· Mentre leggevo immaginavo la parlata siciliana. L’ho collegato al
Gattopardo anche se quest’ultimo è di gran lunga superiore. Nel racconto della
zia americana il linguaggio è molto interessante. La prima parte di 1848 è
fluida, la seconda un po’ pesante.
· Ho preferito La morte di Stalin per l’ironia, il singolo contro
l’istituzione onnipotente, la caduta dei miti. Anche in 1848 c’è il tema del
mutamento della classe sociale.
· È un’icona, ha aperto la strada alla letteratura sociale.
· Ho scoperto un Sciascia ironico, sarcastico e insieme drammatico. Il
linguaggio è impegnativo, ma anche leggero. La zia è una caricatura, pensa che
in Sicilia vivano come straccioni. Nella morte di Stalin critica le varie
posizioni politiche senza astio né radicalità. Calogero non si capacita che
Stalin in realtà non era un esempio di valori, ma nel suo idealismo lo
giustifica. Il ’48 ricorda il Gattopardo con la borghesia che si venderebbe
l’anima pur di conservare i suoi privilegi, mentre Antimonio è il più contorto.
Il messaggio è la speranza che i giovani siano migliori.
· Conosco Sciascia soprattutto attraverso i film. La sua analisi è di
onestà intellettuale, senza ideologie. Mi è piaciuto di meno Stalin anche se è
ironico e il primo racconto è un po’ scontato. Nel ’48 ho trovato il Gattopardo
ma al contrario perché è più sociale e meno psicologico ed è presente il tema
del trasformismo. In Antimonio c’è il rapporto lento verso la consapevolezza, è
un po’ gramsciano (“pessimismo della ragione, ottimismo della volontà). Parte
con uno sguardo ingenuo e speranzoso ma poi c’è la delusione finale, anche se
interiormente è cresciuto, come in Stalin.
· Più leggero ma anche profondo rispetto agli altri suoi libri. Sono
racconti di trasformazione. Il primo propone uno spaccato di realtà di paese e
un senso di malinconia nel vedere i mutamenti con l’arrivo degli americani. In
Stalin mi ha colpito la dirittura morale del partito in quegli anni. Nel ’48
sembra di vivere il risorgimento nel paesino. Ci sono i primi accenni alla
mafia. Antimonio è il più bello per la trasformazione del personaggio che
sviluppa ideali e sensibilità politica e torna trasformato ed evoluto.
· Libro potente e denso. Si respira la confusione data dal cambiamento.
Passa dall’ambiente privato a quello pubblico con facilità e disincanto. Si
parla di tutto: politica, religione, povertà morale della nobiltà e della
borghesia. Il tutto visto dalle classi più basse. Rispetto al Gattopardo
Sciascia non indulge nei cliché della sicilianità e non lo ritiene un mondo che
non può cambiare. Sia la zia che Stalin sono figure ambigue. Il più bello per
me è Antimonio, un saggio storico e politico. L’evoluzione del protagonista lo
porta a decidere di dover pensare solo con la sua testa. Le ideologie ammaliano
solo le persone meno colte. Demistifica tutte le imposture. L’appartenenza a
una classe è discriminante.
· Due binari: da una parte la realtà, dall’altra la ricerca della verità.
Raccontando la realtà cerca la verità delle guerre, della religione, del senso
dell’essere.
· La descrizione paradossale della realtà è una strategia per dare
giudizi politici e sociali. Si inizia a parlare di mafia.
· Il ragazzino prova disincanto nell’amore, nella politica, nella chiesa
e nella nobiltà volgare. Vengono fuori aspetti della sicilianità, come la
reticenza a parlare a causa del loro passato. I primi tre racconti sono molto
ironici, l’ultimo invece è denso di argomenti, anche dell’influenza della
guerra sull’animo umano.
· Descrive come la popolazione vive l’arrivo degli americani. Il
ragazzino scopre l’attrazione. I personaggi più rispettabili e puri di cuore
sono gli artigiani come Calogero che cerca di giustificare tutto. C’è una
scissione tra gli immigrati che disprezzano il loro paese d’origine, ma ne sono
legati indissolubilmente. Il linguaggio si adatta alla società e preannuncia
Camilleri.
· Apprezzo Sciascia per il suo impegno politico. L’ultimo racconto è
molto intenso per l’evoluzione del personaggio: la Spagna è come la Sicilia,
non cambia niente. Ma nel finale c’è speranza perché sceglie la sua vita.
· La storia si ripete, come nel Gattopardo. Nell’ultimo racconto la
coscienza, da timida, si va sviluppando e finita la guerra capisce che esiste
anche la bellezza.
· La storia e la memoria. In Antimonio c’è la presa di coscienza politica. Nel ’48 parla ricordando il passato. Antimonio mi ha ricordato “Per chi suona la campana”.
- Lavora sulla memoria e tocca temi profondi sulla natura umana e l’ambiente storico e politico che arrivano fino a noi. E’ uno scrittore che porta temi universali e ci riporta figure, come Cecè, che rimangono integre. Parla di cose comuni fin nel dettaglio, ma rimandando a un contesto generale. Scrittura civile dai molti temi, come la guerra e l’indifferenza verso il male.
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