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2024-04-08 La vita come un romanzo russo di Emmanuel Carrère

 

·       Mi ha spiazzato e non mi è molto piaciuto. È fatto di tanti tasselli che slittano l’uno sull’altro e il focus narrativo si sposta sempre. La natura narcisistica e patologica del protagonista rende difficili le relazioni con le donne. Ha difficoltà a dominare la lingua russa. Alla fine subentra la figura ingombrante della madre. Carrère è comunque uno scrittore di valore.

·       Questo libro, soprattutto all’inizio, non mi ha preso, tanto che non sono riuscita a proseguire la lettura.

·       Sono fan di Carrère, ma questo libro mi ha messo in difficoltà. È sconclusionato, senza una traccia. Ha la mania di controllo, ma la vita gli si rivolta contro. È un lungo monologo interiore. E parla di “non luoghi”, come il manicomio e la stazione, dove la gente non esiste

·       Poco chiaro, ho dovuto rileggere dei pezzi. Libro strampalato che va a velocità diverse: da un ritmo lento a uno concitato. Il personaggio è odioso e con Sophie ha una relazione tossica. La novella erotica è scritta bene. È un romanzo-contenitore di diversi argomenti dove demoni forti emergono. Non mi è piaciuto molto.

·       Spesso avrei voluto “mollarlo” anche se ha motivi di interesse. L’autore cerca le cause ereditarie della propria depressione. Le scene della gelosia sono inquietanti.

·       Dopo 20 pagine mi è venuta un’angoscia che mi ha costretta a fermarmi.

·       Mi ha intrigato perché il suo racconto lo porta alla conclusione che i colpevoli sono gli altri, mentre lui non c’entra.

·       Scrittore “scucito”, ma riesce a mettere insieme molti temi: dalla ricerca della propria origine al rapporto con la madre al mistero del nonno. Tutto è problematico e niente è risolto. Dentro questo libro ci sono tutte le sue ossessioni. Sono rimasta sconcertata.

·       È evidente la sua origine di giornalista, il suo stile ne rimane condizionato. Parla di quello che sa e che è andato a cercare. Unisce considerazioni oggettive ad altre su di sé. È un libro che parla dell’autore che, essendo disturbato, è disturbante. Ha un ego enorme ed è bipolare. Fa arrabbiare, turba per il rapporto che ha con le donne, ma è consapevole di essere così. E riesce a mettere sul piatto problemi che coinvolgono e interessano tutti. La sua scrittura è “maschile” perché non approfondisce. Fallisce in tutte le sue relazioni. È un libro perturbante e scritto benissimo.

·       L’ho scelto proprio perché è complesso. La sua sofferenza è autentica e la trasmette al lettore perché è umana. Lui è detestabile ma non riesci a detestarlo proprio perché è autentico. La sua è una ricerca confusa fatta per lenire il suo dolore. Confonde l’amore con il desiderio e il possesso e quindi il suo amore è distruttivo e non creativo.

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