Il racconto inizia nel 1986, nella fattoria della famiglia Swart, non lontano da Pretoria. Siamo in un Sudafrica scosso da rivolte nelle township, in cui è stato dichiarato lo stato di emergenza, e alla vigilia della disgregazione che porterà alla fine dell’apartheid. Il romanzo segue gli Swarts per tre decenni, a partire dalla metà degli anni Ottanta fino ai nostri giorni, un periodo cruciale in cui il Sudafrica subisce una profonda trasformazione passando dall’oppressione, esercitata dai bianchi afrikaner sui neri, alla presidenza di Mandela e in seguito alla corruzione dei suoi successori mentre il razzismo resta endemico.
Rachel, la madre di famiglia malata da tempo, sta per morire e decide di ritornare all’ebraismo, la religione della sua famiglia di origine, decisione accolta con grande dispiacere dal marito e dalla cognata Marina seguaci della chiesa riformata olandese. Poco prima di morire Rachel fa promettere a suo marito Manie di lasciare in eredità a Salome, la loro serva nera che l’ha aiutata a crescere i suoi figli e l’ha accudita durante la malattia, la casupola fatiscente in cui abita col figlio Lukas e che si trova ai margini della tenuta. Manie dimenticherà presto questa promessa, solo la figlia minore Amor continuerà a ricordarlo a tutta la famiglia.
Dopo la morte di Rachel la famiglia mostra difficoltà ad andare d’accordo, ad ascoltarsi, ad entrare in relazione, tutto sembra sfaldarsi, difficile il rapporto tra i fratelli, Anton, Astrid e Amor, ognuno va per la propria strada.
Anton, bello e intelligente, si crede destinato a un grande avvenire, ma risulta disadattato all’interno della famiglia e finirà per andare alla deriva. Astrid che usa la sua bellezza per avere più opportunità in campo sociale e amoroso, finisce per divorziare e risposarsi. Amor, la più giovane, figura misteriosa, un po’ strana, originale, che si distingue dagli altri, la cui diversità viene attribuita a un fulmine che l’ha colpita da bambina, diventa infermiera e si stabilisce lontano dalla famiglia e dalla proprietà.
Manie sceglie come guida spirituale il pastore quasi cieco Alwyn Simmers che lo manipola allo scopo di ottenere in eredità parte della sua proprietà. Desiré, la moglie di Anton, delusa dalla vita che aveva immaginata diversa, si consola facendo yoga con un guru. Tutti i personaggi sembrano alla ricerca di un senso che non riescono a trovare.
Il testo è stato apprezzato molto dal gruppo che lo ha trovato bello, complesso e profondo. Nella discussione sono emerse molte considerazioni sui temi e sullo stile, sulla fluidità della scrittura che deriva dalle voci narranti che si intrecciano, dai ripetuti passaggi dalla terza alla prima persona, dal flusso continuo di discorsi pronunciati e pensieri inespressi, da un andamento introspettivo. Inoltre la fluidità della voce narrante fa pensare al cinema, a una macchina da presa che filmi i diversi punti di vista dei personaggi.
La storia della famiglia Swart ci mostra un Sudafrica bianco incapace di mettersi in discussione, il rapporto con i neri continua a limitarsi al dominio anche dopo la fine dell’apartheid. Gli unici personaggi neri del romanzo sono la serva Salome, suo figlio Lukas, l’autista della famiglia Lexington, l’Autore sceglie quindi di descrivere il Paese non dalla parte delle vittime ma dalla parte dei responsabili. Da questo punto di vista ricorda Un’arida stagione bianca di André Brink.
Oltre al rapporto tra individuo e storia un altro tema riscontrato é quello delle religioni (nel romanzo sono presenti ebraismo, protestantesimo, cattolicesimo ma anche il guru che insegna yoga) viste negli aspetti più negativi, che riguardano il lato materiale della vita più che il lato spirituale.
A qualcuna del gruppo ha fatto venire in mente il recente film di Hlynur Pálmason “Godland” in cui ritroviamo la stessa difficoltà di superare i pregiudizi e le barriere culturali.
Attraverso lo spaccato della famiglia Swart Galgut narra le contraddizioni del Sudafrica post apartheid, le promesse non mantenute (l’avvento di una nazione pacificata, libera dalla povertà, dalla violenza e dal razzismo), i risentimenti, ma fa intravedere anche un barlume di speranza simboleggiato dall’abbraccio finale tra Amor e Salome.
Damon Galgut, scrittore e drammaturgo, nasce a Pretoria nel 1963. All’età di sei anni gli viene diagnosticato un cancro, per cui trascorre parte dell’infanzia in ospedale dove l’unica distrazione sono le storie che gli leggono i suoi cari. Da qui nasce il suo amore per i libri e per la scrittura. A 17 anni consegna i suoi primi scritti a un suo professore di liceo, che li porta subito a una casa editrice. Viene pubblicato A Sinless Season cui seguiranno altre opere, novelle, testi teatrali. Nel 2003 il successo di Il buon dottore, selezionato dal Booker Price britannico, gli permette di raggiungere un pubblico più vasto. In una stanza sconosciuta, testo intimo e poetico, largamente autobiografico, viene selezionato nel 2010 per il Man Booker Price. In italiano è stato anche tradotto nel 2014 Estate artica, seguito da La promessa vincitore del Booker Price 2021. Galgut è il terzo scrittore sudafricano a vincere il Booker dopo Nadine Gordimer e JM Coetzee.
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