E' stata segnalata da più
parti una iniziale fatica nella lettura, superata, in alcuni casi, procedendo a
una seconda e soddisfacente lettura del libro. Anche il film da esso tratto è stato
apprezzato, e chi ha avuto l'opportunità di vederlo ha visto rafforzato il
giudizio positivo sull'opera.
La scrittura è stata
unanimemente apprezzata, è stato indicato in particolare il notevole livello di
scioltezza e immediatezza del linguaggio, ha colpito la vivezza cinematografica
delle immagini (un esempio, la descrizione della palma asfittica che svetta
fuori dalla finestra dell'albergo dove vive il protagonista). Un altro aspetto
della scrittura interessante è stato rintracciato in alcune pagine scritte con
un lirismo poetico. Molto significativo l'aspetto della scrittura come flusso
di coscienza e processo interiore del protagonista e dell'autore stesso.
I personaggi, i comprimari
come il vicino di stanza, la proprietaria dell'albergo, l'aspirante scrittore
alcolizzato, Vera e la stessa Camilla, seppure disegnati con pochi tratti, si
stagliano con le loro personalità e anche coi loro destini in modo molto vivo,
tutti, in un certo senso, sembrano impegnati a seguire il cosiddetto sogno
americano, e quasi tutti si perdono per strada come Camilla. Quanto ad Arturo
Bandini, il protagonista, che all'inizio sembra avere pochissime frecce nel suo
arco, in realtà, procede spedito, armato della sua determinazione a diventare
uno scrittore (a costo di nutrirsi solo di arance perché a lui spetta di
diritto diventare uno scrittore ricco e affermato) e da giovane ragazzo,
inesperto, infantile, ingenuo, frenato dai retaggi della religione e da quelli
morali e sociali insiti nell'ambiente da cui proviene, cresce, cambia, trovando
il suo percorso esistenziale. Arturo Bandini, immerso in un flusso di
autocoscienza continuo, in un monologo, intraprende un viaggio di formazione
vero e proprio. Un viaggio che lo porta attraverso il dolore,
l'autocommiserazione, scritti a volte con accenti divertenti, a volte dolorosi
e violenti, alla sua maturazione. E' stato segnalato, su un altro versante, che
l'autore con il suo personaggio alter ego di Arturo Bandini resta comunque un
passo indietro rispetto alla visione rivoluzionaria e nuova della beat
generation (lontano da ribelli come Ferlinghetti, Salinger, Kerouac etc).
Le tematiche sono diverse e profonde. Innanzitutto, si sentono i rimandi al contesto storico e sociale dell'America del tempo e anche della stessa città di Los Angeles. Lo sguardo dell'autore si sofferma, descrivendoli realisticamente, su quadri di indigenza, su condizioni di povertà e difficoltà umane, illuminando particolari, per esempio le ciabatte sdrucite di Camilla, che riescono a raccontare perfettamente la realtà. C'è il tema del razzismo e quello della sofferenza dell'immigrato, la sua solitudine, il non ritrovarsi nella realtà in cui si è, con quella domanda che è angoscia e smarrimento allo stesso tempo del “Che ci faccio qui?”. C'è fortissimo il tema della religione, della appartenenza ad essa da parte di Arturo Bandini, della sua fede che dichiara persa ma alla quale è ancora legato a doppio filo, intriso come è di sensi di colpa. C'è il tema della natura, intesa come minaccia per l'uomo che è piccolo e indifeso di fronte ad essa, il deserto, e specialmente la polvere, onnipresente nel romanzo, è la metafora più evidente della condizione umana, segnata dal senso del nulla e dall'inevitabilità del suo destino di morte.
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