Cerca nel blog

2023-10-10 I miei piccoli dispiaceri di Miriam Toews

 La lettura del libro è stata complessivamente gradita, il testo riprende i temi che caratterizzano la produzione dell’A. e che riguardano principalmente la libertà, i rapporti famigliari,  le questioni etiche, tra cui il fine vita e l’eutanasia

Anche in questo lavoro, i contenuti sono angosciosi, forti, forse troppi è stato notato, difficili da affrontare, ma sono stati resi con grande sensibilità e originalità, tratti di ironia, autoironia,  umorismo spesso spietato, ma per alcuni non sufficientemente approfonditi.

Il libro è intriso di dolore, la pagine un modo per affrontarlo e  resistere, ma contengono anche un messaggio di accettazione della vita stessa in tutta la sua contraddittorietà ed ambivalenza.

Nella  discussione sono emersi anche  pareri critici riguardanti sia lo stile sia il contenuto.

Lo stile è apparso ad alcuni fluido, spigliato ed e’ stato sottolineato  il tentativo della scrittrice di  rinnovare il modo di raccontare, cercando una nuova strada interessante e produttiva  che utilizzi i  termini di un linguaggio informale, quotidiano a volte addirittura scurrile. Ad alcuni, il ritmo è invece apparso un po’ sincopato e monotono, a volte un po’ involuto per l’inserimento  di improvvisi “flussi di  coscienza”, dell’uso di flashback e di salti temporali.

E’ stata particolarmente apprezzata la capacità della scrittrice di analizzare le emozioni, di descrivere la profondità dei legami familiari e soprattutto quello fra le due sorelle, così diverse, ma legatissime.

L’A. utilizza la scrittura per rielaborare il dolore e per poter continuare a vivere dopo le immani tragedie che ha dovuto affrontare, utilizzando le parole stesse per governare e filtrare le emozioni, a differenza della sorella che viene travolta dalla musica proprio perché i suoni non hanno questa capacità, sono immediati e senza sfumature.

Le emozioni non gestite finiranno proprio per travolgere la povera Elf.

Tema forte del libro è comunque l’evento suicidio e la discussione si è dilungata anche sui motivi che potrebbero averlo provocato.

È’ sembrato riduttivo ricondurlo solo alla definizione generica di depressione o disturbo mentale. L’analisi si è così allargata ed è sembrata più completa un’analisi delle motivazioni che potrebbero aver condotto al gesto estremo, già più volte tentato da Elf.

Si è parlato di disagio esistenziale, di una sensibilità, lucidità ed intelligenza sopra la media che probabilmente le hanno impedito diaccettare l’inevitabile banalità di alcuni giorni, la contraddittorietà del reale, una ricerca di senso fallita.

Questi elementi caratterizzano del resto tutta la famiglia, giudicata impropriamente “stramba”, ma in realtà straordinaria e resistente alle assurde rigidità dell’ambiente mennonita.

E’ stato però anche notato che lo stile sempre piuttosto ironico, abbia un po’ compromesso l’approfondimento e lo sviluppo del tema della morte e del suicidio.

La narrazione è apparsa un po’ lunga, soprattutto nella parte conclusiva dedicata alla ricomposizione del nucleo familiare dopo il suicidio di Elf.

Sono pagine che celebrano l’importanza degli affetti e dei vincoli familiari, l’andare avanti “nonostante”, ma che forse danno un po’  troppo l’impressione di “lieto fine” e di autoassolvimento della sorella sopravvissuta al dolore.

Osservazione interessante sul titolo: “I miei piccoli dispiaceri”: poiché il profondo dramma del suicidio, la sua elaborazione ed accettazione sono già avvenuti, la scelta del titolo  scelta potrebbe denotare  la consapevolezza che adesso siano  “piccole pene”,   nel senso che ora si possono sopportare, sono ferite che ineriscono alla vita in quanto tale.

Nessun commento:

Posta un commento