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Il colibrì di Sandro Veronesi

Mi ha ricordato alcuni romanzi che abbiamo letto in passato: Stoner:soprattutto peril protagonista è un personaggio che cerca di sopravvivere, non una personalità ferma e decisa; Vargas Llosa e La ragazza cattiva per il rapporto altalenante e infine Il senso di una fine di Barnes, dove c’è una morte che resta oscura al protagonista ma che segna fortemente tutti gli sviluppi. Il romanzo è incentrato sul protagonista e sulle sue vicende e dato che è ben scritto il lettore tende ad immedesimarsi in diverse di queste situazioni. La struttura è apprezzabile nell’intreccio, con alcune anticipazioni e tentativi grafici (che non so quanto siano fondamentale, ma che in effetti riproducono vari modi di avere una conversazione.) Infine c’è il motivo del fine vita inserito in maniera in qualche modo ottimista. 

L’ho trovato snervante; questa cosa di saltare e dover ricostruire la storia non mi ha fatto continuare la lettura. 

Prima l’ho ascoltato, durante il covid: ascoltandolo avevo avuto un’esperienza molto positiva; invece rileggendolo su carta ho avuto una sensazione diversa ma la lettura permette di andare più a fondo. Come in Caos calmo l’autore cerca situazioni per stupire il lettore (es. i lunghi elenchi degli oggetti della casa) mettendo anche in mostra, secondo me, le proprie conoscenze personali. Non ho apprezzato l’ultima parte che ho trovato distaccata rispetto al resto, cercando più l’effetto. Non so se lo consiglierei anche se per me è stata una lettura piacevole.

 L'ho letto quando è uscito e l’ho riletto ora. Conosco solo Caos calmo che mi colpì per la storia ma soprattutto per gli elenchi di brani musicali artisti etc. Anche qui si ritrova un elenco degli oggetti di design. Veronesi non mi entusiasma: sembra che scriva pensando alla possibile sceneggiatura. È un libro comunque molto gradevole, scorrevole, intrigante, ben scritto ma credo manchi di sostanza. Quando arriva la nipote che appare come la generazione salvifica è deludente, poco letteraria. Claudio Piersanti ha scritto qualcosa su questo, dicendo che la scrittura di romanzi è spesso spostata verso la sceneggiatura. 

 Il mio punto di vista è un po’ diverso. Sono medico psicanalitico. Questo è un libro di una persona che sta dando una risposta ai propri interrogativi. Lui ha avuto un tumore e a me è piaciuto proprio perché ha saputo costruire un percorso di elaborazione della sofferenza. Forse la mia prospettiva è deformata dalla mia formazione ma credo che l'autore abbia cercato di dare senso alla sua esperienza: ha in qualche modo cercato di dare forma al reale. È un modo importante di dare posto alla sofferenza, che normalmente viene negata e quindi credo che il romanzo offra la possibilità di poter fare questo incontro attraverso la scrittura e lo faccia in modo riuscito 

Non avevo letto altro di Veronesi; l’ho trovato scorrevole. Il passaggio da prima a terza persona è interessante. All'inizio disorienta un po’ il lettore per la costruzione della scrittura, ma dopo le date iniziano a guidare e fanno muovere il lettore più agevolmente. Ho trovato molto attuale la figura del protagonista che viene sballottato tra varie vicende e riesce a tenere i pezzi della sua famiglia (es. fratello) ed è una cosa molto attuale. Molto toccante la descrizione della morte della figlia così come la descrizione dello sguardo: ci sono alcune pagine dedicate a questo che ho trovato molto profondo. Ogni tanto c’è anche una leggera ironia. Il finale per me è stato poetico quando arriva alla catarsi della morte, mentre è più ansiogena la parte senza punteggiatura sulla libertà e verità, ma nell’insieme questa parte per me è molto ispirata.

Ho pensato spesso, leggendo Il Colibrì di Sandro Veronesi, a quei piatti di chef stellati (di cui tra l’altro ho solo letto o sentito parlare) che presentano la portata destrutturata: il cliente è chiamato a completare l'opera del cuoco mescolando con sapienza e divertimento le parti che di solito vengono portate a tavola già amalgamate. Anche Il colibrì appare smontato, destrutturato appunto. L'autore dà la parola ai personaggi che raccontano la storia; il lettore va così avanti e indietro nel tempo con alcuni raccordi da parte del narratore. E' un'esperienza riuscita; si arriva alla conclusione soddisfatti. Il lettore va al sommario (ha le date), alle lettere, alle mail, ai messaggi e ricostruisce così la vicenda di Marco Carrera con l'amore, i lutti, le amicizie, il dolore. Un personaggio, quello di Marco, che rimarrà impresso nella memoria di chi legge; punto fermo che trova nei legami che contano la forza e la capacità di resistere. Un testo immersivo, che coinvolge e emoziona. 



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