· I gemelli diventano degli adulti malvagi.
Tema del doppio. Descrizione obiettiva dei fatti.
· Non mi è piaciuto perché non sono riuscita
a entrare nella storia e ad empatizzare con i personaggi. E’ un’opera piena di
contenuti, ma i personaggi sono disturbanti.\
· Piaciuto molto. La prima persona plurale
porta a non identificarti con nessun personaggio. Crea volontariamente
repulsione nel lettore. La violenza sessuale non è gratuita perché serve a
dimostrare la violenza della guerra. Tuttavia l’ho trovata eccessiva e
disturbante.
· Tema forte della lingua: scrive in
francese per produrre distanza e repulsione. Stile semplice che crea
straniamento. Non c’è il tema del doppio i gemelli in realtà è un individuo
solo. Tema della violenza/crudeltà (come scrive Bertolt Brecht nell’Opera da
tre soldi: “prima viene la pancia piena, poi viene la morale”): denuncia la
guerra che è solo violenza, senza morale. Anche se i gemelli hanno sprazzi di
umanità (per esempio, nei confronti della ragazzina), questa non poggia sulla
morale condivisa.
· Descrive molto bene l’orrore della guerra
che non ha nulla di umano e che quindi genera disumanità. Anche le atrocità
sono descritte in modo asettico. I gemelli sono molto intelligenti e con una
grande forza di sopravvivenza. Si sottopongono a torture per sopportare la
disumanità che li circonda. Mi sono rimasti molti interrogativi, soprattutto
non mi spiego perché i gemelli si separano.
· E’ un libro sulla guerra che rende mostri.
I gemelli sembra che non crescano mai, mentre cresce la voglia di imparare e di
lottare. Sono anaffettivi perché non hanno ricevuto affetto. Il padre avrebbe
voluto separare i gemelli perché si rendeva conto che troppo attaccati. L’unico
grido d’amore è quello della ragazzina. Il dolore per la guerra ha generato
piccoli mostri nell’animo dell’autrice.
· Favola nera, molto simbolica,
psicoanalitica. E’ un viaggio dentro di sé. Ci sono tutti gli archetipi della
psicoanalisi. La guerra è sullo sfondo e le serviva per parlare di quello che
aveva bisogno di dire. Ci sono tutti i temi dell’umanità, ma non ci sono
denunce sociali. C’è molto di noi in quei bambini. Sono più importanti le
domande delle risposte. Non è un racconto realistico, ma una favola
psicoanalitica.
· Ci ho visto tutto quello che può nascere
dalla guerra. Sconcertante, senza empatia per nessuno né amore. Scrittrice
bravissima e c’è molta autobiografia. Il quaderno è il filo conduttore. Tutto è
agghiacciante, anche la forza dei gemelli per sopravvivere.
· Gli atti sono gratuiti. Non ci sono
pronomi né aggettivi e le frasi sono brevi. Mi ricorda Conrad che scriveva in
una lingua diversa da quella materna e quindi con uno stile essenziale. Tante
figure archetipe.
· La nonna non è cattiva in assoluto, perché
piange per l’abbandono della figlia: è il male nella sua complessità. Geniale
il momento in cui i gemelli scrivono le regole dello scrivere che sono, in
realtà, le regole della scrittrice.
· Libro doloroso, non asettico, ma un grido
di dolore. E’ sul sentimento dell’abbandono, sulla punizione dell’abbandono.
Chi vive situazioni dolorose cerca di anestetizzarle, ma la sofferenza non
viene mai alleviata. K. è la città della vita dove c’è dentro la sofferenza dei
bambini.
· Angosciante per la crudezza. C’è crudeltà
ovunque, senza solidarietà. Quando la vita è dura ci si indurisce. Non lo
rileggerò.
· Ci fa pensare che siamo privilegiati
perché chi ha vissuto la guerra deve per forza forgiarsi. La nonna non è un
personaggio del tutto negativo perché ha protetto i nipoti.
· Dopo 10 pagine l’ho abbandonato, poi, per
dovere, l’ho finito. Mi ha colpito l’atemporalità della storia. I gemelli sono
geniali, cinici e crudeli. Libro disturbante.
· Libro sulla vita. I gemelli fanno tutti
quegli esercizi per temprarsi. Agiscono il male, ma operano il bene. Per
esempio, verso “labbro leporino” sono gentili. Il loro agire è una risposta ai
bisogni degli altri. Non sono anaffettivi, ma agiscono per istinto di
sopravvivenza. Il loro sguardo è innocente, da bambini. La scena delle ossa
della madre è un omaggio alla maternità. C’è la lettura psicoanalitica, ma
l’urgenza della scrittrice deriva dalla sua esperienza della guerra.
· Mi ha ricordato le Fiabe italiane di Italo
Calvino perché sono tutte storia raccontate con il tono delle favole, ma molto
nere. E poi non sono fini a se stesse, ma metafore: in questo caso,
dell’assurdità della guerra. E come ci insegnano le esperienze dei gemelli, per
sopravvivere bisogna imparare ad affrontare e a superare le situazioni più dure
e anche atroci.
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