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È il
primo libro che leggo di Cameron, mi è piaciuto, esplora il dolore
adolescenziale e mi piace che sia scritto in prima persona. Racconta una
sofferenza che tutti abbiamo sperimentato, un dolore che ci forgia e ci fa
diventare gli adulti che siamo. Ho apprezzato la parte in cui il protagonista
illustra alla sua terapista i quadri che ha visto da giovanissimo e che poi è
tornato a vedere dopo. Lui si specchia in queste opere che rappresentano le età
della vita. Vede la sua esistenza come le scene di un film e lui, giovanissimo,
si vede già sulla barca che va verso la morte
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L’ho
letto tempo fa, non mi ha entusiasmato anche se ci sono passi che colpiscono. Non
è un tipo di scrittura che mi affascina. Nonostante questo però la
considero una lettura utile perché l’argomento di cui tratta è interessante. Il
coprotagonista del romanzo è il mondo adulto che si rivela meno adeguato del
ragazzo. James fa cose da adolescenti, ma sono più i grandi a mostrarsi
inadeguati (tranne la nonna) alla situazione, in più proiettano su di lui ansia
e incertezza, medicalizzano la normale precarietà di un adolescente. In fondo
il protagonista è un po’ la cartina di tornasole delle insicurezze degli altri.
Mi piace che alla fine il ragazzo abbia capito il senso della vita. Il
personaggio più detestato è la psicoanalista
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Un
romanzo intrigante, interessante perché nonostante affronti una vicenda
patologica adolescenziale (un ragazzo troppo solitario, che non vede sbocchi
nella sua vita) o comunque un quadro complesso (c’è questa
omosessualità latente) è narrato con ironia, a volte è persino divertente. La
madre svampita, la sorella isterica, il padre ossessionato dalla morte… Poi c’è
la questione della chat, che il ragazzo affronta come gioco ma causa un dolore
profondo nel “collega” della galleria (anzi, persino eccessivo, evidentemente
tocca un nervo scoperto nell’uomo). L’unica vera adulta è la nonna. Tutta
questa situazione è spiegata nel dettaglio, poi alla fine il romanzo accelera e
… puf… in due pagine tutto si risolve. Questo mi ha deluso
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L’ho
letto facilmente, trama e scrittura sono easy. Però non mi è rimasto molto, non
ha inciso, racconta cose comuni negli adolescenti. Con una situazione familiare
così è normale che un ragazzo si trovi a disagio e che stenti a trovare se
stesso. Non c’è niente di nuovo, magari non tutti lo affrontano in questo modo.
Mi sembra che alla fine non ci sia nulla che valga la pena di acchiappare.
Conosco molti giovani in crisi per problemi più concreti, lui in fondo fa parte
di un ambiente privilegiato. Oggi ci sono problemi diversi ed è più difficile
crescere. Superficiale
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Mi
sono avvicinata a questo libro perché ho visto che veniva proposto spesso nei
gruppi di lettura, già il titolo colpisce. Non conoscevo questo autore, scrive
bene, sviluppa bene i dialoghi, il senso di incomunicabilità è espresso con
efficacia. Fa capire bene anche il pensiero di questo ragazzo, che va molto al
di là del fatto di essere considerato un “disadattato”. Le mie aspettative però
erano diverse, l’argomento non mi ha preso, parla dell’adolescenza in questo
contesto sociale particolare. Lo definirei carino, non di più. È ambientato nel
2003, il dolore oggi siamo abituati a quantificarlo in modo diverso. Racconta
problemi comuni, è difficile provare empatia per un ragazzo che non si rende
conto di essere un privilegiato
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Divertente,
bella scrittura, agile, dà la possibilità di immaginare una realtà come quella
di Manhattan. Si parla di una famiglia borderline, vedo più capriccio che
dolore vero, forse perché se lo possono permettere. Tenuto conto di tutto mi ha
divertito per come viene trattato un tema importante con lievità. Il titolo mi
sembra un modo di dire, non credo si riferisca a un vero dolore. Mi ha
ricordato quello che rispondevano come monito i più anziani ai lamenti dei
giovani “vedrai che poi ti sarà utile
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L’ho
letto parecchio tempo fa, mi sfuggono molti dettagli della trama ma ricordo di
aver avuto maggiori aspettative. Il titolo conquista, poi però mentre lo leggi
cerchi qualcosa che non si trova. Mi aspettavo qualcosa di più
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Sono
venuta per sentire che cosa dicono gli altri. Siamo di fronte a un adolescente
che sta cercando punti di appiglio. Ha una famiglia disastrata, ed è chiaro che
si trova così con una madre incostante, un padre assente e una sorella fuori di
testa. L’unica nota positiva è la nonna che riesce a cogliere necessità di
questo ragazzo. In questa famiglia non ci sono momenti di condivisione. La
realtà che ci illustra è deprimente, non mi ha lasciato molto, forse un po’ di
irritazione. A tratti l’ho trovato noioso, questo piangersi addosso
infastidisce, poi alla fine tutto si sgonfia troppo in fretta
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Il
senso del libro per me è espresso nella prima pagina. È evidente il desiderio
del ragazzo di essere amato, ma anche la consapevolezza di non esserlo e da da
questo nasce il senso di vuoto, il dolore e la mancanza di amore nella
famiglia. Ragazzo sensibile, il suo dolore lo manifesta attraverso la chiusura
e l’opposizione, lui per primo vorrebbe dare amore ma non sa come. A me è
piaciuto molto perché il dolore visto da noi adulti può essere diverso da
quello che vivono i più giovani. Ci auguriamo che il protagonista possa trovare
qualcosa che avrà un senso nel corso della vita. Probabilmente farà una scelta
borghese perché non ha la forza di opporsi, diventerà come tutti gli adulti pur
avendo la sensibilità per capire che vorrebbe cose diverse. Il romanzo racconta
un percorso emotivo, e richiama le scelte di convenienza che tutti
abbiamo fatto nella vita
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A me
non è sembrato di aver letto i pensieri di un ragazzo, ma quelli di un adulto
che già sa. Troppo brillante per essere un adolescente, sembra abbia trovato
già un posto nel mondo. La sua vita ideale è considerata infelice dagli altri,
non da lui. Mi sembra convinto delle sue scelte, come dimostra la ricerca della
casa. Gli altri sperano che lui stia cercando suo posto, e lui si autoconvince
di essere in questa fase. Potrebbe essere felice anche in una vita fuori dagli
schemi. Non mi sembrava tanto perso, conosco adolescenti più smarriti di lui
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Mi è
piaciuto. Le domande di Cameron sono: perché viviamo, che cosa vogliamo dalla
vita. Qui ritrovo lo scrittore con questo ragazzo che sta diventando adulto,
età non semplice. Con questa scrittura molto elegante, leggera ma non
superficiale, entra dentro la testa di un ragazzo in un passaggio difficile. La
noia, la voglia di non stare con i coetanei che sente distanti, questa
solitudine profonda non ha a che fare con l’ambiente sociale. Probabilmente
desiderava un mondo diverso, un immaginario che è molto adolescenziale (lo
dimostra con la bizzarra ricerca della casa). Deliziosa l’ultima parte con lui
che torna da casa della nonna e osserva le signore ricche che fanno shopping
(“tutte uguali, come se fossero lo stesso modello d’automobile ma di anni diversi”)
e riflette sul conformismo degli adulti. Leggerò altro di Cameron
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L’ho
letto di fretta. Non ho capito molto sul rapporto del protagonista con la
psicologa. Non sappiamo che cosa sarà di lui, non lo vedo bene in università
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Mi è
bastato leggere la parte in cui incontra la psicologa per capire che il padre è
un americano che pensa solo ai soldi, la madre è concentrata sui suoi
matrimoni. La psicologa è considerata una grande esperta ma durante la seduta
era da tirarle qualcosa! La famiglia insiste per farlo andare dalla psicologa
ma non mi sembra che l’aiuti, alla fine si rassegna e speriamo che questa
esperienza lo porti ad andare a cercarsi una psicologa giusta e alla fine
risolva il problema e trovi il suo posto nel mondo. Che la famiglia sia ricca o
povera non c’entra, però queste famiglie “bene” sono sventrate. La verità è che
non siamo in grado di aiutare i ragazzi di oggi
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La
mia è una lettura politica: chi dice io nel romanzo si dice anarchico e contro
le religioni però appartiene all’upper class, i rapporti con le persone sono
superficiali. L’unico rapporto vero è con la nonna, ma alla sua morte decide di
iscriversi all’università e rientra nel sistema
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Mi ha
colpito il fatto di cronaca che riferisce: una donna muore da sola in casa e se
ne accorgono solo molto tempo dopo e perché ha mancato l’appuntamento con la
manicure. Un evento che segnala la spaventosa solitudine di questa città, di
questi tempi. Il tema fondamentale è integrarsi nella società. Il dolore di
James è simile a quello di John, che resta così male per lo scherzo della chat
perché anche lui era alla ricerca di amore per colmare la solitudine. Qui tutti
sono soli: la madre con i suoi mariti, la sorella cinica che è amante di un
uomo sposato, il padre patetico che si fa correggere le borse sotto gli occhi.
Un libro si può leggerlo in mille modi diversi. James è un ragazzo ricco,
privilegiato ma solo. Non è casuale che la nonna nel suo testamento lo lasci
erede del contenuto ma non della casa. Gli lascia i ricordi, non le mura perché
sa che saranno quelli a tornargli più utili nella vita. Probabilmente resterà
un disadattato anche se ha una mente brillante, non lo sappiamo. Colpisce
quando avverte la psicologa che tutto quello che gli racconta non è quello che
pensa davvero, ma quello che più gli si avvicina
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Mi è
piaciuto per l’ambientazione, per la precisione con cui racconta le dinamiche
dell’upper class di Manhattan. La scrittura è elegante e raffinata,
apparentemente semplice ma efficace per entrare nella testa di un
adolescente. Fotografa il momento esatto in cui un adolescente diventa adulto,
con tutto il carico di incertezze, dolore, solitudine. Sa essere anche ironico,
in particolare quando prende in giro il mondo degli artisti e le improbabili
esposizioni dei bidoni della spazzatura nella galleria. Si dimostra empatico e
profondo quando racconta il dolore con cui John reagisce allo scherzo del falso
appuntamento in chat. Coglie anche l’ansia della mamma troppo politically
correct, che non si accorge se la sera non rientra a dormire ma continua a
chiedergli se è gay. Certo i grandi eventi (il crollo delle torri gemelle è
molto recente) restano sullo sfondo, ma questo non è un romanzo sulla società
ma su un singolo individuo in un momento molto particolare nella sua vita
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