- Dove si nasconde il lupo? In tutti noi. Mi sono immedesimata nella protagonista, una figura forte che protegge la sua famiglia. Il figlio è un emarginato, bullizzato. Uri si intromette nella loro vita come un pifferaio magico. E’ solo lui il lupo?
- Emerge l’atteggiamento degli israeliani che vivono la realtà sempre in tensione, sulla difensiva, con la sindrome della vittima. La madre è un po’ ossessionante e soffocante. Il lupo rappresenta la paura di chi ti sta accanto. La verità è sempre sfuggente.
- L’epilogo è spiazzante. La storia si basa sulla paura di questa famiglia israeliana che vive in America per non far crescere il figlio in un ambiente difficile e pericoloso. Ma si accorge che anche lì si annida il pericolo. Il figlio è problematico e chiuso in se stesso. Uri è un fanatico, ma piace al padre perché aiuta il figlio a uscire dall’isolamento e infatti il ragazzo lo idolatra. E forse è il responsabile delle scritte razziste, dell’uccisione del cane e delle difficoltà di Adam. Il suo scopo, infatti, era quello di entrare nel suo Pc e vendere i segreti dell’azienda.
- Mi piacciono molto i romanzi con una forte componente psicologica. Non per niente l’autrice è anche psicologa. Questo è anche un thriller e quindi cattura fin dalle prime pagine l’attenzione. Il tema centrale, e cioè la paura dell’altro e di quello che non conosciamo degli altri, è più che mai attuale. Il personaggio di Lilach ha anche degli aspetti di ambiguità perché le sue sensazioni e ciò che deduce dagli avvenimenti non capisci fino in fondo se nascano nelle sua mente o siano reali. Anche il finale è ambiguo. Ti chiedi se suo figlio sia realmente colpevole oppure è solo ciò che la madre teme.
- Ben tradotto e dalla vicenda incalzante. La madre, a differenza del marito, è impaurita. Giustifico la sua preoccupazione per il figlio forse perché è trapiantata, ma, rispetto agli altri, non ha nostalgia della sua terra. Ho colto frasi ironiche, poetiche e molto efficaci.
- E’ una scrittrice che non conoscevo. La scrittura è moderna, efficace e profonda. Il lupo è dentro ognuno di noi. La paura acceca tanto da non far percepire in Uri il cattivo, il manipolatore, come fosse un agente segreto. Perché la famiglia non si è mai chiesta che cosa Uri vuole da loro? Il padre è assente. I temi sono contemporanei: la paura degli attentati e degli immigrati.
- Paura e diversità. Vengono fuori i conflitti presenti sia in Israele che negli Usa.
- Thriller psicologico. Il tema è la paura, che non risolvi cambiando Stato. E poi: quanto conosciamo l’altro e i nostri figli? Il lupo è nella difficoltà delle relazioni. Il finale è aperto.
- Mi piacciono i finali aperti. E’ un libro di sospetti, verso chiunque, dei lupi travestiti da agnelli. E’ anche un libro sui silenzi, del figlio adolescente e della famiglia. Ed è un racconto universale, come i casi recenti di Turetta o Larimar: sembrano ragazzi normali ma poi fanno gesti terribili.
- Narrazione avvincente, con tanti temi: relazioni con i figli adolescenti, padre orfano adottato, madre che ha lasciato il suo lavoro sacrificandosi per la famiglia. Belle le metafore. Mi ha ricordato Yehoshua. Emblematica è la stretta finale del figlio alla madre.
- Mi ha affascinata, ma anche angosciata. Mi sono chiesta: perché la madre non ha mai voluto avere un dialogo diretto con il figlio e con la scuola, perché non ha consultato uno psicologo? Uri è ambiguo, un burattinaio.
- Ci sono due mondi separati: gli ebrei e gli americani. Uri insegna la guerra e il conflitto. Adam è un’ostrica, una figura misteriosa. Il tema principale è il razzismo.
- Avvincente. L’io narrante ti fa vivere la paura, l’ansia e l’inadeguatezza dell’essere madre. Mentre la descrizione dei maschi è sbilanciata. Lo sviluppo del finale l’ho trovato precipitoso e non mi è piaciuto. Uri è pieno di ombre, ma non mi ha convinto molto, soprattutto il fatto che sia riuscito a ingannare un suo commilitone. Il filo conduttore è la paura insieme alle differenze. Ma anche l’evoluzione del ruolo genitoriale: non si danno regole etiche, ma si fa più attenzione al benessere dei figli, si tende sempre a giustificarli, provando sensi di colpa e di impotenza ed evitando di scavare nei rapporti.
- Racconta di una comunità israeliana trapiantata in Usa, gente ricca, sempre pronta a individuare chi li perseguita. C’è ambiguità perché non si vuole vedere le cose come sono. L’ansia della madre è giustificata anche dal fatto che ha perso una figlia. Non comprende il rapporto del marito con Uri e non fa nulla per evitare che il figlio lo segua ciecamente perché spera che lo aiuti a superare l’isolamento. La loro è una vita fasulla, superficiale, da americani
- Mi ha colpito l’attenzione per la scelta dei nomi (Adam significa “uomo”). La madre è così ansiosa perché ha perso una figlia e poi è un po’ il cliché della mamma ebraica. Il marito è orfano e in conflitto con il fratello minore. Uri ha anche aspetti positivi tanto che anche Lilach cede al suo fascino. Uri e Michael forse sono entrambi dei servizi segreti: il primo tradisce il secondo per Israele, mentre Michael è ormai diventato americano
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2024-12-02 Dove si nasconde il lupo di Ayelet Gundar-Goshen
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