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2025-11-03 Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron

 

·       È il primo libro che leggo di Cameron, mi è piaciuto, esplora il dolore adolescenziale e mi piace che sia scritto in prima persona. Racconta una sofferenza che tutti abbiamo sperimentato, un dolore che ci forgia e ci fa diventare gli adulti che siamo. Ho apprezzato la parte in cui il protagonista illustra alla sua terapista i quadri che ha visto da giovanissimo e che poi è tornato a vedere dopo. Lui si specchia in queste opere che rappresentano le età della vita. Vede la sua esistenza come le scene di un film e lui, giovanissimo, si vede già sulla barca che va verso la morte

 

·       L’ho letto tempo fa, non mi ha entusiasmato anche se ci sono passi che colpiscono. Non è un  tipo di scrittura che mi affascina. Nonostante questo però la considero una lettura utile perché l’argomento di cui tratta è interessante. Il coprotagonista del romanzo è il mondo adulto che si rivela meno adeguato del ragazzo. James fa cose da adolescenti, ma sono più i grandi a mostrarsi inadeguati (tranne la nonna) alla situazione, in più proiettano su di lui ansia e incertezza, medicalizzano la normale precarietà di un adolescente. In fondo il protagonista è un po’ la cartina di tornasole delle insicurezze degli altri. Mi piace che alla fine il ragazzo abbia capito il senso della vita. Il personaggio più detestato è la psicoanalista

 

·       Un romanzo intrigante, interessante perché nonostante affronti una vicenda patologica adolescenziale (un ragazzo troppo solitario, che non vede sbocchi nella sua vita) o comunque un  quadro complesso (c’è questa omosessualità latente) è narrato con ironia, a volte è persino divertente. La madre svampita, la sorella isterica, il padre ossessionato dalla morte… Poi c’è la questione della chat, che il ragazzo affronta come gioco ma causa un dolore profondo nel “collega” della galleria (anzi, persino eccessivo, evidentemente tocca un nervo scoperto nell’uomo). L’unica vera adulta è la nonna. Tutta questa situazione è spiegata nel dettaglio, poi alla fine il romanzo accelera e … puf… in due pagine tutto si risolve. Questo mi ha deluso

 

·       L’ho letto facilmente, trama e scrittura sono easy. Però non mi è rimasto molto, non ha inciso, racconta cose comuni negli adolescenti. Con una situazione familiare così è normale che un ragazzo si trovi a disagio e che stenti a trovare se stesso. Non c’è niente di nuovo, magari non tutti lo affrontano in questo modo. Mi sembra che alla fine non ci sia nulla che valga la pena di acchiappare. Conosco molti giovani in crisi per problemi più concreti, lui in fondo fa parte di un ambiente privilegiato. Oggi ci sono problemi diversi ed è più difficile crescere. Superficiale

 

·       Mi sono avvicinata a questo libro perché ho visto che veniva proposto spesso nei gruppi di lettura, già il titolo colpisce. Non conoscevo questo autore, scrive bene, sviluppa bene i dialoghi, il senso di incomunicabilità è espresso con efficacia. Fa capire bene anche il pensiero di questo ragazzo, che va molto al di là del fatto di essere considerato un “disadattato”. Le mie aspettative però erano diverse, l’argomento non mi ha preso, parla dell’adolescenza in questo contesto sociale particolare. Lo definirei carino, non di più. È ambientato nel 2003, il dolore oggi siamo abituati a quantificarlo in modo diverso. Racconta problemi comuni, è difficile provare empatia per un ragazzo che non si rende conto di essere un privilegiato

 

·       Divertente, bella scrittura, agile, dà la possibilità di immaginare una realtà come quella di Manhattan. Si parla di una famiglia borderline, vedo più capriccio che dolore vero, forse perché se lo possono permettere. Tenuto conto di tutto mi ha divertito per come viene trattato un tema importante con lievità. Il titolo mi sembra un modo di dire, non credo si riferisca a un vero dolore. Mi ha ricordato quello che rispondevano come monito i più anziani ai lamenti dei giovani “vedrai che poi ti sarà utile

 

·       L’ho letto parecchio tempo fa, mi sfuggono molti dettagli della trama ma ricordo di aver avuto maggiori aspettative. Il titolo conquista, poi però mentre lo leggi cerchi qualcosa che non si trova. Mi aspettavo qualcosa di più

 

·       Sono venuta per sentire che cosa dicono gli altri. Siamo di fronte a un adolescente che sta cercando punti di appiglio. Ha una famiglia disastrata, ed è chiaro che si trova così con una madre incostante, un padre assente e una sorella fuori di testa. L’unica nota positiva è la nonna che riesce a cogliere necessità di questo ragazzo. In questa famiglia non ci sono momenti di condivisione. La realtà che ci illustra è deprimente, non mi ha lasciato molto, forse un po’ di irritazione. A tratti l’ho trovato noioso, questo piangersi addosso infastidisce, poi alla fine tutto si sgonfia troppo in fretta

 

·       Il senso del libro per me è espresso nella prima pagina. È evidente il desiderio del ragazzo di essere amato, ma anche la consapevolezza di non esserlo e da da questo nasce il senso di vuoto, il dolore e la mancanza di amore nella famiglia. Ragazzo sensibile, il suo dolore lo manifesta attraverso la chiusura e l’opposizione, lui per primo vorrebbe dare amore ma non sa come. A me è piaciuto molto perché il dolore visto da noi adulti può essere diverso da quello che vivono i più giovani. Ci auguriamo che il protagonista possa trovare qualcosa che avrà un senso nel corso della vita. Probabilmente farà una scelta borghese perché non ha la forza di opporsi, diventerà come tutti gli adulti pur avendo la sensibilità per capire che vorrebbe cose diverse. Il romanzo racconta un percorso emotivo, e richiama le scelte di convenienza  che tutti abbiamo fatto nella vita

 

·       A me non è sembrato di aver letto i pensieri di un ragazzo, ma quelli di un adulto che già sa. Troppo brillante per essere un adolescente, sembra abbia trovato già un posto nel mondo. La sua vita ideale è considerata infelice dagli altri, non da lui. Mi sembra convinto delle sue scelte, come dimostra la ricerca della casa. Gli altri sperano che lui stia cercando suo posto, e lui si autoconvince di essere in questa fase. Potrebbe essere felice anche in una vita fuori dagli schemi. Non mi sembrava tanto perso, conosco adolescenti più smarriti di lui

 

·       Mi è piaciuto. Le domande di Cameron sono: perché viviamo, che cosa vogliamo dalla vita. Qui ritrovo lo scrittore con questo ragazzo che sta diventando adulto, età non semplice. Con questa scrittura molto elegante, leggera ma non superficiale, entra dentro la testa di un ragazzo in un passaggio difficile. La noia, la voglia di non stare con i coetanei che sente distanti, questa solitudine profonda non ha a che fare con l’ambiente sociale. Probabilmente desiderava un mondo diverso, un immaginario che è molto adolescenziale (lo dimostra con la bizzarra ricerca della casa). Deliziosa l’ultima parte con lui che torna da casa della nonna e osserva le signore ricche che fanno shopping (“tutte uguali, come se fossero lo stesso modello d’automobile ma di anni diversi”) e riflette sul conformismo degli adulti. Leggerò altro di Cameron

 

·       L’ho letto di fretta. Non ho capito molto sul rapporto del protagonista con la psicologa. Non sappiamo che cosa sarà di lui, non lo vedo bene in università

 

·       Mi è bastato leggere la parte in cui incontra la psicologa per capire che il padre è un americano che pensa solo ai soldi, la madre è concentrata sui suoi matrimoni. La psicologa è considerata una grande esperta ma durante la seduta era da tirarle qualcosa! La famiglia insiste per farlo andare dalla psicologa ma non mi sembra che l’aiuti, alla fine si rassegna e speriamo che questa esperienza lo porti ad andare a cercarsi una psicologa giusta e alla fine risolva il problema e trovi il suo posto nel mondo. Che la famiglia sia ricca o povera non c’entra, però queste famiglie “bene” sono sventrate. La verità è che non siamo in grado di aiutare i ragazzi di oggi

 

·       La mia è una lettura politica: chi dice io nel romanzo si dice anarchico e contro le religioni però appartiene all’upper class, i rapporti con le persone sono superficiali. L’unico rapporto vero è con la nonna, ma alla sua morte decide di iscriversi all’università e rientra nel sistema

 

·       Mi ha colpito il fatto di cronaca che riferisce: una donna muore da sola in casa e se ne accorgono solo molto tempo dopo e perché ha mancato l’appuntamento con la manicure. Un evento che segnala la spaventosa solitudine di questa città, di questi tempi. Il tema fondamentale è integrarsi nella società. Il dolore di James è simile a quello di John, che resta così male per lo scherzo della chat perché anche lui era alla ricerca di amore per colmare la solitudine. Qui tutti sono soli: la madre con i suoi mariti, la sorella cinica che è amante di un uomo sposato, il padre patetico che si fa correggere le borse sotto gli occhi. Un libro si può leggerlo in mille modi diversi. James è un ragazzo ricco, privilegiato ma solo. Non è casuale che la nonna nel suo testamento lo lasci erede del contenuto ma non della casa. Gli lascia i ricordi, non le mura perché sa che saranno quelli a tornargli più utili nella vita. Probabilmente resterà un disadattato anche se ha una mente brillante, non lo sappiamo. Colpisce quando avverte la psicologa che tutto quello che gli racconta non è quello che pensa davvero, ma quello che più gli si avvicina

 

·       Mi è piaciuto per l’ambientazione, per la precisione con cui racconta le dinamiche dell’upper class di Manhattan. La scrittura è elegante e raffinata, apparentemente semplice ma efficace  per entrare nella testa di un adolescente. Fotografa il momento esatto in cui un adolescente diventa adulto, con tutto il carico di incertezze, dolore, solitudine. Sa essere anche ironico, in particolare quando prende in giro il mondo degli artisti e le improbabili esposizioni dei bidoni della spazzatura nella galleria. Si dimostra empatico e profondo quando racconta il dolore con cui John reagisce allo scherzo del falso appuntamento in chat. Coglie anche l’ansia della mamma troppo politically correct, che non si accorge se la sera non rientra a dormire ma continua a chiedergli se è gay. Certo i grandi eventi (il crollo delle torri gemelle è molto recente) restano sullo sfondo, ma questo non è un romanzo sulla società ma su un singolo individuo in un momento molto particolare nella sua vita

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