- Mi è piaciuto ma l’ho trovato inquietante. Sembra che lei viva un sogno, o meglio, un incubo. Tutto quello che la circonda, l’ambiente naturale, la sua casa, le persone con le quali viene a contatto (fatta eccezione per Piter, la “strega” e suo marito) le è estraneo, ostile e incomprensibile proprio come succede nei sogni. Il suo disagio, che sfocia spesso in angoscia, potrebbe essere l’espressione inconscia del senso di colpa per quello che è accaduto sul lavoro e che l’ha costretta a licenziarsi. La sua vita ha perso senso e punti di riferimento. E così lei si sente smarrita.
·
Bella la scrittura, bello il parallelo
azione/riflessione, ma non c’è nessun amore a dispetto del titolo. Nat non
vuole darsi la colpa e fugge in un posto dove si trova spaesata, non riesce a
farsi amici né a essere benevola con loro. Ho provato disagio per i rapporti
sessuali. Amo i romanzi storici e i racconti brevi.
·
Non mi è piaciuto e l’ho letto velocemente. Le
situazioni sono troppo estreme e irreali. Il luogo è troppo isolato e lo
scontro con la comunità è troppo critico. Li vive il disagio e l’incapacità di
relazionarsi con gli altri, che sono tutte persone sole. Non si capisce perché
si ostina a stare lì. Mi ha irritata la sua sottomissione e non sembra una
traduttrice per la difficoltà di trovare le parole giuste.
·
Non mi ha entusiasmato. Le figure maschili sono
tutte negative. Forse è in un esilio volontario.
·
Alla prima impressione mi è sembrata una povera e
anche odiosa ragazza. Poi ho capito che si trattava di una figura letteraria e
il testo aveva diversi percorsi. E’ una creatura artificiale che mette in moto
la fuga dai sensi di colpa e finisce con la fuga. Si è punita da sola visto che
è stata perdonata. Il cane, umiliato e pieno di cicatrici, è la sua proiezione.
Anche l’amore è una fuga dall’amore romantico. Lei è interprete e non
traduttrice, infatti non è capace di trovare le parole da tradurre. Non è empatica
e non ha nessun contatto con l’esterno. Le sue parole allontanano anziché
avvicinare. Mi ha ricordato Antonioni e il tema dell’incomunicabilità. Non c’è
analisi psicologica. Lei è un pupazzo che serve a mettere in moto la storia.
·
Piaciuto. E’ una gigantesca traduzione sbagliata.
Lei resta impigliata nelle parole perché non sa fare il suo lavoro. C’è
indagine psicologica. Non è assertiva con nessuno. E’ passiva e mi ha ricordato
Moravia. Piter è gentile e il tedesco esplicito. Tutte le donne del “coro”,
eccetto la “strega”, sono perfide.
·
Interessante e inquietante, cattivo e minaccioso.
Sembra priva di legami familiari. Con Andreas accetta il baratto, è un rapporto
di forza tra i due sessi, dove lei all’inizio si sente superiore, ma poi
soccomberà. La traduzione non va avanti perché ha smarrito il senso della vita
e quindi delle parole.
-Anche a me ha trasmesso inquietudine, ma l’ho
apprezzato. Tra i vari livelli di lettura ci sono anche le micro-aggressioni
verso la donna che finiscono per renderle impossibile reagire e la rendono una
vittima. Mi ha ricordato la tradizione latino-americana con il divario tra
città e campagna.
·
Pensavo che il rapporto d’amore fosse con il cane,
mentre è quello tossico con Andreas. Penso che sia una donna che subisce gli
eventi e perde il controllo della sua vita.
·
Piaciuto molto, sia la scrittura sia la trama: come
farà a tirarsi fuori da questa situazione? Ha peso il fatto che è stata abusata
da piccola. Con Andreas lei accetta la proposta perché si percepisce più forte.
È incapace di ribellarsi, ma non debole perché ha il coraggio di restare.
·
Non mi è piaciuto molto. È inquietante. Non porta
avanti la traduzione e le decisioni sulla sua vita quotidiana. sempre in bilico, dubbiosa su tutto. Viene
vista dal paese come l’ultima ruota del carro perché donna e prostituta per il
rapporto con Andreas. E alla fine, per questo, rimane sconfitta.
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Raffinato e coinvolgente. Parla di miserie e anche
il contesto è triste e senza bellezza. Il tema è l’incomunicabilità e il punto
di svolta sono le perdite: dell’innocenza, dell’autostima, della forza di
volontà. Anche se alla fine trova la forza di lasciare il paese.
·
Interessante, con tanti aspetti che fanno
riflettere. La scrittura è scarna, dura, abbastanza sperimentale. E’ una grande
metafora della crisi dei rapporti in una società patriarcale: Piter vuole
normalizzarla, il padrone è aggressivo, Andreas potrebbe essere un’opportunità
ma non corrisponde i suoi sentimenti. L’ambiente grigio, la gente, la casa,
tutto è negativo perché lei è in crisi, è una donna depredata.
·
E’ un libro sulla violenza, ma anche lei lo è
perché è passivo-aggressiva: da passiva fomenta l’aggressività degli altri.
Quella con Andreas è un’esperienza individuale, non una relazione. Lei è
incapace di essere autocritica. L’unica relazione d’amore è con il cane.
·
Bellissimo, mi ha ricordato la tragedia greca con
la comunità che fa da coro. Ma è anche una storia evolutiva del corpo. Alla
fine i suoi tentativi sono serviti perché l’hanno cambiata.
· Avrebbe dovuto farsi seguire da uno psicologo per risolvere il trauma dell’abuso e invece scappa sempre e non è riuscita a crescere. Sono ben descritte le emozioni femminili.
- Mi ha ricordato Buzzati e l’ ”amore mercenario”. Lei vive sempre nel presente: non ha passato né futuro. La scrittura in terza persona forse serve a sottolineare il distacco tra lei e gli altri. Nat è sempre il soggetto del libro, non le sfugge nulla. Racconta cose sgradevoli e meno confessabili perché adesso lei vede solo questo tipo di realtà. Sembra che attragga la cattiveria per espiare l’abuso. Perturbante, denso, essenziale
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