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2024-04-05 Khaled Khalifa, Morire è un mestiere difficile, traduzione di Maria Avino, Bompiani, Milano 2019

  

Nato nel 1964 nella provincia di Aleppo, Khaled Khalifa è autore di sette romanzi e diverse sceneggiature per il cinema e la televisione. È stato tra i fondatori della rivista culturale Aleph censurata dall'autorità governativa. Da sempre critico nei confronti del governo Assad, le sue opere sono state spesso bandite nel suo paese e ha ricevuto intimidazioni e violenze come la frattura di una mano nel 2012. È morto all'età di 59 anni, a causa di un infarto, il 30 settembre 2023. 

Nel 2013 Khalifa aveva già avuto un infarto, ricoverato in terapia intensiva a Damasco, aveva immaginato cosa sarebbe successo se fosse morto in quel momento, nella Siria sconvolta dalla guerra. Come avrebbero fatto i suoi cari a trasportare il suo corpo fino alla tomba di famiglia a nord di Aleppo dovendo transitare per tanti posti di blocco? Da questa immagine nasce Morire è un mestiere difficile. Negli ultimi anni si era trasferito a Latakia, sulla costa, dove scriveva e dipingeva.

In italiano sono stati pubblicati da Bompiani L’elogio dell’odio (2011, trad. di F. Prevedello), Non ci sono coltelli nelle cucine di questa città (2018, trad. di M. Avino), Morire è un mestiere difficile (2019, trad. di M. Avino), Nessuno ha pregato per loro (2021, trad. di E. Chiti).

Morire è un mestiere difficile è la storia di Nabil detto Bulbul, che raccoglie l’ultimo desiderio del padre morente, Abdel Latif al-Salim: essere sepolto ad Anabiyya, suo villaggio d’origine, accanto alla sorella Layla. 

Bulbul, informa dell’ultima volontà paterna il fratello maggiore Huseyn con cui non parla da anni, proprietario di un minivan adatto per trasportare la salma, e la sorella Fatima. I tre fratelli hanno poco in comune, a parte l’essere nati nella stessa famiglia. “In dieci anni - scrive Khalifa - tutti e tre non si erano riuniti nello stesso posto per più di un’ora o due durante l’Eid”. I tre si mettono in viaggio con il cadavere del padre affiancato da blocchi di ghiaccio per rallentarne la decomposizione. In tempi normali la distanza tra Damasco e Anabiyya, nei pressi di Aleppo, verrebbe coperta in poche ore, ma c’è la guerra. I tre fratelli partono all’alba ma ben presto si rendono conto di quanto sia difficile e pericoloso il tragitto: superare i numerosi checkpoint, controllati di volta in volta dall’esercito regolare di Assad, da quello irregolare, dai ribelli moderati, dai jihadisti, metterà a rischio la loro vita e a dura prova il già precario rapporto tra loro tre. Fatimacerca di tanto in tanto di mantenere la pace tra i fratelli.

Nel corso del viaggio si scopre a poco a poco la vita del defunto, il suicidio della sorella Layla che aveva preferito darsi la morte piuttosto che sposare un uomo che non amava, si scoprono la vita e il carattere di Bulbul, di Huseyn e Fatima.

Mentre la salma di Abdel Latif si decompone lentamente i tre devono far fronte a violenza arbitraria e corruzione, a situazioni di grande assurdità come quando a un posto di  blocco mettono in stato di detenzione il cadavere per un mandato di arresto pendente sul suo conto. A un altro posto di blocco sarà Bulbul ad essere arrestato per non aver saputo rispondere correttamente a domande su Corano e Islam. Il viaggio si sviluppa in uno scenario di paura, di paranoia, tra scoppio di bombe e cadaveri lungo le strade, sotto raid aerei e la mira di cecchini e carri armati. È la vita reale delle persone quella che si dipana sotto gli occhi del lettore. Eppure anche in una situazione come questa, in quel clima di assurdo abbrutimento, l’essere umano trova il modo di adattarsi per sopravvivere, riesce ad avere non solo momenti di diffidenza ma anche sprazzi di solidarietà: persone che aprono la propria casa a sconosciuti in difficoltà, cui danno consigli per superare il posto di blocco successivo. 

Il viaggio che Khalifa racconta è anche un modo per parlare della complessità del paese fatto di culture e religioni diverse, di gruppi minoritari come i drusi, i curdi, per tutti la sopravvivenza è difficile. 

Morire è un mestiere difficile è una storia dura perché la guerra non distrugge solo i territori, divide anche le famiglie, sconvolge gli animi, ma è una storia che l’autore riesce a mitigare con ironia e disincanto.

Nella maggior parte dei casi il gruppo ha apprezzato il libro, e fatto un confronto con Passaggi in Siria di Yazbek, letto in precedenza, ma nello specifico i pareri sono diversi. C’è chi ha trovato pesante e faticosa la lettura, non riuscendo a simpatizzare con i due fratelli Bulbul e Huseyn, che lasciano sempre in disparte la sorella. Altri l’hanno apprezzato moltissimo per aver reso bene i rapporti familiari e presentato la famiglia come focolaio di tensioni. Poco per volta si scopre cosa ogni personaggio ha fatto, mentre il cadavere strada facendo si decompone sempre di più rendendo l’abitacolo del furgone nel quale viaggiano sempre più inospitale, invivibile. Il padre che all’inizio sembra un personaggio positivo nei confronti della moglie perde poi quest’aura di positività. Romanzo avvincente nonostante tutto, grazie anche all’ironia dell’autore.

È piaciuto molto anche ad altri sebbene il racconto crei ansia e angoscia per questo corpo in putrefazione e per le cose terrificanti che l’autore racconta, comunque i personaggi sono di un’umanità incredibile. Un libro che provoca emozioni forti, peccato che i fratelli non riescano a creare armonia tra loro. Morire è un mestiere difficile risulta molto più  umano di Passaggi in Siria anche perché le situazioni comiche mitigano il tragico.

Invece di parlare del romanzo c’è chi ha preferito leggere l’articolo di Sami al-Ajrami, corrispondente di Repubblica da Gaza, pubblicato il 7 febbraio 2024 in cui il giornalista palestinese dopo aver raccontato per giorni la situazione nella Striscia, parla della morte del padre Mohamed, morto per influenza senza aver potuto ricevere cure adeguate e del funerale svoltosi durante un raid. Come dire: ci sono ancora situazioni in cui Morire è un mestiere difficile

Infine l’ultimo intervento ha confessato di essere arrivato per la prima volta nel gruppo, incuriosito dal titolo del romanzo di Khalifa che però non aveva letto. Dopo aver ascoltato il dibattito ha detto che il testo gli ricordava Essere e tempo di Heidegger, Coincidentia oppositorumdi Jung, il Fedone di Platone che ha per argomento l’accompagnamento alla morte di Socrate, Il mestiere di vivere di Pavese.

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