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2025-06-09 Il grande quaderno di Ágota Kristóf

 

·       I gemelli diventano degli adulti malvagi. Tema del doppio. Descrizione obiettiva dei fatti.

·       Non mi è piaciuto perché non sono riuscita a entrare nella storia e ad empatizzare con i personaggi. E’ un’opera piena di contenuti, ma i personaggi sono disturbanti.\

·       Piaciuto molto. La prima persona plurale porta a non identificarti con nessun personaggio. Crea volontariamente repulsione nel lettore. La violenza sessuale non è gratuita perché serve a dimostrare la violenza della guerra. Tuttavia l’ho trovata eccessiva e disturbante.

·       Tema forte della lingua: scrive in francese per produrre distanza e repulsione. Stile semplice che crea straniamento. Non c’è il tema del doppio i gemelli in realtà è un individuo solo. Tema della violenza/crudeltà (come scrive Bertolt Brecht nell’Opera da tre soldi: “prima viene la pancia piena, poi viene la morale”): denuncia la guerra che è solo violenza, senza morale. Anche se i gemelli hanno sprazzi di umanità (per esempio, nei confronti della ragazzina), questa non poggia sulla morale condivisa.

·       Descrive molto bene l’orrore della guerra che non ha nulla di umano e che quindi genera disumanità. Anche le atrocità sono descritte in modo asettico. I gemelli sono molto intelligenti e con una grande forza di sopravvivenza. Si sottopongono a torture per sopportare la disumanità che li circonda. Mi sono rimasti molti interrogativi, soprattutto non mi spiego perché i gemelli si separano.

·       E’ un libro sulla guerra che rende mostri. I gemelli sembra che non crescano mai, mentre cresce la voglia di imparare e di lottare. Sono anaffettivi perché non hanno ricevuto affetto. Il padre avrebbe voluto separare i gemelli perché si rendeva conto che troppo attaccati. L’unico grido d’amore è quello della ragazzina. Il dolore per la guerra ha generato piccoli mostri nell’animo dell’autrice.

·       Favola nera, molto simbolica, psicoanalitica. E’ un viaggio dentro di sé. Ci sono tutti gli archetipi della psicoanalisi. La guerra è sullo sfondo e le serviva per parlare di quello che aveva bisogno di dire. Ci sono tutti i temi dell’umanità, ma non ci sono denunce sociali. C’è molto di noi in quei bambini. Sono più importanti le domande delle risposte. Non è un racconto realistico, ma una favola psicoanalitica.

·       Ci ho visto tutto quello che può nascere dalla guerra. Sconcertante, senza empatia per nessuno né amore. Scrittrice bravissima e c’è molta autobiografia. Il quaderno è il filo conduttore. Tutto è agghiacciante, anche la forza dei gemelli per sopravvivere.

·       Gli atti sono gratuiti. Non ci sono pronomi né aggettivi e le frasi sono brevi. Mi ricorda Conrad che scriveva in una lingua diversa da quella materna e quindi con uno stile essenziale. Tante figure archetipe.

·       La nonna non è cattiva in assoluto, perché piange per l’abbandono della figlia: è il male nella sua complessità. Geniale il momento in cui i gemelli scrivono le regole dello scrivere che sono, in realtà, le regole della scrittrice.

·       Libro doloroso, non asettico, ma un grido di dolore. E’ sul sentimento dell’abbandono, sulla punizione dell’abbandono. Chi vive situazioni dolorose cerca di anestetizzarle, ma la sofferenza non viene mai alleviata. K. è la città della vita dove c’è dentro la sofferenza dei bambini.

·       Angosciante per la crudezza. C’è crudeltà ovunque, senza solidarietà. Quando la vita è dura ci si indurisce. Non lo rileggerò.

·       Ci fa pensare che siamo privilegiati perché chi ha vissuto la guerra deve per forza forgiarsi. La nonna non è un personaggio del tutto negativo perché ha protetto i nipoti.

·       Dopo 10 pagine l’ho abbandonato, poi, per dovere, l’ho finito. Mi ha colpito l’atemporalità della storia. I gemelli sono geniali, cinici e crudeli. Libro disturbante.

·       Libro sulla vita. I gemelli fanno tutti quegli esercizi per temprarsi. Agiscono il male, ma operano il bene. Per esempio, verso “labbro leporino” sono gentili. Il loro agire è una risposta ai bisogni degli altri. Non sono anaffettivi, ma agiscono per istinto di sopravvivenza. Il loro sguardo è innocente, da bambini. La scena delle ossa della madre è un omaggio alla maternità. C’è la lettura psicoanalitica, ma l’urgenza della scrittrice deriva dalla sua esperienza della guerra.

·       Mi ha ricordato le Fiabe italiane di Italo Calvino perché sono tutte storia raccontate con il tono delle favole, ma molto nere. E poi non sono fini a se stesse, ma metafore: in questo caso, dell’assurdità della guerra. E come ci insegnano le esperienze dei gemelli, per sopravvivere bisogna imparare ad affrontare e a superare le situazioni più dure e anche atroci.

 

 

 

 

 

 

 

 

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