Punti sottolineati dai partecipanti all’incontro:
- la rappresentazione dell’epoca (primi anni
’50) e dei cambiamenti in essere o delle anticipazioni di quelli che
sarebbero accaduti negli anni successivi
- la fascinazione dell’introspezione di Valeria,
una sorta di percorso di auto psicoanalisi, e il potere terapeutico,
catartico, liberatorio della scrittura nell’interrogarsi e nel rivalutare
la propria vita
- Valeria è considerata l’espressione di una
generazione di mezzo tra gli insegnamenti ricevuti e ciò che avrebbe
desiderato essere; è quindi una donna a cavallo la l’anziana madre e la
figlia Mirella
- il ruolo di mediatrice di Valeria, all’interno
della famiglia, tra i figli e il marito
- il rapporto, conflittuale, tra la madre
Valeria e la figlia Mirella (considerata come la donna del futuro),
rappresentazione dello scontro tra tradizione e cambiamento
- Valeria fa da ponte verso un nuovo ruolo della
donna nella società e nella famiglia
- la figura del figlio Riccardo che rappresenta,
acriticamente, il mantenimento dello status quo e della tradizione, ma la
cui fragilità viene in una certa misura addebitata alla stessa Valeria che
nulla fa per farlo “crescere e maturare” perpetuando lo stesso sistema di
valori
- l’assenza di spazi propri per Valeria nella
casa familiare; situazione che il periodo del lock-down ha dimostrato
essere tuttora presente in molte famiglie
- il lavoro femminile accettato dalla società
dell’epoca solo quando contribuiva alla gestione e al supporto economico
della famiglia, contrapposto al desiderio e alla esigenza di scrivere di
Valeria, visto come una sottrazione di tempo ai “doveri” familiari senza
apportare nulla alla famiglia stessa
- la figura femminile di Valeria che all’interno
della famiglia è considerata solo come una madre,” Mammà”, anche dal
marito Michele, mentre viene valorizzata come donna solo nell’ambiente
lavorativo
- la famiglia come luogo di oppressione delle
donne
- l’innamoramento che dà a Valeria la
consapevolezza di potersi ancora mettere in gioco e la possibilità di
vedere con uno sguardo diverso l’amore e i figli anche se questo
sentimento è vissuto come un “peccato”
- la rappresentazione di tre solitudini (di
Valeria, Michele, Guido) che nessuno dei tre è in grado di risolvere
- lo scontro tra ricchezza e povertà tra
sicurezza e insicurezza e il valore del denaro e dell’avere
- la contrapposizione tra due mondi, tra il
patriarcato, che viene criticato, e quelle che, anche se non presenti nel
romanzo, saranno le istanze future espresse dal ‘68
- il finale del romanzo, carico di emozioni, che
però non porta a un riscatto completo di Valeria pur in una acquisita
consapevolezza e accettazione della situazione anche se a prezzo di una
grande sofferenza
- la scrittura come un demone che porta il
quaderno nelle fiamme della stufa
- la paura di invecchiare di Valeria (nonostante
abbia superato di poco i quarant’anni)
- la competizione con donne più giovani
- la
“sindrome del nido vuoto”
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