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Il re ombra di Maaza Mengiste

 Maaza Mengiste, Il re ombra, Einaudi Torino 2021, traduzione di Anna Nadotti

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Capita di rado che il gruppo si trovi concorde nel giudicare il libro letto, di solito i pareri sono differenti, divergenti, nel caso del romanzo di Maaza Mengiste, Il re ombra, il giudizio è stato unanime e molto positivo.

Il romanzo inizia e finisce alla stazione dei treni di Addis Abeba nel 1974 ma il grosso del racconto si svolge alla vigilia e durante la guerra italo-etiope del 1935 e racconta la resistenza del popolo etiope.

La giovane Hirut dopo la morte dei suoi genitori è stata accolta come serva nella casa del nobile Kidane e di sua moglie l’elegante Aster. Quando gli italiani invadono l’Etiopia Kidane inizia a reclutare un suo esercito che andrà ad unirsi all’esercito dell’imperatore Haile Selassie per affrontare l’esercito italiano (che schiera anche gli ascari, combattenti eritrei arruolati nell’esercito italiano) più moderno e molto meglio equipaggiato.

Kidane, Aster e Hirut abbandonano quindi la proprietà, con Kidane che guida le sue truppe mentre Aster e Hirut e le altre donne vengono incaricate di prendersi cura dei soldati feriti. Ma le donne rifiuteranno di rassegnarsi a un ruolo passivo, imbracceranno il fucile e combatteranno al fianco degli uomini.

Dopo la disfatta di Mai Ceu e il massacro sul lago Ascianghi l’imperatore lascia il paese, parte in esilio con la propria famiglia nel Regno Unito, ma la resistenza degli etiopi non si ferma e quando la volontà dei combattenti vacilla a causa dell’assenza del loro capo supremo sarà Hirut ad avere un’idea brillante per risollevare il morale dei combattenti: prenderà un contadino che somiglia all’imperatore e gli farà recitare il ruolo di Haile Selassie, lo trasformerà nel Re ombra.

Il romanzo presenta personaggi indimenticabili, come Hirut, vulnerabile ma decisa a non pensare a se stessa come una vittima: “Lei è Hirut, figlia di Fasil e Getey, temuta guardiana del Re Ombra” scrive Mengiste “e non ha più paura di cosa possono fare gli uomini a donne come lei”. Perché le donne oltre a combattere contro gli invasori italiani devono anche resistere al patriarcato delle società etiope per riacquistare una propria soggettività.

Molti i personaggi del campo etiope oltre a Hirut, Aster e Kidane, tra gli irriducibili combattenti etiopi troviamo Aklilu, Seifu, l’affascinante e sensuale Fifi, spia etiope che carpisce i segreti dei nemici lavorando come prostituta per gli italiani, compreso il colonnello Fucelli, e poi la cuoca e molti altri.

Nella base italiana, costruita su un terrazzamento a strapiombo sulla valle, troviamo Carlo Fucelli, sadico colonnello che ordina ad Ettore Navarra di fotografare i prigionieri etiopi mentre vengono gettati da una scogliera verso la morte: “Si rovesciano oltre il bordo come se scivolassero sott’acqua, annegando e sollevandosi in aria, girando tra un sogno estatico e un incubo paralizzante”. Accanto agli italiani combattono gli ascari, truppe coloniali indigene.

Personaggi etiopi ed italiani, che Mengiste descrive nella loro complessità. Come abbiamo visto i punti di vista sono molteplici, i personaggi non sono mai “buoni e cattivi” ma presentano varie sfaccettature e contraddizioni.

Kidane, carismatico leader etiope è anche un uomo prevaricatore che abusa a più riprese di Hirut. “Il campo di battaglia è il mio stesso corpo” dice Hirut. Navarra di famiglia ebraica cui il padre ha insegnato ad essere un uomo libero, nel corso della guerra diventa complice delle atrocità. Fucelli, crudele e brutale cerca di proteggere Navarra che in quanto ebreo dovrebbe essere denunciato, dimostra di avere una sua etica mentre Navarra ha perso la sua.

Complessa l’architettura del romanzo che tiene insieme diversi piani narrativi: c’è un Prologo seguito da tre Libri e un Epilogo, ma la narrazione è intervallata dal Coro, dalle Foto e dagli Interludi, questi ultimi dedicati all’imperatore esule in Gran Bretagna, mentre il Coro ha la funzione di ragionare, aggiungere o contestare gli avvenimenti appena narrati, e le Foto sono le descrizioni di fotografie scattate in alcuni momenti della narrazione.

La complessa architettura del romanzo, che tiene insieme diversi livelli narrativi e interseca le vicende personali alla storia, può rendere faticosa la lettura. In ogni caso è un libro bellissimo che richiede tempo e concentrazione.

Il re ombra è un romanzo storico ma anche epico e lirico, la narrazione di Mengiste è così forte che avvolge il lettore e lo trasporta su quelle alture dove si combatte, ma allo stesso tempo può anche ferire, mettere in discussione, interpellare in particolare il lettore italiano erede di quel passato coloniale. Un libro complesso, di ampio respiro, che si muove su più piani, visivi e sonori.

Ma soprattutto Il re ombra è un romanzo sulle donne etiopi, sul loro apporto alla resistenza contro l’aggressione fascista, mentre nella narrazione storica la presenza e la forza delle donne vengono costantemente cancellate, dimenticate.

Maaza Mengiste è nata ad Addis Abeba e vive a New York. Si è laureata in Scrittura Creativa alla New York University, dove insegna. Nel 2007 è stata nominata New Literary Idol dal New York Magazine. Lo sguardo del leone è il suo primo romanzo, tradotto in numerosi paesi, ed è stato selezionato dal Guardian come uno dei 10 migliori libri africani contemporanei. Anche Il Re ombra è stato accolto molto bene dalla critica e dal pubblico. La scrittrice ha ricevuto molti premi tra cui il Premio von Rezzori, il Premio il Ponte, una Fulbright Fellowship, un National Endowment for the Arts Award, e un Creative Capital Award. Dopo la stesura de Il Re ombra Maaza ha lanciato il Project 3541 (https://www.project3541.com), un archivio fotografico sull'Etiopia durante la guerra italo-etiope. Si tratta di "un progetto di memoria e un atto di recupero che cerca di trascendere la staticità di un archivio". L'autrice, che è anche saggista e fotografa, partendo dalle fotografie della propria famiglia e dal materiale raccolto per scrivere Il Re ombra ambisce a dare una nuova vita a quel materiale attraverso un lavoro artistico, storico ed educativo. L'archivio è alla ricerca di fotografie e documenti, anche di parte italiana. Moltissimi italiani hanno, nei cassetti o in soffitta, fotografie fatte dai nonni durante la guerra coloniale in Etiopia, Maaza si augura che le tirino fuori e contribuiscano a questo progetto!

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