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2023-09-29 Fattaneh Haj Seyed Javadi, La scelta di Sudabeh, traduzione di Anna Vanzan, Brioschi editore, Milano 2017, pp. 464.

 La scelta di Sudabeh – il cui titolo originale in lingua farsi riprende un verso del poeta persiano Hafez, dove la fase dell’innamoramento viene paragonato all’ubriacatura – è pubblicato per la prima volta negli anni Novanta del secolo scorso ricevendo un enorme consenso in Iran. Ben cinquantasei le riedizioni dell’opera per cui risulta essere uno dei romanzi moderni più venduti in Iran e Javadi  una delle scrittrici persiane più lette in patria. Numerose le traduzioni in altre lingue. 

Sudabeh è una giovane dell’alta borghesia iraniana contemporanea, innamorata di un uomo che la sua famiglia non approva per motivi culturali, sociali, di censo. Per impedire questo matrimonio e sperando di portare la giovane a più miti consigli la madre di Sudabeh la spinge a parlare con la zia  Mahbubeh che in gioventù ha vissuto un’esperienza analoga. 

Inizia quindi il lungo racconto di Mahbubeh  che ripercorre le tappe della sua vita sperando di aiutare la giovane nipote a fare la scelta giusta in tema d’amore. Pur provenendo da una famiglia agiata e colta Mahbubeh, ai suoi tempi, aveva deciso di sposare un ragazzo di diverso status sociale. Rifiutata dalla sua stessa famiglia sperimenterà molte difficoltà derivate dalla sua scelta. 

Che cosa deciderà Sudabeh dopo aver ascoltato il racconto di vita della zia, seguirà la ragione o il sentimento? Il finale resta aperto.

Fattaneh Haj Seyed Javadi nasce a Shiraz. Si laurea in Lingua inglese presso l’Università di Isfahan, città dove poi intraprende per qualche tempo la carriera dell’insegnamento. Ha tradotto vari romanzi dall’inglese al persiano. Con la sua seconda pubblicazione - una raccolta di racconti - la scrittrice affronta il presente più recente dell'Iran. 

 

Nel corso della discussione emerge una certa perplessità per una storia che risulta abbastanza banale, priva di un quadro storico complessivo, per cui non ci fa avanzare di molto nella conoscenza di questo paese, della sua società e della sua storia. Sarebbe stato meglio, ad esempio, leggere dello stesso editore Brioschi Suvashun, una storia persiana di Simin Daneshvar, ambientato all’epoca della seconda guerra mondiale, oppure A Teheran le lumache fanno rumore di Zahra ‘Abdi che fa immergere il lettore in una frenetica Teheran contemporanea.

Il testo viene giudicato un romanzo rosa superficiale, la cui protagonista fa tornare alla mente il libro di Paul Watzlawick Istruzioni per rendersi infelici. Nello stesso tempo sembra mettere in risalto la difficoltà di relazione tra persone di ambienti sociali e culturali diversi come accade alla protagonista Mahbubeh con il marito Rahim.

Gli interventi successivi più che parlare di romanzo rosa sottolineano i temi che emergono dal racconto: i rapporti familiari e di classe, la violenza nella famiglia, situazioni che capitano anche nel nostro mondo. Comunque alla fine Mahbubeh saprà reagire e sottrarsi alle violenze del marito con la richiesta di divorzio. Un romanzo sulla vita delle persone, sulla complessità dei rapporti familiari e della difficoltà di gestirli. 

In conclusione ad alcuni il testo non è dispiaciuto e c’è chi è rimasta colpita da quanto dice Anna Vanzan, traduttrice di La scelta di Sudabeh, a proposito delle rappresentazioni falsate sull’Iran, in circolazione in occidente, per cui si confonde la direzione politica e la società civile come fossero tutt’uno, mentre la letteratura ci offre una rappresentazione più equilibrata del paese.

Il libro, che pure si legge velocemente, ha comunque deluso chi si aspettava di apprendere qualcosa di più sull’Iran, anche se si sottolineano le molte informazioni sulla casa borghese della famiglia di Mahbubeh, perché la casa è l’ambito in cui viene relegata la donna, una casa ben diversa da quella che abiterà la protagonista dopo il matrimonio con Rahim. 

Il romanzo si legge volentieri – dichiara un’altra lettrice - perché prende sul piano emotivo ma suscita molta perplessità il manicheismo con cui tratta la classe popolare, descritta come negativa, rispetto alla classe borghese descritta come positiva. Questo punto ha creato un po’ di fastidio anche ad altri; allo stesso tempo c’è chi sostiene che il libro vada inquadrato nell’epoca in cui è stato scritto, gli anni Novanta in un paese governato dagli ayatollah, e comunque vorrà pur dire qualcosa se in Iran ha avuto tante edizioni e tuttora viene letto anche dalle giovani generazioni. Sarebbe interessante conoscere le motivazioni che hanno spinto Anna Vanzan, iranista ed esperta di questioni di genere, premiata col Mibact alla carriera per il lavoro di traduzione dal persiano e la diffusione della cultura iraniana in Italia, a tradurre e proporre al pubblico italiano La scelta di Sudabeh accanto ad altri romanzi iraniani. 

 

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