FEDOR
DOSTOEVSKIJ
Come tutti i grand
russi ha avuto una vita di tormenti. Nato l’11/11/1821 a Mosca, 7 anni prima di
Tolstoj, è il secondo di sette figli. Il padre è di famiglia nobile lituana,
medico militare e dispotico, la madre allegra e figlia di commercianti. La
madre, che gli aveva insegnato a leggere, muore di tisi quando lui ha 16 anni.
Mentre prosegue gli studi a San Pietroburgo, ingegneria militare, insieme al
fratello, il padre muore, assassinato da alcuni contadini. A seguito di
quest’episodio D. Avrà il suo primo attacco di epilessia, riesce comunque a
laurearsi. Seguono anni di vita militare, ristrettezze economiche, gioco e
letteratura, poi abbandona la via militare.
Povera gente è la sua
prima opera, Le notti bianche, “romanzo romantico” come da lui stesso definito,
è del 1848. Partecipa a gruppi di società segrete in qualità di ascoltatore,
viene arrestato, incarcerato e condannato alla pena capitale. La fucilazione
viene convertita a quattro anni di lavori forzati in Siberia solo pochi istanti
prima dell’esecuzione. Nei quattro anni di lavori forzati si ammala di
enfisema, la sua compagnia è il Vangelo. Quando finalmente ne esce, si innamora
di Maria, vedova di un alcolista, con un figlio, la sposa. Maria muore dopo
sette anni di matrimonio e poco dopo muore un fratello di Dostoevskij.
Comincia l’epoca dei
grandi romanzi. Una curiosità, con riferimento a Tolstoj, è che Memorie del
sottosuolo avrebbe dovuto intitolarsi Le confessioni. Sposa la dattilografa
Anna, con cui avrà numerosi figli, tra cui una bambina morta presto, lutto che
troveremo trasfigurato in diversi episodi dei suoi romanzi. Sono ancora anni di
ristrettezze, viaggia spesso all’estero, sia per trovare sollievo all’enfisema,
sia per via dei debiti causati dal gioco.
L’ultimo suo romanzo I
fratelli Karamazov, del 1879. Muore nel 1881 a causa dell’enfisema.
LE NOTTI BIANCHE
e POVERA GENTE
Non ho consuetudine
con Dostoevskij, ho provato con I demoni, poi con I fratelli Karamazov. Delitto
e castigo mi ha segnato definitivamente, lasciato dopo 50 pagine. Sono in
difficoltà generale con i russi, in particolare con Dostoevskij. Parto dicendo
che la mia edizione è vecchia ed economica, perciò ho avuto problemi con la
traduzione: lacrimuccia, occhietto, nomignoli e vezzeggiativi vari. Dunque,
l’ho prima letto e poi l’ho pensato, e allora mi è piaciuto immensamente. È una
storia d’amore bellissima e molto triste, mi ha riportata ai tempi del liceo
quando mi era piaciuto molto il film che Visconti ne ha tratto e non il
racconto. Ora viceversa.
Vastità, solitudine e immensità, che è
caratteristica del nord, ma tutte accentuate dal silenzio. La panchina resta
fissa, ma il racconto di lui si muove tra le emozioni della vita. Natascia
invece racconta fatti. Come faranno a incontrarsi?
La spilla della nonna che trattiene
Natascia è una spilla che lei non vuole. So che ne Le notti bianche non ci sono
stelle, ma io le immagino comunque come notti stellate. Per il protagonista ci
sono le emozioni, per lui l’unico evento è al mattino, quando si sveglia dal
sogno. Ecco il mattino ci riporta alla realtà. Mi è molto piaciuto.
Non sono riuscita a leggere Povera gente
perché quelle situazioni mi straziano sempre.
§§§
Due storie parallele di disperazione.
Solitudine (Le notti bianche) e povertà (Povera gente), finali amare e molte
lacrime.
Faccio fatica a leggere Dostoevskij, la
ripetizione ossessiva, angosciante, disperata. Il sognatore di Le notti bianche
è ricco solo di sogni, nella sua vita non c’è nulla. Preferisco libri che
evocano cose che il lettore può tirare fuori, qui è tutto detto a chiare
lettere. Dostoevskij è un uomo tormentato ed esiliato, comprensibile dunque la
sua scrittura. Le notti bianche e Povera gente sono due pezzi di bravura, non
tra i miei preferiti.
Il sognatore per me è ottocentesco, ma è
vero che oggi giovani e adulti riversano in tv storie intime. A chi ama
Dostoevskij consiglio Il giardino dei cosacchi di Jan Brokken, sul periodo di
quattro anni in Siberia.
§§§
Amo i russi e Dostoevskij in particolare
per la sua capacità di entrare nelle pieghe dell’anima, anche in questi due
libri. Delusione e rassegnazione in Le notti bianche, estrema povertà in Povera
gente. Ho letto la vita di Dostoevskij, ho provato stupore nello scoprire il
sostrato dei suoi scritti, personaggi e storie. Grata della proposta di queste
letture “fruibili”.
Chi si chiude in sé stesso e si costruisce
una realtà virtuale è perché non ha il coraggio di vivere.
§§§
Le notti bianche. libro per me
importantissimo, mi ha iniziato alla lettura, questo romanzo mi ha lanciata
nella letteratura russa. È un libro molto toccante, onirico, il sogno di un
ragazzo angosciato e tormentato, travolto dalla gioia dell'incontro con la
giovane e da emozioni romantiche. Solo che è un solo sogno, poi torna a vivere
nella sua angoscia e nel suo tormento.
“Un
tipo” è giovane poco sicuro di sé, che si dà delle arie, che vuol dire forte
incomprensione dell’altro, falso bohemien.
§§§
Adoro Dostoevskij da una vita, l’ho
conosciuto da giovane, sono stato preso dalla sua storia e soprattutto dalle
sue opere.
Entrambi questi ‘librini’ sono molto
stimolanti, anche se lontani dai capolavori.
Povera gente mi ha un po’ deluso, è
ripetitivo, prolisso, monotono, anche se ci sono scene che restano, ad esempio
quella del bottone. Il protagonista viene convocato dal capo supremo, non ha
neppure abiti decenti, e gli cade un bottone proprio in sua presenza. Sembra
che non ci possano essere risvolti felici, ma il capo si commuove e gli
elargisce un premio in denaro.
Le notti bianche è ancora affascinante. Ho
rivisto il film di Visconti, orrenda riscrittura, trasposizione della vicenda
negli anni ’50 a Livorno, dunque molto lontano dal fascino dei modelli
originali. I protagonisti sembrano due nevrotici ma il peggio è che sono in una
balera a ballare il rock’n’roll. Altro episodio del film lontano dal libro è
l’approccio a Mastroianni da parte di una prostituta.
Ritmo narrativo e tensione tenuta fino alla
fine, nonostante il finale sia noto e ben conosciuto. Bello il confronto tra le
due figure. Sarei interessato a vedere Le quattro notti di un sognatore di
Bresson, altro film tratto dal libro di Dostoevskij.
Sono contento che nonostante le difficoltà
che la letteratura russa comporta, il libro in generale sia piaciuto.
“Sono un tipo” significa sono consapevole
della mia singolarità rispetto al tipo comune. La difficoltà della traduzione
non mi ha frenato, tale la mia immedesimazione nel personaggio. Il linguaggio è
un tramite facile, nonostante la traduzione non perfetta.
§§§
Non ho molto da dire dopo gli elogi di tutti.
Da giovane avevo letto Delitto e Castigo e I fratelli Karamazov, ne ho
approfittato per rilegger quest’ultimo insieme a LE NOTTI BIANCHE e POVERA
GENTE. Ho sentito lo stacco dell’età, per me questo romanticismo è proprio
passato, non riesco a entrare in quel tipo di società. Tutti questi
vezzeggiativi fastidiosi nella traduzione sono effettivi, ma quella società è
lontanissima da noi.
Povera gente in realtà dovrebbe intitolarsi
Gente impoverita, e quello che a diciotto anni mi sembrava esplosione di sentimenti
adesso mi sembra eccessivo, gente che non senso della misura, sembra aver
assorbito le idee dell’illuminismo in modo impacciato e superficiale.
In Le notti bianche lui dice “Io sono un
tipo”, lei ride, ed è giusto che sia così. “Un tipo” è uno che si dà delle
arie, come oggi un profilo completamente falso su fb, come vorrei essere, non
come sono. Ho nipoti di quell’età e non mi viene non mente di offrirglielo,
scusate se non ho capito nulla.
§§§
Dostoevskij grande amore, scrittore
dell’animo, nulla a che fare con i fatti, ma con la possibilità, il divenire,
il rimanere spiazzati di fronte all’ampiezza. Le notti bianche è stato uno dei
miei preferiti, l’ho letto molte volte. Notti bianche è l’insonnia, l’incontro
fuori dal tempo, tempo dilato, a san Pietroburgo tutto è dilatato, le distanze
e i panorami. C’è una profondità dell’animo che va compreso.
Povera gente invece è la quotidianità, uno
dei protagonisti dice che le scarpe che indossa non sono importanti per lui ma
per gli altri.
Le notti bianche indaga la profondità
dell’animo.
Povera gente indaga l’ampiezza della
quotidianità.
Dopo l’evento che segna la sua vita,
Dostoevskij non indaga più l’animo, ma l’amore.
Aggiungo che la scansione in quattro giorni
e il periodo storico mi fanno pensare a un’anticipazione di quello che sarà il
successivo flusso di coscienza in letteratura. Non più il mondo come è ma come
noi guardiamo la realtà, vedi il tempo scandito e dilatato di Virginia Wolf.
§§§
Di Dostoevskij ho letto solo Il giocatore e
Le notti bianche. Le notti bianche è bellissimo e romantico, ha accompagnato
tutta la mia giovinezza, lo porto dentro come un ricordo.
§§§
Sono contenta di iniziare con voi a leggere
Dostoevskij a partire dalle opere giovanili. Ho fatto fatica ad entrare nel
libro, avevo grandi aspettative relative al mondo, ai valori universali, ai
sentimenti. Poi mi sono lasciata andare e mi sono immedesimata nel sognatore,
aiutata dalle notti bianche e dalla città svuotata di persone.
Si crogiolava un po’ a essere sognatore,
gli altri che non sognano sono un po’ Povera gente.
Essere sognatore è un privilegio, saper
sognare è un rifugio quando la vita così triste e piena di solitudine. La
ragazza lo riporta giù, lei è una sognatrice diversa, anche se sogna comunque
l’amore. I suoi sogni sono facili, non ‘dilatati’, come è la dimensione del
sogno.
Quando lui torna alla realtà sembra
contento, prima di tornare alla disperazione, ma alla realtà non rinuncia.
L’ho letto e l’ho riletto, mi è piaciuto
perché c’è qualcosa di universale in questo libro.
Ho rivisto situazioni mie in cui il sogno
mi ha aiutato e ho capito che il suo libro è profondo.
Povera gente è pesante all’inizio per via
dei vezzeggiativi ma poi mi è piaciuto, chissà forse bisogna approcciare i
libri con maggiore attenzione, più di una lettura.
§§§
La mia vecchia edizione Fabbri riporta in
copertina “romanzo sentimentale dai ricordi di un sognatore”. È un libro
scritto prima della condanna amorte, tramutata in prigionia in Siberia, lo
sguardo di allora è diverso, è davvero un romanzo sentimentale che indaga lati
oscuri e meno oscuri. Poi il suo sguardo sarà più cupo, pessimista.
Le notti bianche è considerato il più bello
della prima fase, contiene elementi autobiografici, davvero Dostoevskij a S.
Pietroburgo camminava fantasticando. È un racconto con due soli personaggi più
lo sfondo di san Pietroburgo. Non succede nulla, c’è una profondità incredibile
e ci si ritrova.
Mi è piaciuta la scansione delle quattro
giornate, il lettore resta attaccato grazie a questo espediente letterario. Ma
bella la profondità nella quale ci si può trovare a qualunque età.
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