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2023-12-04 Gente di Dublino di James Joyce

 

  • Joyce, in opposizione a Proust, cerca la spersonalizzazione dell'autore e una scrittura quanto più oggettiva. Non c’è ricerca interiore, ma osservazione del mondo e della vita. Tra i racconti mi ha colpito “Un fatto doloroso”, la consapevolezza di lui di aver mancato il banchetto della vita
  • Fatica iniziale, i protagonisti mi sfuggivano, poi ho compreso la focalizzazione di questi racconti su “Paralisi e fuga”. Paralisi data dai pesi che questa gente si porta dietro, fuga come unica reazione possibile, ma non sempre va bene.
  • Senza riscatto. Come nel racconto “Eveline”, in cui a lei, biglietto fatto, manca il coraggio di andare. Lui resta a guardare.
  • Parole chiare e precise nel raccontare un paese che pure schiacciato dalla storia e dall'Inghilterra ha prodotto tanti artisti e tanti premi Nobel. I protagonist sono oppressi da famiglia, religione e politica
  • Cattolicesimo Irlandese così diverso da quello italiano, è una religione che ti piomba addosso. Poi ci sono emigrazione e attaccamento alla terra
  • Libro coraggioso, di grande denuncia. Senso di immobilismo, stasi, conseguenza della grande povertà e della politica della chiesa Irlandese. Denuncia feroce della realtà che Joyce vede nei dettagli (le cose stanno così) e senza speranza. Tra tutti i racconti ho preferito “I morti”, in cui passato e presente si perdono (o si fondono) insieme sotto la neve
  • Mi è piaciuto tantissimo il modo in cui son costruiti i racconti, come acquerelli, le frasi lapidarie, la parola 'solo', le verità finali che nel racconto non erano emerse: non una verità ma tante, a seconda di chi parla. Complessità. Novelle noir, la vita è disperata

 

 

 

 

 

 

 

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