Culo nero è il romanzo d’esordio dello scrittore nigeriano Adrian Igoni Barrett. Seguendo le orme de La metamorfosi di Kafka, racconta la storia di Furo Wariboko, un giovane disoccupato di Lagos che scopre, la mattina del suo colloquio di lavoro, di essere diventato un “oyibo”, cioè bianco, solo in seguito scoprirà che il culo è rimasto nero.
È terrorizzato all’idea di affrontare i familiari perché teme che non riescano a credere che quell’individuo bianco sia proprio lui, inoltre non vuole rinunciare al colloquio di lavoro, per cui lascia furtivamente la casa che condivide con i genitori e la sorella. Per la strada, i vicini che vede ogni giorno non lo riconoscono, è diventato uno sconosciuto nel suo paese, una faccia bianca in una folla di neri, deve quindi rapidamente imparare ad essere visto come un diverso, ad ignorare gli sguardi fissi e i mormorii, ad essere al centro dell’attenzione per il colore della sua pelle.
Una bella donna di nome Syreeta, che vive nel ricco quartiere di Victoria Island, lo sostiene in quello che è il momento più incredibile e difficile della nuova vita, Furo infatti non ha ancora un lavoro, non ha soldi e non sa dove ripararsi per la notte. Syreeta non solo lo accoglie a casa sua, dorme con lui, lo nutre, gli compra vestiti nuovi, lo aiuta ad ottenere un passaporto.
Syreeta è una donna indipendente, ha un'istruzione universitaria, ma è la mantenuta di un uomo sposato, la relazione con Furo le permette di sentirsi più simile alle sue amiche, tutte sposate con uomini bianchi. Grazie a lei Furo ha possibilità di confrontarsi, molto da vicino, con il mondo delle donne nigeriane sposate con espatriati bianchi e i loro figli meticci.
In seguito Furo non solo viene assunto da una ditta, ma in quanto bianco, a prescindere dalle sue qualifiche, ottiene una promozione ancor prima di iniziare il lavoro. Altre porte gli si apriranno quando deciderà di cambiare il suo nome troppo nigeriano da Furo Wariboko in Frank Whyte, mantenendo inalterate le iniziali del nome. Adottando un nuovo nome presto si ritrova ad evolvere in modi inaspettati: sperimenta il rispetto, apparente e irrazionale, che gli uomini bianchi ricevono in un paese come la Nigeria, un rispetto che garantisce loro un impiego ben pagato, privilegi e una vita piacevole.
Sullo sfondo il traffico caotico di Lagos, la capitale della Nigeria, una megalopoli di 20 milioni di abitanti, una città dalle mille insidie, da cui molti sognano di allontanarsi e a cui Furo è invece molto legato.
Attraverso le esperienze di Furo, l'autore esplora in profondità il tema dell’identità, delle relazioni razziali e analizza i privilegi dei bianchi da molte prospettive, espone il modo in cui la vita può davvero essere radicalmente diversa in un'altra pelle, mette in discussione i valori che la società attribuisce semplicemente in virtù dell’aspetto. Lo fa utilizzando l’ironia come quando affronta il problema di coloro che cercano di schiarire il colore dell’epidermide andando incontro a seri problemi sanitari.
Nel frattempo, la famiglia di Furo fatica a dare un senso alla sua scomparsa e intraprende varie strade per ritrovarlo...
I primi commenti nel gruppo sono di delusione: la premessa della storia appariva buona, ma lo sviluppo si rivela non adeguato alle aspettative, soprattutto nella parte finale quando si perde in una trama secondaria sul cambiamento dell’identità sessuale di un personaggio – di nome Igoni Barrett come l’autore - che non aggiunge niente alla storia raccontata fino a quel momento. In definitiva Barrett ha del talento ma il romanzo non è riuscito. Anche i delusi però ammettono che l’opera tocca questioni di genere, di razza, di crisi di identità, di discriminazione e disparità di classe.
Altri commenti sottolineano che il romanzo risulta molto interessante dal punto di vista antropologico per chi non conosce Lagos o l’Africa: lo sguardo dell’autore è uno sguardo in presa diretta sulla città, sulla società i cui codici sono molto diversi dai nostri. La Lagos che emerge dal romanzo è una megalopoli complessa che ospita gruppi etnici diversi, una città pervasa dalla corruzione, in cui chi può permetterselo ha la propria cisterna d'acqua e il proprio generatore elettrico, quindi non soffre per l’interruzione di acqua e luce, in cui le residenze dei ricchi sono sorvegliate e donne attraenti come Syreeta cercano partner facoltosi in grado di offrire loro macchina, appartamento e reddito. Molto presenti anche i racconti di coloro che sono emigrati.
Qualcuno sottolinea che quella di Barrett è una satira pungente ma anche comica della vita dei lagosiani, e attira la nostra attenzione sulle differenze di trattamento tra bianchi e neri che Furo sperimenta direttamente.
Adrian Igoni Barrett nasce a Port Harcourt, in Nigeria, nel 1979, da madre nigeriana e dal romanziere e poeta giamaicano Lindsay Barrett. Igoni studia agraria all'Università di Ibadan, ma un anno prima della laurea decide di voler diventare uno scrittore: "Mio padre è stata la prima persona a sostenermi come scrittore. Ho sentito che dovevo dimostrare a me stesso che facevo sul serio con la scrittura, quindi ho fatto il sacrificio estremo: ho rinunciato alla mia istruzione universitaria per un'auto-istruzione nella scrittura".
Nel 2005 pubblica From Caves of Rotten Teeth, uno dei suoi racconti vince il concorso della BBC World Service, e l’acquisizione di una borsa di studio del Chinua Achebe Center; in seguito vince una borsa di studio del Norman Mailer Center e una borsa da residenza del Rockefeller Foundation Bellagio Center.
Nel 2007 si trasferisce a Lagos, dove incontra la giornalista e scrittrice olandese Femke van Zeijl che diventa sua moglie.
Nel 2013 pubblica Love Is Power, or Something Like That (tradotto in italiano come L’amore è potere, o almeno gli somiglia molto) e nel 2015 firma il suo primo romanzo Blackass (Culo nero), tradotto in molte lingue, nominato per il PEN Open Book Award, l'Hurston/Wright Legacy Award, nel 2016 è scelto dalla Chinese Foreign Literature Society come vincitore del premio 21st Century Best Foreign Novel Award.
Come Namwali Serpell nel 2014 è stato selezionato per “Africa 39”, che mirava a identificare i migliori scrittori africani under quaranta, portandoli all'attenzione mondiale. Si è trattato di un progetto dell'Hay Festival e del Rainbow Book Club che celebrava Port Harcourt, Capitale mondiale del libro UNESCO 2014.
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