Cerca nel blog

2021-01-12 Le notti bianche e Povera gente di Fedor Dostoevskij

 

FEDOR DOSTOEVSKIJ

Come tutti i grand russi ha avuto una vita di tormenti. Nato l’11/11/1821 a Mosca, 7 anni prima di Tolstoj, è il secondo di sette figli. Il padre è di famiglia nobile lituana, medico militare e dispotico, la madre allegra e figlia di commercianti. La madre, che gli aveva insegnato a leggere, muore di tisi quando lui ha 16 anni. Mentre prosegue gli studi a San Pietroburgo, ingegneria militare, insieme al fratello, il padre muore, assassinato da alcuni contadini. A seguito di quest’episodio D. Avrà il suo primo attacco di epilessia, riesce comunque a laurearsi. Seguono anni di vita militare, ristrettezze economiche, gioco e letteratura, poi abbandona la via militare.

Povera gente è la sua prima opera, Le notti bianche, “romanzo romantico” come da lui stesso definito, è del 1848. Partecipa a gruppi di società segrete in qualità di ascoltatore, viene arrestato, incarcerato e condannato alla pena capitale. La fucilazione viene convertita a quattro anni di lavori forzati in Siberia solo pochi istanti prima dell’esecuzione. Nei quattro anni di lavori forzati si ammala di enfisema, la sua compagnia è il Vangelo. Quando finalmente ne esce, si innamora di Maria, vedova di un alcolista, con un figlio, la sposa. Maria muore dopo sette anni di matrimonio e poco dopo muore un fratello di Dostoevskij.

Comincia l’epoca dei grandi romanzi. Una curiosità, con riferimento a Tolstoj, è che Memorie del sottosuolo avrebbe dovuto intitolarsi Le confessioni. Sposa la dattilografa Anna, con cui avrà numerosi figli, tra cui una bambina morta presto, lutto che troveremo trasfigurato in diversi episodi dei suoi romanzi. Sono ancora anni di ristrettezze, viaggia spesso all’estero, sia per trovare sollievo all’enfisema, sia per via dei debiti causati dal gioco.

L’ultimo suo romanzo I fratelli Karamazov, del 1879. Muore nel 1881 a causa dell’enfisema.

LE NOTTI BIANCHE e POVERA GENTE

Non ho consuetudine con Dostoevskij, ho provato con I demoni, poi con I fratelli Karamazov. Delitto e castigo mi ha segnato definitivamente, lasciato dopo 50 pagine. Sono in difficoltà generale con i russi, in particolare con Dostoevskij. Parto dicendo che la mia edizione è vecchia ed economica, perciò ho avuto problemi con la traduzione: lacrimuccia, occhietto, nomignoli e vezzeggiativi vari. Dunque, l’ho prima letto e poi l’ho pensato, e allora mi è piaciuto immensamente. È una storia d’amore bellissima e molto triste, mi ha riportata ai tempi del liceo quando mi era piaciuto molto il film che Visconti ne ha tratto e non il racconto. Ora viceversa.

Vastità, solitudine e immensità, che è caratteristica del nord, ma tutte accentuate dal silenzio. La panchina resta fissa, ma il racconto di lui si muove tra le emozioni della vita. Natascia invece racconta fatti. Come faranno a incontrarsi?

La spilla della nonna che trattiene Natascia è una spilla che lei non vuole. So che ne Le notti bianche non ci sono stelle, ma io le immagino comunque come notti stellate. Per il protagonista ci sono le emozioni, per lui l’unico evento è al mattino, quando si sveglia dal sogno. Ecco il mattino ci riporta alla realtà. Mi è molto piaciuto.

Non sono riuscita a leggere Povera gente perché quelle situazioni mi straziano sempre.

§§§

Due storie parallele di disperazione. Solitudine (Le notti bianche) e povertà (Povera gente), finali amare e molte lacrime.

Faccio fatica a leggere Dostoevskij, la ripetizione ossessiva, angosciante, disperata. Il sognatore di Le notti bianche è ricco solo di sogni, nella sua vita non c’è nulla. Preferisco libri che evocano cose che il lettore può tirare fuori, qui è tutto detto a chiare lettere. Dostoevskij è un uomo tormentato ed esiliato, comprensibile dunque la sua scrittura. Le notti bianche e Povera gente sono due pezzi di bravura, non tra i miei preferiti.

Il sognatore per me è ottocentesco, ma è vero che oggi giovani e adulti riversano in tv storie intime. A chi ama Dostoevskij consiglio Il giardino dei cosacchi di Jan Brokken, sul periodo di quattro anni in Siberia.

§§§

Amo i russi e Dostoevskij in particolare per la sua capacità di entrare nelle pieghe dell’anima, anche in questi due libri. Delusione e rassegnazione in Le notti bianche, estrema povertà in Povera gente. Ho letto la vita di Dostoevskij, ho provato stupore nello scoprire il sostrato dei suoi scritti, personaggi e storie. Grata della proposta di queste letture “fruibili”.

Chi si chiude in sé stesso e si costruisce una realtà virtuale è perché non ha il coraggio di vivere.

§§§

Le notti bianche. libro per me importantissimo, mi ha iniziato alla lettura, questo romanzo mi ha lanciata nella letteratura russa. È un libro molto toccante, onirico, il sogno di un ragazzo angosciato e tormentato, travolto dalla gioia dell'incontro con la giovane e da emozioni romantiche. Solo che è un solo sogno, poi torna a vivere nella sua angoscia e nel suo tormento.

 “Un tipo” è giovane poco sicuro di sé, che si dà delle arie, che vuol dire forte incomprensione dell’altro, falso bohemien.

§§§

Adoro Dostoevskij da una vita, l’ho conosciuto da giovane, sono stato preso dalla sua storia e soprattutto dalle sue opere.

Entrambi questi ‘librini’ sono molto stimolanti, anche se lontani dai capolavori.

Povera gente mi ha un po’ deluso, è ripetitivo, prolisso, monotono, anche se ci sono scene che restano, ad esempio quella del bottone. Il protagonista viene convocato dal capo supremo, non ha neppure abiti decenti, e gli cade un bottone proprio in sua presenza. Sembra che non ci possano essere risvolti felici, ma il capo si commuove e gli elargisce un premio in denaro.

Le notti bianche è ancora affascinante. Ho rivisto il film di Visconti, orrenda riscrittura, trasposizione della vicenda negli anni ’50 a Livorno, dunque molto lontano dal fascino dei modelli originali. I protagonisti sembrano due nevrotici ma il peggio è che sono in una balera a ballare il rock’n’roll. Altro episodio del film lontano dal libro è l’approccio a Mastroianni da parte di una prostituta.

Ritmo narrativo e tensione tenuta fino alla fine, nonostante il finale sia noto e ben conosciuto. Bello il confronto tra le due figure. Sarei interessato a vedere Le quattro notti di un sognatore di Bresson, altro film tratto dal libro di Dostoevskij.

Sono contento che nonostante le difficoltà che la letteratura russa comporta, il libro in generale sia piaciuto.

“Sono un tipo” significa sono consapevole della mia singolarità rispetto al tipo comune. La difficoltà della traduzione non mi ha frenato, tale la mia immedesimazione nel personaggio. Il linguaggio è un tramite facile, nonostante la traduzione non perfetta.

§§§

Non ho molto da dire dopo gli elogi di tutti. Da giovane avevo letto Delitto e Castigo e I fratelli Karamazov, ne ho approfittato per rilegger quest’ultimo insieme a LE NOTTI BIANCHE e POVERA GENTE. Ho sentito lo stacco dell’età, per me questo romanticismo è proprio passato, non riesco a entrare in quel tipo di società. Tutti questi vezzeggiativi fastidiosi nella traduzione sono effettivi, ma quella società è lontanissima da noi.

Povera gente in realtà dovrebbe intitolarsi Gente impoverita, e quello che a diciotto anni mi sembrava esplosione di sentimenti adesso mi sembra eccessivo, gente che non senso della misura, sembra aver assorbito le idee dell’illuminismo in modo impacciato e superficiale.

In Le notti bianche lui dice “Io sono un tipo”, lei ride, ed è giusto che sia così. “Un tipo” è uno che si dà delle arie, come oggi un profilo completamente falso su fb, come vorrei essere, non come sono. Ho nipoti di quell’età e non mi viene non mente di offrirglielo, scusate se non ho capito nulla.

§§§

Dostoevskij grande amore, scrittore dell’animo, nulla a che fare con i fatti, ma con la possibilità, il divenire, il rimanere spiazzati di fronte all’ampiezza. Le notti bianche è stato uno dei miei preferiti, l’ho letto molte volte. Notti bianche è l’insonnia, l’incontro fuori dal tempo, tempo dilato, a san Pietroburgo tutto è dilatato, le distanze e i panorami. C’è una profondità dell’animo che va compreso.

Povera gente invece è la quotidianità, uno dei protagonisti dice che le scarpe che indossa non sono importanti per lui ma per gli altri.

Le notti bianche indaga la profondità dell’animo.

Povera gente indaga l’ampiezza della quotidianità.

Dopo l’evento che segna la sua vita, Dostoevskij non indaga più l’animo, ma l’amore.

Aggiungo che la scansione in quattro giorni e il periodo storico mi fanno pensare a un’anticipazione di quello che sarà il successivo flusso di coscienza in letteratura. Non più il mondo come è ma come noi guardiamo la realtà, vedi il tempo scandito e dilatato di Virginia Wolf.

§§§

Di Dostoevskij ho letto solo Il giocatore e Le notti bianche. Le notti bianche è bellissimo e romantico, ha accompagnato tutta la mia giovinezza, lo porto dentro come un ricordo.

§§§

Sono contenta di iniziare con voi a leggere Dostoevskij a partire dalle opere giovanili. Ho fatto fatica ad entrare nel libro, avevo grandi aspettative relative al mondo, ai valori universali, ai sentimenti. Poi mi sono lasciata andare e mi sono immedesimata nel sognatore, aiutata dalle notti bianche e dalla città svuotata di persone.

Si crogiolava un po’ a essere sognatore, gli altri che non sognano sono un po’ Povera gente.

Essere sognatore è un privilegio, saper sognare è un rifugio quando la vita così triste e piena di solitudine. La ragazza lo riporta giù, lei è una sognatrice diversa, anche se sogna comunque l’amore. I suoi sogni sono facili, non ‘dilatati’, come è la dimensione del sogno.

Quando lui torna alla realtà sembra contento, prima di tornare alla disperazione, ma alla realtà non rinuncia.

L’ho letto e l’ho riletto, mi è piaciuto perché c’è qualcosa di universale in questo libro.

Ho rivisto situazioni mie in cui il sogno mi ha aiutato e ho capito che il suo libro è profondo.

Povera gente è pesante all’inizio per via dei vezzeggiativi ma poi mi è piaciuto, chissà forse bisogna approcciare i libri con maggiore attenzione, più di una lettura.

§§§

La mia vecchia edizione Fabbri riporta in copertina “romanzo sentimentale dai ricordi di un sognatore”. È un libro scritto prima della condanna amorte, tramutata in prigionia in Siberia, lo sguardo di allora è diverso, è davvero un romanzo sentimentale che indaga lati oscuri e meno oscuri. Poi il suo sguardo sarà più cupo, pessimista.

Le notti bianche è considerato il più bello della prima fase, contiene elementi autobiografici, davvero Dostoevskij a S. Pietroburgo camminava fantasticando. È un racconto con due soli personaggi più lo sfondo di san Pietroburgo. Non succede nulla, c’è una profondità incredibile e ci si ritrova.

Mi è piaciuta la scansione delle quattro giornate, il lettore resta attaccato grazie a questo espediente letterario. Ma bella la profondità nella quale ci si può trovare a qualunque età.

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento