- Amo la letteratura giapponese. Una vita normale e banale viene sconvolta da un imprevisto. Bella la descrizione degli uffici ministeriali. Una strada in salita e una morte improvvisa danno il via a una storia gialla. La malattia della moglie potrebbe essere il movente dell’omicidio.
· Un destino ineluttabile che travolge tutto. Lo stile è
asciutto, ma incalzante, la tensione è creata dal linguaggio. Il protagonista cerca
di difendersi in tutti i modi, ma alla fine crolla perché non è possibile
controllare tutto.
· La tensione di questo libro è tutta giocata sulla
trasformazione psicologica di questo grigio travet che, a poco a poco, si fa
travolgere dall’ossessione di scoprire chi era veramente sua moglie, visto che
in vita per lui quasi non esisteva. E’ un uomo senza qualità e quando scopre di
essere stato tradito arriva a cancellare l’uomo che ha preso il suo posto
perché non rientra nel suo modus vivendi.
· La scrittura è scorrevole. Il protagonista ha costruito
un castello di carte che alla fine crolla. Le ultime righe rimandano ai fatti
di oggi.
· C’è l’ossessione del particolare: il terremoto, il letto
incendiato, l’abito. E il timore dello scandalo e così di perdere il lavoro che
aveva conquistato con il sudore. Ma anche la vendetta studiata con l’aiuto
dell’investigatore che finisce con l’omicidio, e la vendetta della profumiera.
La coppia invece è inesistente.
· Molto cinematografico e riprende il Giappone degli anni
’70, prima della globalizzazione. Il protagonista è il classico giapponese che
vede tutto in bianco e nero, ossessionato dal lavoro. Non c’è traccia d’affetto
per la moglie, ma diventa geloso dopo il tradimento. I personaggi sono freddi,
mentre è bella la dinamica degli eventi. Il tema dell’onore è importante per i
giapponesi. L’imprevisto fa precipitare tutto.
· L’ho letto con fatica perché non amo il genere noir. Lui
è antipatico ed ha costantemente bisogno di mostrarsi per quello che non è. Scritto
bene, cinematografico, ma non è il mio genere.
· Prevale il bianco e nero, ma ci sono anche sprazzi di
colore, per esempio quando visita gli alberghi. Molto abile nel tenere
l’attenzione anche se non succede granché. Il linguaggio è uno strumento al
servizio della storia. Lettura scorrevole.
· Mi ha annoiata per il ritmo preciso, senza sentimenti.
Lui è asettico e non reagisce neanche alla morte della moglie. L’unico
“slancio” è l’omicidio.
· E’ la fotografia precisa dell’impiegato statale anni ’70,
molto ambizioso sul lavoro. Ho provato tensione quando trova i due uomini che
possono riconoscerlo ed è incapace di controllo quando lo raggiungono. Uccide
per vendetta, in modo cruento.
· Iniziato in sordina, poi ho apprezzato l’abilità di
suscitare tensione, fatto dopo fatto. Una tensione alla Simenon per le
atmosfere cupe e pesanti. Sbaglia a prendere un passaggio proprio sul luogo del
delitto. E’ una critica feroce della società giapponese. E il finale è
accelerato come una comica di Buster
Keaton.
· A poco a poco sa suscitare nel lettore un’ansia
crescente. Lo sguardo è verso la società giapponese: l’importanza del lavoro
così gerarchico, tanto che per fare carriera arriva ad umiliarsi. Solitudine di
tutti i personaggi: i parenti della moglie spariscono quasi subito e non ha
vita sociale. Il fatto di ritrarsi dal fare sesso con lui, ma con un altro sì,
lo ferisce. Forse voleva solo punire l’amante ma, quando Kubo minaccia di
denunciarlo, perde il controllo e lo uccide.
· Bravo nel descrivere la società e i giapponesi che io
adoro. La sua ossessione non è per il lavoro, ma per la posizione sociale, per
l’etica del lavoro e le convenzioni sociali. Il rapporto freddo tra uomo e
donna ci sono ancora oggi. Alcuni dettagli non gli tornavano e da qui
l’evoluzione del protagonista che si lascia travolgere dalla rabbia perché ha
paura di perdere tutto quello che aveva costruito.
· Adoro i noir come questo libro. L’ho trovato nero perché
esprime il buio della mente del protagonista. E’ un uomo dell’ordine,
indispensabile in ufficio, e quella morte strana insieme alla scoperta del
tradimento gli fa crollare l’immagine che ha di sé. E uccide perché Kubo non
gli ha chiesto scusa. Paura, orgoglio, ambizione: i maschi e i meccanismi del
lavoro sono uguali dappertutto. L’ambiente è una critica della società
giapponese, con la cena elegante e la geisha della scena iniziale. Pieno di
simboli e ironia, come la strada in salita e quando perde il treno.
L’incomunicabilità tra marito e moglie nasce dal tipo di matrimonio che è di
convenienza.
· Nella prima parte c’è l’ossessione nel cercare i dettagli, dai fiammiferi ai secchi d’acqua. La seconda parte, invece, diventa un giallo vero e proprio.
- Da uomo normale diventa investigatore. Parte piatto e poi accelera in un crescendo irrefrenabile. E’ ironico perché è la tragedia di “un uomo ridicolo”. Capitola quando perde il controllo su di sé e sulle sue emozioni. Quasi provoca il suo destino: per la paura di venire scoperto arriva ad uccidere anche se non era la sua intenzione iniziale
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