I 23 GIORNI
DELLA CITTÀ DI ALBA
E' stata segnalata una
iniziale fatica nella lettura, in generale, superata man mano che si procedeva.
Segnalata la sorpresa di
fronte a una narrazione “diversa” della Resistenza, nei termini di un'assenza
di retorica e mitizzazione dell'azione dei partigiani della Resistenza.
Da Fenoglio i partigiani
sono visti e narrati sotto un profilo fortemente umano che comprende le ombre,
i difetti e i pregi delle diverse nature dei personaggi.
I partigiani di Fenoglio, disegnati
con grande potenza e penetrazione psicologica, che emerge non tanto dalle
parole ma dagli atti compiuti, è potente.
I partigiani di Fenoglio
sembrano però figure di perdenti.
Si avvicendano a proposito
delle figure dei partigliani, i temi della paura, dell'invidia e della
competizione tra loro, dell'attaccamento,in vari casi, ai beni materiali
piuttosto che agli ideali.
Interessanti i riferimenti
alle formazioni partigiane tra loro divise, dei Garibaldini e Badogliani.
E' piaciuto, in generale,
lo stile di scrittura di Fenoglio, sintetico e quasi lapidario, informato e
ricco di dettagli realistici, di quadri di vita veri, senza sconti. Si fa
riferimento per esempio al racconto “Il muro” dei due prigionieri.
Si è segnalata la vicinanza
alla letteratura americana, la stringatezza di Fenoglio coi suoi dialoghi quasi
laconici ma fulminanti, che ricorda lo scrittore Hemingway.
Viene fatto anche un certo
accostamento alla letteratura verista e a Verga, in particolare, negli ultimi
racconti che riguardano il dopo guerra.
In qualche caso il
linguaggio adottato da Fenoglio con i suoi riferimenti dialettali ha suscitato
qualche fatica nella lettura. Ma si è altresì apprezzato l'uso di termini
originali e anche ironici, per esempio l'uso del termine “si incantinavano”
riferito alla fuga dei borghesi.
Molto presente il tema
della morte. Morte che sembra non avere la rilevanza e la drammaticità che si
vive al giorno d'oggi. Morte che accade con molta facilità, soprattutto, nelle
vite dei più poveri. In questo si intravede un discorso di classe, come se la
morte dei più umili avesse meno valore.
Fenoglio sembra con queste
descrizioni volere sottolineare la violenza e insensatezza della guerra in
generale che conttrasta con l'umanità dei personaggi.
Si è dibattuto nel gruppo
circa l'intento di Fenoglio riguardo a come parlare di Resistenza, si è detto
che la sinistra voleva narrarla, facendo emergere i suoi valori, mentre a F.
sembrava interessare solo di mettere in rilievo la follia della violenza del
conflitto.
Ci si è soffermati sulle
figure delle donne di Fenoglio che nell'opera appaiono come sminuite, relegate
a ruoli inferiori: quadri di una realtà sofferente.
Interessante la narrazione
della realtà contadina che Fenoglio conosceva bene. Una realtà di durezza di vita,
di fatiche e miserie che tuttavia fanno intravedere il forte legame e il'amore
dell'autore per la sua terra.
Riferimenti ad
altri materiali:
- di Marisa
Fenoglio”Vita di Beppe e famiglia”.
- Su Raiplay si
può trovare in “Passato e presente” di Chiara Colobini un servizio su Fenoglio.
- dal gruppo musicale CSI disco “Noi non ci saremo” riferimento a Fenoglio di Lindo Ferretti.
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