’insegna del piacere e della
scoperta: ecco che il pessimismo subisce una battuta d’arresto e ci si
apre al cambiamento.
- Pablo
invita Harry a visitare il suo teatro magico con tanti spettacoli quante
sono le porte, ciascuna con un cartello, uno specchio gli mostra i tanti
ed irriducibili volti di sé stesso. La parte del teatro magico rappresenta
per Haller il riscatto sensoriale e sessuale, si notano le descrizioni
leggere, l’assenza di compassione, viene definito psichedelico, onirico,
cinematografico e addirittura rimandante a delle forme espressive tipiche
dei videogame nell’episodio della caccia con la macchinina.
- L’episodio
delle figurine rappresentanti le varie sfaccettature della personalità
rimanda alla disciplina junghiana della scomposizione dell’io e fa pensare
anche alla mindfullness, ai tanti stati mentali da cui la psicologia di
ognuno è attraversata.
- La
degenerazione dell’io si può accostare alla degenerazione della borghesia
affrontata nella prima parte del libro e tutte le parti in cui l’io è
scomposto, sono irriducibili.
- Herminia
rappresenta la parte femminile di sé che Haller riesce ad accettare con
l’aiuto di Pablo ed è anche una guida spirituale che lo converte al
piacere, lo provoca, lo smonta e lo completa.
- Ma proprio
quando la capacità di amare del protagonista si rinnova, preda di uno
stato allucinatorio, uccide la sua ombra. Questo passaggio oscuro e
spiazzante viene rischiarato dalla discussione finale: nell’uccidere
Herminia, infatti, realizzerebbe il desiderio espresso dalla stessa e
ritornerebbe a sé stesso con una nuova consapevolezza.
- Nel finale
Haller ottiene una lezione di leggerezza niente meno che da Mozart e da
Goethe che lo invitano alla sdrammatizzazione e alla comprensione
dell’umorismo tragicomico di cui è costituita la realtà: la vita sarebbe
un mistero solo tragico senza il riscatto ottenuto con il sarcasmo e
l’ironia fanno notare i presenti.
Nessun commento:
Posta un commento