· Non conoscevo
l’autore e il libro non mi è piaciuto: mi è sembrato forzato, l’elenco di tutti
quegli autori inglesi un po’ pesante, la storia d’amore con Tony improbabile e
anche quella dello spionaggio mi ha dato una sensazione di falso. Il finale poi
l’ho trovato banale e scialbo.
· Mi è piaciuto a fasi
alterne. La scrittura è ricercata, il testo un po’ strutturato, ma non rigido.
L’ho trovato un po’ freddo e poco coinvolgente emotivamente. La prima parte
presenta la trama, quella centrale è un po’ pesante e ripetitiva, il finale,
invece, è strepitoso, geniale e credibile. All’inizio lei si racconta come una
persona avida di libri e un po’ mi ci sono ritrovata. La sua bellezza le apre
tutte le porte. Tutti i personaggi, comunque, sono ben riusciti.
· Ho fatto fatica a
leggerlo, soprattutto le pagine sullo spionaggio. Fin dall’inizio emerge il
tema della funzione della letteratura. La protagonista cerca se stessa nei
personaggi dei libri, per citare Flaubert: “madame Bovary c’est moi”. I
personaggi non mi sono piaciuti perché sono tutti negativi, tutti mentono, ma
sono descritti bene. La parola-chiave è “acrasia”: si agisce contro il proprio
interesse per debolezza morale. In altri libri dell’autore ho provato emozioni,
ma questo è troppo freddo e costruito.
· Mi è piaciuto, amo
molto la sua scrittura, il suo stile. E’ una storia piena di menzogne, ma non
mi hanno infastidito perché è scritta bene. I personaggi sono ben delineati:
Serena, per esempio, è una ragazza molto fragile, con un padre problematico e
assente e la storia con Tony l’ho trovata plausibile. E’ un libro molto
costruito, con tanti colpi di scena e impregnato di cultura. Belle le storie
dentro la storia. Il finale è come una rincorsa, ma mi ha lasciato una domanda:
un amore quante bugie può tollerare? Lo stile è raffinato e nitido, ma il
libro, pur essendomi piaciuto, non mi ha esaltato.
· Sono incerta: il
libro è scritto bene, il finale è bello, ma non mi sono piaciuti i personaggi
perché li ho trovati amorali. Ho provato un senso di oppressione per il dubbio
che tutti i libri possano essere pilotati e non si possa dare un giudizio
libero.
· La scrittura è
elevata, bellissima e ha il pregio della contestualizzazione: ti viene voglia
di approfondire e ti porta alla memoria eventi storici passati. Il testo è
originale, forse fin troppo. L’autore ha imbastito una struttura importante. Mi
ha un po’ turbata la figura di Serena: sì, è fragile a causa di un padre
“scemo” e di una madre incombente e per questo è vittima di un percorso già
segnato e non sembra avere nessun progetto per se stessa. Perché l’autore ha
scritto questo libro? Penso per sbugiardare i servizi segreti inglesi.
· Adoro McEwan, di lui
ho letto tutti i suoi libri e non sono stato quasi mai deluso. Questa è una
rilettura che mi ha fatto apprezzare il libro ancora di più. La presentazione
della famiglia è magistrale, mentre è un po’ ridondante la parte che parla dei
servizi segreti. La storia tra il professore e Serena è bellissima: lei è ammirata
dalla sua cultura e il finale rivaluta del tutto la figura di lui. Ho
apprezzato i racconti di Tom: hanno come tema ricorrente la bugia che anziché
spegnere l’amore lo accendono, come la storia del marito che sfrutta sul piano
erotico il furto della moglie. Sono storie che preludono il rapporto tra Tom e
Serena. Il finale a sorpresa non è inusuale nei suoi libri: per esempio, c’è
anche in Espiazione, che è un capolavoro. La struttura è un po’ rigida, ma mai
casuale.
· Non ho letto il
libro, ma i suoi primi scritti li trovavo così appassionanti che mi dimenticavo
di scendere alla mia fermata del tram!
· Mi sono sentita “dentro” il libro, soprattutto per l’assenza del padre e l’invadenza della madre.
- Le parti più belle sono i racconti di Tom all’interno del libro e il finale a sorpresa. La scrittura è molto inglese e molto maschile. La trama è strutturata e complessa. Anch’io, però, non amo le storie di spionaggio.
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