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É un autore
che non si studia a scuola, più interessato allo stile che alla storia. L’ho
trovato un libro difficile, con uno stile barocco e molto elaborato. Mi ha
ricordato T. Mann. Nella prima parte c’è una galleria di personaggi sui
generis, nella seconda la non-relazione con Marta.
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Stile
stupendo, ho avuto bisogno del dizionario.
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Per mie discendenze
siciliane ho ritrovato lingua madre e vicende familiari. Libro con la l
maiuscola. Ho ritrovato Mann nel sanatorio e nelle speculazioni su vita e morte.
Romanzo perfetto, simile a una partitura musicale. Il dottore mi ha fatto
pensare a Ciccio Ingrassia. Marta è un’eroina tragica.
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Linguaggio
ricco di metafore. Il fatto che fosse spinto da Sciascia e Sellerio denotano la
sua grandezza, anche se per carattere è sempre stato ai margini.
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Mi è piaciuto
moltissimo forse anche perché sono un po’ siciliana. Intenso di sentimenti,
preciso e denso in poche pagine. C’è la ricerca del senso dell’esistenza, la
paura della morte, l’amicizia come qualcosa di profondo. Il sanatorio è come
una bolla dove ognuno cerca di capire se stesso
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Libro che
richiede una rilettura. L’ambiente ospedaliero come bolla è frequente in
letteratura. Prosa bellissima, poetica. Linguaggio barocco un po’ esagerato.
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Libro
costruito a strati: personaggi, colori, suoni, natura, frasi forti e ricche,
senso di vita e di morte.
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Scrittura
meravigliosa e tematiche a volte nascoste, come la storia di Marta che si lega
a un SS e giovani e vecchi in competizione. Sullo sfondo c’è il dopoguerra e
quindi la morte è ancora vicina. Lui è un ragazzo in formazione e la malattia è
un percorso di crescita. Si allontana da Marta perché vuole tornare a vivere.
Storia esile, un po’ teatrale.
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Idea della
letteratura che rimanda ad altri libri. Questo libro è come un’antologia di
poesie. Temi formidabili, come lui che è giovane e sa che potrebbe morire
(ricorda Primo Levi), tensione costante nel godere totalmente, ma con
nostalgia, il tema della religione.
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Ho conosciuto
questo scrittore circa 35 anni fa. Il ritmo e le parole sono così coinvolgenti
che mi ha hanno trascinato e soggiogato la trama. Analogie con la scrittura
araba. Amore per Marta delicato e segnato dalla fine. La morte incombe perché
si sentono condannati. Interessante la figura di Adelmo.
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All’inizio ero
sconcertata dal linguaggio, troppo barocco e ricercato. Ho amato invece i temi:
per es. il giuramento dei giovani di non sopravviversi e la guarigione vissuta
come colpa. Marta è un “bagliore di stella gialla”.
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Linguaggio
perfetto per raccontare il suo dramma. E’ letteratura proprio perché privilegia
il linguaggio. Vivere la guarigione come una colpa è ciò che mi ha colpito di
più. Quando guarisce si sente senza scopo e l’unica cosa che può fare è
raccontare la sua esperienza (da qui il titolo, “diceria dell’untore”).
· L’ho trovato un testo delicato, a tratti ironico, soprattutto quando descrive il Gran Magro. Usa le parole in modo affascinante, ma non sempre semplice, alcuni termini non li avevo mai sentiti. Nella prima parte del romanzo, se mi distraevo, spesso mi dimenticavo che era ambientato in Sicilia perché certe atmosfere cupe mi sembravano nordiche. E’ struggente l’ultima parte dove viene fuori nitido l’autore e il processo che lo ha maturato durante gli anni in sanatorio.
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