Ripercorrendo la propria biografia insieme alla storia della sua famiglia, Karoline Kan (ma il suo vero nome è Chaoqun) offre un quadro della storia della Cina moderna, attraverso le vicende di tre generazioni, con una particolare attenzione per le figure femminili: la madre Shumin, la nonna Laolao, ancora condizionate dalle consuetudini per cui le donne sono sottomesse all’autorità di mariti e suoceri, “intrappolate” in un sistema famigliare rigidamente patriarcale.
L’obiettivo dell’autrice, esplicitato nella Nota finale, è quello di dar voce alle persone “comuni”, in particolare alle donne; di raccontare quello che le famiglie cinesi hanno dovuto affrontare per trasformare la Cina nel Paese di oggi e nello stesso tempo mostrare i sentimenti, i sogni e la speranza che i millennial cinesi condividono con i coetanei di tutto il mondo.
Molti i temi che emergono da questo racconto: la politica del figlio unico e il controllo delle nascite, il silenzio sull’evento di piazza Tienanmen, la repressione dei seguaci del Falun Gong, il sistema dell’hukou, le limitazioni alla libertà, il divario enorme tra la realtà delle città e quella delle zone rurali, la scuola, l’educazione e il sistema gaokao, la pressione di insegnanti e genitori per non far nascere rapporti affettivi tra maschi e femmine, le esercitazioni militari per gli studenti, il posto della donna nella società.
In base alla legge del 1983 Chaoqun non avrebbe dovuto nascere, sua madre Shumin aveva già un figlio e secondo la politica del figlio unico, che resterà in vigore fino al 2015, avrebbe dovuto abortire come migliaia di donne prima di lei. Per le famiglie cinesi era importante avere un figlio maschio perché era lui destinato a tramandare il cognome e a diventare il sostegno economico della famiglia.
Ma Shumin è una donna determinata e riesce a sottrarsi a tutti i controlli, compresa l’ecografia, che l’avrebbero condotta a un aborto forzato, inimicandosi però la famiglia del marito. La bimba nascerà ma la famiglia dovrà pagare una multa salata di 6000 yuan, perciò sarà costretta ad attingere ai risparmi di una vita, il che graverà non poco sull’economia familiare.
Grazie al coraggio, alla fatica, all’abnegazione di sua madre Chaoqun non sarà una delle innumerevoli bambine scomparse o delle bambine invisibili, che non risultano nate per l’anagrafe e quindi sprovviste di hukou.
L’hukou è il certificato di residenza grazie al quale un cittadino può andare a scuola, sposarsi, lavorare, ottenere cure ospedaliere. Senza hukou non si è nessuno, come le bambine invisibili. Questa istituzione vincola le persone a un determinato luogo, per spostarsi dalla campagna alla città c’è bisogno di un permesso, un modo per controllare le migrazioni dei cittadini all’interno del Paese. Chi emigra in città senza un permesso e con un hukou rurale non avrà diritto alla scuola, al lavoro, alla sanità, al welfare della città. In rapporto ai cittadini, i rurali godono di un livello inferiore in materia di cure mediche, educazione, sicurezza sociale.
Per questo Shumin deciderà di trasferire la propria famiglia a Lutai un piccolo centro cittadino dove i figli potranno avere un’istruzione migliore e porre le basi per poter andare all’università. Il trasferimento comporterà per Shumin di dover affrontare difficoltà non solo economiche pur di garantire ai figli un futuro diverso dal suo.
Chaoqun e i suoi coetanei crescono in un periodo di forte cambiamento, sono i primi protagonisti della crescita economica e dell’apertura del Cina al mondo, sviluppano una visione diversa rispetto alle generazioni precedenti e uno stile di vita completamente nuovo. Eppure sono le generazioni che li hanno preceduti a guidarli in vari aspetti della loro vita seguendo la tradizione. I giovani subiscono anche gli effetti della reazione del potere dopo i fatti di Tienanmen (di cui i giovani sanno poco) come il programma di educazione patriottica nelle scuole fino all’addestramento militare durante gli anni di università.
Chaoqun osserva tutto con occhio critico: la condizione della donna, il divario tra cittadini urbani e migranti interni, tra cittadini urbani e cittadini rurali, la competitività del sistema scolastico, il controllo del Partito sulla società, la censura su tematiche ritenute sensibili.
Esemplificativa del divario città-campagna la difficoltà di Chaoqun, ormai studentessa universitaria, a comunicare con l’amata cugina Chunting, rimasta a vivere in campagna una vita distante anni luce dalla sua, cui non riesce a far capire i suoi progetti, le sue ambizioni.
Per emergere, per fare carriera occorre entrare in una buona università, meglio se a Pechino. Per riuscirci occorre superare il gaokao, un esame di ammissione altamente competitivo; al gaokao si sacrifica tutto anche l’amicizia, l’amore, non sono consentite relazioni sentimentali tra gli studenti, si arriva a studiare anche quattordici ore al giorno per prepararsi. Un sistema scolastico rigido per cui innamorarsi è una perdita di tempo, l’amore verrà poi nell’età adulta, i ragazzi devono concentrarsi sullo studio privandosi di qualsiasi altra distrazione.
Chaoqun sembra non apprezzare le regole del gaokao ma nello stesso tempo crede nell’importanza di fare sacrifici per ottenere un futuro migliore. L’istruzione è uno strumento per selezionare l’élite e lei non vuole rimanere tagliata fuori.
Altro tema che emerge dal libro è la pressione sociale e familiare sui giovani affinché si sposino presto. Le ragazze dopo i venticinque anni che non sono ancora sposate rischiano di diventare “donne scarto”, dopo i trentacinque anni se ancora nubili sono considerate un caso disperato.
Anche Chaoqun riceve pressione in questo senso, ma non si lascia influenzare più di tanto, avrà relazioni sentimentali al di fuori del matrimonio, d’altronde il nome Chaoqun vuol dire “fuori dal coro”, e da sua madre ha ereditato uno spirito indipendente e combattivo.
Immersa nella vita frenetica di Pechino Chaoqun affina il suo spirito critico e mette in dubbio le rigide imposizioni dello Stato contro i seguaci del Falun gong che vede coinvolto anche il nonno materno Laoye, per tutta la vita fedele servitore del partito comunista, diventato, come migliaia di altri cinesi, seguace di questa disciplina spirituale basata sulla meditazione. Di fronte alla grande diffusione del Falun gong le autorità temono che gli adepti possano allearsi con movimenti politici dissidenti, per cui i praticanti vengono sottoposti a continui controlli e arresti.
Chaoqun osserva criticamente la realtà che la circonda, si interroga sugli aspetti che ritiene negativi ma condivide altri aspetti della sua cultura e della tradizione.
Il libro è stato apprezzato dal gruppo per quegli aspetti della società e della storia cinese del Novecento che ignoriamo o conosciamo parzialmente, e per il modo con cui l’Autrice ce li racconta, con un linguaggio chiaro e diretto. Attraverso la storia della sua famiglia ci mostra una Cina complessa, a tratti contraddittoria, dove è ancora forte il divario tra aree urbane e aree rurali, tra il centro e la periferia, una Cina in bilico tra passato e presente, fatta di milioni di storie simili a quella della sua famiglia, ci racconta le esperienze delle generazioni passate e le aspirazioni delle giovani generazioni. Il coraggio e la la fatica di quelle famiglie e di quelle generazioni hanno contribuito a trasformare la Cina nel Paese attuale.
Karoline/Chaoqun Kan è nata nel villaggio di Chaoyang nel 1989, l’anno della repressione di Piazza Tienanmen, da una famiglia di agricoltori. Dopo aver frequentato l’Università è diventatagiornalista, ha collaborato con il «New York Times» scrivendo articoli sulla politica cinese e sulla vita dei millennial in Cina, ha lavorato al «China Dialogue» e a Radio France International per passare poi ad occuparsi di ambiente e cambiamenti climatici per Bloomberg. Sotto cieli rossi è il suo primo libro, scritto in inglese, con il quale si è aggiudicata lo Young China Watcher of the Year 2019. Il riconoscimento le è stato assegnato per aver raccontato a un pubblico internazionale la sua storia e quella di tanti altri millennial. La giuria è stata particolarmente colpita dall’impegno della Kan nel condividere le diverse sfumature e prospettive sulla Cina, aiutando il pubblico internazionale a conoscere in modo più approfondito la Cina.
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