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Una dinastia al potere di Matteo Strukul

 Report


Cosa rende un libro, “un buon libro”? Domanda insidiosa dalle molteplici e controverse risposte. Seduto su una sdraio, in spiaggia, all’ombra di una palma e rinfrancato da un bibitone ghiacciato, un adulto potrebbe trovare “La dinastia dei Medici”di M. Strukul, un libro non più che gradevole. Vedrebbe, infatti, scorrere davanti ai suoi occhi le scene del film immaginato dall’autore e fumettisticamente strutturato per “quadri”. Un film che dell’epoca medicea conserva fogge, armi, architetture, mentre si avvicina alla nostra per relazioni, dialoghi, psicologie. Le scene di sesso, molto bene articolate nei particolari anatomici, troverebbero certamente soluzione dell’empito nel freddo liquido che scioglie la gola del lettore, inaridita dal caldo estivo. Ciò risolverebbe e, soprattutto, assolverebbe, le incongruenze espressive, le metafore da dialettica ambulante, la chiosa ottocentesca assonante ad una cifra stilistica adolescenziale. L’accenno en passant al David di Donatello, meno famoso dell’omonimo di Michelangelo, troneggia fra le nozioni che rimangono dopo la lettura, insieme con la lunghezza di 22 braccia, misura del diametro della cupola del Brunelleschi e, dulcis in fundo, con la carneficina che fu la battaglia di Anghiari. Solo un adolescente impubere, cullato dal ritmo della risacca, e trascinato da ingenua freschezza potrebbe credere al fumetto narrato che, seppur preciso nella cronologia storica, lascia sperare che, col tempo, il lettore fanciullo mantenga il ricordo di un David di bronzo, ben distinto da quello di marmo, e che Anghiari non è solo famosa per il vin santo.

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