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Entrambi i due personaggi, il militare e la ragazza, sono
nevrotici e invasati.
·
Mi ha
trasmesso uno stato di angoscia. La scrittura è nitida e precisa. Sembra di
essere nel labirinto di Arianna.
· Sono due persone sole. Lui nevrotico, non
ha potere sui suoi commilitoni. Lei non riesce a trovare la strada e non si
capisce perché vuole sapere cos’è successo. Il finale lascia a bocca aperta.
· Mi è piaciuto e mi ha emozionato la sua
scrittura così intensa. Brava nel calibrare le parole, poetiche e dettagliate.
Geniale nel dividere di netto i due episodi. Quello della ragazza è un viaggio
alla ricerca di sé. L’anonimato la rende invisibile come sono tutti gli
oppressi. I cani fanno da colonna sonora. Il “dettaglio minore” è quello che ci
porta alla verità.
· Influenzata dagli avvenimenti di oggi, ho
pensato che un dettaglio può identificare un corpo. La descrizione dettagliata
ci restituisce l’orrore e la violenza che oggi c’è in quei luoghi. Vuole
trasmetterci angoscia per renderci responsabili di ciò che accade in quei
territori.
· L’ho amato molto perché la scrittura è
angosciante, ma anche leggera. Le piccole cose generano tutto.
· Libro potente che comunica quello che si
vive in quei luoghi. Grido di aiuto e di dolore.
· Il finale te lo aspetti dall’inizio, ma lo
stesso poi non ci volevo credere. L’ossessività dei gesti sembra una difesa. La
descrizione è fisica, corporea. La vita in Palestina è come quella in un
carcere, si vive con la paura.
· Bellissimo. Quando lei inizia il viaggio è
in ansia ma parte come se dovesse seguire il suo destino. C’è una tensione
continua. Ti fa entrare nella loro vita.
· Le due parti sono speculari: la prima è
reale e gli odori che lui sente ci sono anche nella seconda parte. La ragazza
si identifica nell’araba stuprata e quando la uccidono le due parti si
sovrappongono.
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