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La peste di Albert Camus

 28/4/2021 La Peste - Camus

Presenti: Emanuela Dunia Patrizia Mariagrazia Franco Lia Maurizio Tiberio Marco Stefania

Patrizia : E’ stata una lettura faticosa, e l’impressione non e’ positiva a causa del dialogo poco empatico. Mi e’ sembrato un libro costruito. Camus vuole rappresentare il male ? la guerra? il male fisico ?. I personaggi hanno simboli diversi. Protagonista e’ il medico che combatte il male indefessamente. Forse il messaggio di Camus e’ che perseguire un obiettivo con tenacia e caparbietà e’ un fatto positivo.

I paesaggi sono belli, i personaggi con poco spessore e poco empatici: dipende dal periodo o forse e’ l’autore? La simbologia ha portato via un po’ di racconto. Manuela: lettura faticosa, fatica nella distinzione tra personaggi, un racconto monotono.

Franco: e’ stata una lettura faticosa, non terminata. Ho trovato analogie tra la situazione di allora e quella attuale. Il racconto e’ coinvolgente quando la pandemia inizia, poi le considerazioni del narratore lo rendono pesante. Si nota l’attenggiamento laico e stoico: e’ importante per l’uomo essere coerenti con se stessi e al servizio degli altri, ed anche comportarsi in modo decente perche’ le persone sono migliori di come appaiono. Nel paesaggio c’e’ attenzione ai colori e alle luci, all’illuminazione delle città che cambia a seconda delle stagioni. Non un romanzo coinvolgente, personaggi rigidi ma coerenti.

Tiberio: la traduzione piu’ moderna forse ha reso meglio il racconto, anche piu’ scorrevole. Il libro non mi e’ dispiaciuto, quasi fosse un libro scritto nell’ultimo anno. Quindi un libro interessante e moderno anche per le reazioni delle persone descritte e delle autorità ricorda quanto vissuto di recente, come nascondere la gravità della situazione o l’impreparazione generale di fronte al propagarsi dell’infezione.

Alcune pagine rivelano una ricerca sociologica altre poetica, come il bagno del dottore nel mare di notte, in un mare scuro e luccicante, un gesto innocente e naturale a segnare la fine dell’epidemia, speranza di un futuro quasi normale. Con lo scorrere del racconto anche le morti ci appaiono diverse, greve e pesante quella del figlio del giudice all’inizio, quasi bella e di certo liberatoria l’ultima morte raccontata. La natura segue il ritmo della rinascita, come la vista del gatto e del cane su cui si sofferma lo sguardo quasi a indicare che si sta uscendo dalla pandemia e si ritorna verso la normalità delle cose.

Lia : libro lento che invita alla riflessione. La traduzione fa la differenza. L’allegoria mi ha fatto pensare. Contrapposizione di una scrittura secca precisa di situazioni con un significato psicologico. Libro esteticamente formale e bello. Uno stile essenziale e completo che ben sostiene il caos pestifero (generato dalla peste) e ne fa da contraltare.

Città reale o no? E’ l’Algeria o altro paese? La città con le spalle al mare e’ simbolico? Camus dice che siamo vittime dei nostri doveri, meglio farli al meglio. Sospensioni simboliche come per Lo straniero. Camus lo leggi e lo mantieni dentro non passa e va. E’ intriso di significati e intimità che scavano e vanno all’interno di ognuno di noi. Letto molto volentieri, la nuova traduzione mi ha preso.

Maurizio: e’ una rilettura (la prima l’ho fatta nell’85). Chi lo ha letto di recente cercava risposte alla pandemia attuale. L’ho letto da giovane per i risvolti nel sociale e i rimandi al periodo nazista. Anche se ci sono analogie con la situazione attuale non bisogna perdere il contenuto, l’allegoria del testo, come l’irrompere all’interno della società di un virus, al pari del nazismo, la peste distrugge il futuro.

Personaggi che cambiano ed evolvono per effetto della peste, come il sacerdote che vede la peste come un castigo e poi in seguito come un avvicinamento di tutti . Nella parte conclusiva il narratore (Dott Rieux) rivela che e’ importante fare la cosa giusta, come essere medico nel momento della necessità.

Per quanto riguarda lo stile, l’utilizzo della finta cronaca, fa mantenere la distanza dal narrato, la mancanza di empatia segnalata anche da altri di noi.

Rileggere i classici permette di rivedere la nostre valutazioni di un tempo, che per forza di cose cambiano con l’età e con il contesto.

Dunia : I temi della morte, impotenza, catastrofi e solidarietà sono i temi principali.

La storia e’ ambientata in Algeria, ma i personaggi hanno tutti nomi francesi nessuno arabo cosi’ come sembra ci siano solo cristiani. Mi domando qual’era la visione di Camus sugli algerini? C’e’ forse un risvolto colonialista che ci sfugge?

Mariagrazia: Libro piaciuto anche se pesante, sembra descrivere la nostra situazione attuale, i nostri dubbi anche sui politici.

Segue un dibattimento con Marco su Camus: Ci facciamo domande sul percorso politico di Camus: vari sono stati i suoi ripensamenti prima era iscritto al PC poi ne e’ uscito. Molte le sue contraddizioni, prima era in accordo con Sartre poi non piu’.

Poi si parla della sua morte: e’ stato un incidente o sono stati i servizi segreti? La città chiusa descritta nella peste e’ un simbolo e non e’ reale?. Si sottolineano le divergenze con la nostra recente pandemia: la principale e’ che in questa città i personaggi continuano a vivere in modo normale finche’ la pandemia non si diffornde in modo capillare e si va verso il disordine.

E’ stato il romanzo piu’ letto nei primi tempi della pandemia per le limitazioni, le restrizioni e le solitudini a cui siamo stati obbligati. Ma la peste e’ una metafora del male e del nazismo ed e’ anche un inno alla solidarietà e all’impegno sociale. Tuttavia oggi la percezione di chi l’ha comprato e lo ha letto e’ diversa rispetto al passato: prevale infatti la visione della malattia e della morte sul simbolismo (male/nazismo) e sul sociale.

Ci restano dubbi su quali fossero i legami di Camus con l’Algeria. Come nei libri israeliani non c’e’ menzione di palestinesi, anche qui non sono presenti gli algerini: e’ quindi una visione coloniale, nonostante la sua appartenenza al PC?

Concludiamo dicendo che un classico ha questa forza: la capacità di essere riletto ed essere diverso a seconda del periodo e di generare dubbi e domande come la voglia che ci e’ rismasta di indagare e scavare nella sua vita

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