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2021-04-06 I 23 giorni della citta' di Alba di Beppe Fenoglio

 

I 23 GIORNI DELLA CITTÀ DI ALBA 

E' stata segnalata una iniziale fatica nella lettura, in generale, superata man mano che si procedeva.

Segnalata la sorpresa di fronte a una narrazione “diversa” della Resistenza, nei termini di un'assenza di retorica e mitizzazione dell'azione dei partigiani della Resistenza.

Da Fenoglio i partigiani sono visti e narrati sotto un profilo fortemente umano che comprende le ombre, i difetti e i pregi delle diverse nature dei personaggi.

I partigiani di Fenoglio, disegnati con grande potenza e penetrazione psicologica, che emerge non tanto dalle parole ma dagli atti compiuti, è potente.

I partigiani di Fenoglio sembrano però figure di perdenti.

Si avvicendano a proposito delle figure dei partigliani, i temi della paura, dell'invidia e della competizione tra loro, dell'attaccamento,in vari casi, ai beni materiali piuttosto che agli ideali.

Interessanti i riferimenti alle formazioni partigiane tra loro divise, dei Garibaldini e Badogliani.

E' piaciuto, in generale, lo stile di scrittura di Fenoglio, sintetico e quasi lapidario, informato e ricco di dettagli realistici, di quadri di vita veri, senza sconti. Si fa riferimento per esempio al racconto “Il muro” dei due prigionieri.

Si è segnalata la vicinanza alla letteratura americana, la stringatezza di Fenoglio coi suoi dialoghi quasi laconici ma fulminanti, che ricorda lo scrittore Hemingway.

Viene fatto anche un certo accostamento alla letteratura verista e a Verga, in particolare, negli ultimi racconti che riguardano il dopo guerra.

In qualche caso il linguaggio adottato da Fenoglio con i suoi riferimenti dialettali ha suscitato qualche fatica nella lettura. Ma si è altresì apprezzato l'uso di termini originali e anche ironici, per esempio l'uso del termine “si incantinavano” riferito alla fuga dei borghesi.

Molto presente il tema della morte. Morte che sembra non avere la rilevanza e la drammaticità che si vive al giorno d'oggi. Morte che accade con molta facilità, soprattutto, nelle vite dei più poveri. In questo si intravede un discorso di classe, come se la morte dei più umili avesse meno valore.

Fenoglio sembra con queste descrizioni volere sottolineare la violenza e insensatezza della guerra in generale che conttrasta con l'umanità dei personaggi.

Si è dibattuto nel gruppo circa l'intento di Fenoglio riguardo a come parlare di Resistenza, si è detto che la sinistra voleva narrarla, facendo emergere i suoi valori, mentre a F. sembrava interessare solo di mettere in rilievo la follia della violenza del conflitto.

Ci si è soffermati sulle figure delle donne di Fenoglio che nell'opera appaiono come sminuite, relegate a ruoli inferiori: quadri di una realtà sofferente.

Interessante la narrazione della realtà contadina che Fenoglio conosceva bene. Una realtà di durezza di vita, di fatiche e miserie che tuttavia fanno intravedere il forte legame e il'amore dell'autore per la sua terra.

 

Riferimenti ad altri materiali:

- di Marisa Fenoglio”Vita di Beppe e famiglia”.

- Su Raiplay si può trovare in “Passato e presente” di Chiara Colobini un servizio su Fenoglio.

- dal gruppo musicale CSI disco “Noi non ci saremo” riferimento a Fenoglio di Lindo Ferretti.

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