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2023-06-05 La cena di Hermann Koch

 

·       Interessante, stile scorrevole, storia attuale. Nel finale della storia il giudizio è sospeso. Chi racconta ha un’opinione negativa del fratello, mentre è l’io narrante che sorprende per le scelte finali.

·       Meno intrigante del libro “Villetta con piscina”.

·       Angosciante perché il protagonista si scopre essere un uomo violento. Mi ha ricordato  Dostoevsky. La famiglia felice può vivere anche con tanti segreti. Si legge bene in un crescendo.

·       Le pagine volavano. Mi sono fatta trascinare dal protagonista per la sua ironia nei confronti dei luoghi comuni. Prima parte piacevole perché tocca più punti che ci infastidiscono nella vita quotidiana. Poi mi ha provocato una profonda inquietudine perché descrive la parte più estrema della malvagità dell’essere umano e anche perché non c’è nessun giudizio morale. Critica una società basata sulla ricerca di una felicità effimera e sull’innocenza dei figli. Ho sempre chiamato il libro “La colpa” perché ho sentito il senso di colpa collettivo. Libro d’accusa, che sconcerta. Le figure femminili sono emblematiche: Claire difende il marito e il figlio fino ad annullarsi e Babette si annulla e accetta umiliazioni per avere un marito potente. La scena finale mi ha fatto paura, ma ho anche pensato che fosse un po’ affrettata.

·       Prima metà faticosa e olandesi pedanti, ma ha dato un quadro completo della famiglia perbenista, formale e asettica. Anche io ho letto il finale 3 volte perché non mi era chiaro. Quel modo di vivere non ha permesso ai figli di costruirsi una moralità.

·       Mi è piaciuto, ma alcuni punti mi hanno disgustata, sconvolta. Scorrevole anche nelle descrizioni più minute. Crescendo che ti dà ansia per l’orrore commesso dai ragazzi e la reazione dei genitori. Struttura originale che segue l’andamento della cena. Qualche divagazione, come la malattia di Claire. L’invidia di Paul nei confronti del fratello emerge in modo spiazzante e alla fine è felice che il figlio sia violento come lui. Tocca tanti temi: razzismo, violenza gratuita, ipocrisia, opportunismo. Sono degli egoisti col solo obiettivo di essere felici.

·       Tutti e 4 gli adulti sono figure negative, ma Paul l’ho trovato antipatico  fin dalla seconda pagina per come è critico nei confronti del fratello. Belli i flash che svelano il suo passato di uomo violento, che non sopporta chi si contrappone a lui. Il figlio è il leader tra i cugini. Non esiste la parola “morale” né un progetto educativo. Le vittime sono invisibili e non devono danneggiare il sogno della famiglia felice. Serge è l’unico che si prende una responsabilità. Beau forse prova un senso di rivalsa nei confronti dei cugini.

·       Libro moderno, storia cinica, scrittura scorrevole, capitoli scanditi dalle portate della cena. L’autore non giudica, tutti sono colpevoli ma è Claire “l’angelo della morte” tanto che amava Paul quando non prendeva i farmaci. Due famiglie agiate con adolescenti indifferenti, razzisti e opportunisti per l’esempio dei genitori. Anche Beau, che non partecipa al fatto, poi ricatta i cugini.

·       Senza pregio né merito. Claire è davvero l’angelo del male: non rivela di aver fatto l’amniocentesi, chiede a Paul di picchiare il fratello (che è l’unico che pensa che i figli vadano puniti per responsabilizzarli) per evitare che si dimetta. Finale simile alla scena del vetro rotto: quando il padre diventa violento il figlio gli dice che gli vuole bene. Curiosa la scelta del ristorante per discutere del “fatto”, che è il luogo meno opportuno. Ho trovato molte falle nel libro, come i 400 franchi al maitre per comprarsi il suo silenzio. L’unico che si salva è Serge.

·       Dissacrante, non salva niente e nessuno. Serge, per quanto ambiguo, è l’unico che dice che le colpe vanno espiate. I protagonisti sono gli adulti che esonerano i figli dal prendersi delle responsabilità.

·       Mi sono immedesimata in Paul e poi lo sviluppo della storia mi ha spiazzata. Nessuno si vede dall’esterno (per esempio vogliono portare via il figlio quando Claire è in ospedale). Serge e Babette sono molto attenti a come li vedono gli altri. Serge però si preoccupa di quello che il figlio proverà. Paul e Claire, invece, non si dicono le cose, sono chiusi e non si curano di come appaiono agli altri, ma non si preoccupano per niente di quello che il figlio proverà. Paul non viene descritto, ma lo conosciamo da quello che dice e che fa.

·       Noi conosciamo i fatti solo dal punto di vista di Paul. E all’inizio, oltre ad essere molto divertente nel prendere in giro gli chef e la loro cucina improbabile, ci parla del fratello come di un egocentrico e narcisista. Ma a mano a mano che la storia prosegue ti viene il dubbio che non sia proprio così e che Paul forse soffra di gelosia nei confronti del fratello famoso. E infatti è Serge che si dimostra più sensibile nei confronti della povera barbona e del futuro dei ragazzi alle prese con i sensi di colpa per ciò che hanno fatto.

 

 

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