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Questa non è una canzone d'amore di Alessandro Robecchi

 Report GDLsaggi del 19/11/2020


Alessandro Robecchi " Questa non è una canzone d'amore"

Il gruppo si è riunito il 19/11/2020 per parlare del libro di Robecchi, che purtroppo non tutti i partecipanti avevano potuto leggere, per la difficoltà di procurarsi il testo causa situazione covid. Gli interventi sono stati comunque seguiti con partecipazione e i giudizi sono stati per la maggior parte positivi.

Si è iniziato con una breve presentazione dell'autore . A. Robecchi è giornalista professionista dal 1982 ed ha alle sue spalle esperienze di vario tipo: per la radio è stato direttore programmi di Radio Popolare dal 1996 al 2001 e autore conduttore della leggendaria trasmissione "piovono pietre", prima era stato caporedattore di "Cuore" ; alla TV ha a suo attivo diverse partecipazioni , ha scritto corsivi per Ballaro' e testi per gli spettacoli di Crozza, oltre a condurre per 5 anni " Verba volant", programma sulla lingua italiana; è stato anche critico musicale sull"Unità ".

Un elemento comune a tutti i partecipanti è stata una certa difficoltà a seguire la vicenda, molto complessa ,almeno nei primi 20 capitoli, perché vede avvenire in contemporanea due eventi delittuosi e intrecciarsi simultaneamente tre indagini parallele. Il che non toglie che in generale la valutazione del romanzo è risultata positiva, sia per i contenuti , attuali,che per la modalità di scrittura, ironica e spesso dissacrante.

Dagli interventi è emerso un primo dato, che sarà poi opinione condivisa : un grande amore per la città di Milano, che non è uno scenario, ma un ambiente, che va guardato in basso, nei suoi scantinati, sottopassaggi e cantine, e in alto, nei suoi attici e sopralzi più o meno legali. Milano come la vede R. è una citta piccola dove le differenze e le diseguaglianze saltano agli occhi, basta volerle guardare. E infatti l'A. prima di scrivere una sua storia va nei luoghi dove la vuole ambientare , entra nei bar, respira l'atmosfera, come Maigret, osserva l'umanità che li frequenta, ne fa un'esperienza di vita. Vengono citati come affini Testori e Jannacci.

Viene messo in evidenza il punto di vista con cui è descritto il campo rom, senza pregiudizi, con mentalità accogliente. Viene ricordata l azione del Comune di Milano che negli anni '90, in concomitanza con le guerre che disfecero la Jugoslavia, allesti' dei campi organizzati ufficiali, ai margini della città, ad esempio a Chiaravalle.

In relazione ai campi rom viene portata all'attenzione l attuale ostilità , spesso violenta, di alcuni settori della Destra estrema . Nel Romanzo si vuole attirare l'attenzione su questo fenomeno , assai pericoloso,si vuole suonare un campanello d'allarme di grande attualità, oltre a ricordare un evento storico di cui nessuno fa mai cenno, lo sterminio di parte del popolo Rom da parte del Nazismo.

L'altra costante che accompagna tutta la vicenda è la denuncia della TV spazzatura , dove il dolore è messo in piazza e dato in pasto alla morbosità del pubblico. Il Protagonista del romanzo , che di qs Tv spazzatura peraltro vive, e bene, trova modo però di rivoltarne momentaneamente il senso in una specie di riscatto, la vittoria del l'indipendenza femminile rispetto agli stereotipi.

Una voce fuori dal coro stronca senza appello il romanzo , citando la famosa frase di Fantozzi a proposito della "Corazzata Potemkin" . Troppo complicato l intreccio, poco plausibili i personaggi, penoso il finale.

Inoltre si obietta che ql che ne esce malissimo è l'immagine della Polizia, soprattutto quel povero Ghezzi trasformato in clown, che però verrà rivalutato nei romanzi successivi assieme al collega Carella ( omaggio all' "87simo distretto" della nostra giovinezza ).
Viene riconosciuto che il finale è forzato, ma si osserva anche che R. sembra non volere che le sue trame siano prese troppo sul serio, che voglia sdrammatizzare.

Un'ultima osservazione è relativa al finale , dove ci sono due immagini che danno un segnale di speranza, dopo tanti morti : l'alba rosata in cui si conclude la serie di vicende drammatiche, una delle famose albe di Milano tanto care a Robecchi, e l immagine della ragazzina Rom con al collo la preziosa collana di una antica principessa del suo popolo, come un passaggio di testimone verso il futuro

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