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di "contributi e stimoli alla lettura"
da parte di chiunque voglia inviarne
CONTRO LA GUERRA
Contributo
di Bruno Bechini
A chi avesse voglia di
fare altre letture sul rifiuto della guerra e dei suoi danni spaventosi,
rifiuto al centro della Trilogia della città di K, in corso di esame dal GdL,
mi sentirei di suggerire tre libri bellissimi e per di più molto brevi che ho
letto recentemente:
Daniel Anselme, La licenza,
pubblicato in Francia nel 1957 e appena ripubblicato da noi da Guanda. Critica
radicalmente la guerra (nella fattispecie quella francese in Algeria) senza
raccontarla direttamente: a darne il quadro terribile sono gli stati d'animo di
tre giovani militari in licenza a Parigi, traumatizzati dall'incubo vissuto per
18 mesi al “fronte”, a cui dovranno presto fare ritorno. L'amarezza e la
disperazione sovrastano ogni loro sentimento, esperienza ed emozione.
Magistrale (e degna del recente Nobel Patrick Modiano, cantore della Ville
Lumière) la minuziosa descrizione del vagabondaggio finale dei tre nel centro
di Parigi, in attesa dell'orario del treno per il ritorno in Algeria.
Albrecht Goes, Notte inquieta,
pubblicato in Germania nel 1950 e da poco ripubblicato in Italia da Marcos y
Marcos. In una novantina di pagine contiene la condanna senza appello della
guerra, di ogni guerra, ma di quella di Hitler in particolare, da parte di un
cappellano tedesco. Impossibile non commuoversi di fronte alla delicatezza di
questo pastore, all'innocenza e all'incoscienza del disertore condannato a
morte, alla fierezza di alcuni soldati di ogni grado contrari al Fuhrer, per
altro nel '42 (momento dell'azione) ancora osannato dalla maggioranza di
militari e civili.
Albrecht Goes, La vittima, pubblicato
in Germania nel 1955 e da noi nel 1990 da Linea d'ombra, nell'unica edizione
fuori mercato e disponibile a Milano - anche per il prestito - solo in Sormani.
Ancora più breve (solo una settantina di pagine). E' meno lineare ed efficace
del precedente, ma, avendo al centro il tema del rapporto tra Cristianesimo ed
Ebraismo sotto il Nazismo, ha un finale fulminante che gli dà il titolo e che da
solo vale la lettura.
FRESCHI DI STAMPA
Contributo di Bruno Bechini
Ian McEwan, La ballata di Adam Henry, Einaudi 2014
Adoro McEwan, di cui ho letto
tutto quanto è stato tradotto (che, nell'estrema varietà degli schemi narrativi
adottati dall'autore, comprende commedia, spionaggio, thriller, ricerca
escatologica, denuncia ecologista, narrativa per ragazzi e quant'altro) e,
anche se quest'ultimo romanzo non è a mio parere all'altezza di altre sue opere
perfette, non posso non segnalarlo agli amici del GdL. In poco più di 200
pagine vi si trovano concentrati un'infinità di temi di grande interesse (dal
rifiuto di qualsiasi fanatismo al rapporto fra religione e ragione, fra etica e
giustizia, fra musica e poesia, fra vita privata e professionale, fra legami di
coppia e fedeltà, fra gioventù e maturità, fra sesso e amore) trattati tutti
con grande finezza e con una scrittura di un'eleganza eccezionale, capace di
rendere trasparenti ed appassionanti perfino le numerose pagine che riportano
sentenze e tecnicismi giudiziari degni di manuali per professionisti del
diritto. La vicenda narrata si ispira ad un fatto realmente accaduto in Gran
Bretagna qualche tempo fa (la sentenza di un giudice - di sesso maschile –
contro il rifiuto da parte di un giovane Testimone di Geova aggredito dalla
leucemia), che viene qui però profondamente modificato, ponendo al centro di
tutto il delicato rapporto fra un giudice esperto e molto stimato - una donna
quasi sessantenne e alle prese con una improvvisa crisi coniugale - e un
ragazzo dai molti talenti prossimo al
compimento dei 18 anni. Situazione narrativa molto stimolante, ma a mio
modo di vedere non risolta adeguatamente nella parte finale. Questo il limite
più grande di un libro comunque straordinariamente affascinante e coinvolgente.
Domenico Starnone, Lacci,
Einaudi 2014
A differenza del romanzo di
McEwan, qui il tema quanto mai attuale della crisi coniugale occupa l'intera
scena e il clima è improntato ad un
pessimismo senza speranza. In sole 138 pagine a partire dagli anni '60 si copre l'arco di oltre
quarant'anni di vita di un nucleo familiare napoletano, attraverso le
testimonianze dei suoi quattro componenti. Nella prima parte a parlare in prima persona è una madre casalinga fra i
trenta e i quaranta abbandonata, insieme con i due figli, dal marito, brillante
autore televisivo, poco meno che suo coetaneo, perdutamente innamorato di una
donna molto più giovane e bella. La
situazione e in particolare la scelta della prima persona richiamerebbero - a
detta di più di un recensore - I giorni dell'abbandono, andando ad alimentare
il decennale sospetto che dietro la inafferrabile Elena Ferrante si celi
proprio questo suo prolifico collega concittadino. Nella seconda parte il
marito (lui e la moglie sono ormai ultrasettantenni) rievoca il suo pronto, ma
mesto ritorno a casa in preda ai sensi di colpa soprattutto nei confronti dei
figli e il malinconico e asfissiante ménage che ne è seguito: fra rabbia,
recriminazioni, insofferenze reciproche, dopo il ricongiungimento la coppia non
è più riuscita infatti né ad amarsi né a farsi realmente compagnia. Nella terza
parte, a mio parere la più debole sotto tutti i punti di vista, compaiono il
gatto di casa e i due figli, fra i quaranta e i cinquanta, che in un serrato
dialogo ratificano senza appello lo sfacelo di questa famiglia tenuta insieme
solo da una lunga routine dolorosa e frustrante per tutti. Starnone, com'è ben noto, è un maestro
nell'analizzare in profondità le dinamiche dell'amore e dei suoi disastri (cfr.
fra tutti l'autobiografico Via Gemito) e con la consueta inventiva e
raffinatezza stilistica ce ne dà qui una delle prove secondo me più riuscite.
Sia pure amara oltre ogni dire.
Proposte di lettura
Da Marina
Di Leo
Inizio con Abdolah Kader, iraniano, fuoriuscito dal suo Paese per motivi
politici con tutto un bagaglio di contraddizioni di odio e amore per l'Iran che
si sente costretto a lasciare.
"Il corvo", piccolo libro, racconta di nostalgie, difficoltà e
peregrinazioni di ogni tipo fino all'approdo in Olanda dove vive e ha scelto di
vivere, cercando di nutrire la sua passione più grande, scrivere. Ho conosciuto
questo scrittore due anni fa in un incontro a Book City, un tipo molto
interessante, pieno di ironia e saggezza. Una lettura che in questo
periodo può illuminare, soprattutto per chi sia interessato al tema delle
migrazioni e dei complessi risvolti che hanno sulla vita e sulla storia
anche soggettiva di una persona.
Sempre sul tema migrazioni, lascio momentaneamente la narrativa per
segnalare tre saggi. Il primo è di Francesca Borri, giovane giornalista
freelance, coraggiosissima che ha vissuto i suoi ultimi anni tra la Siria e il
Libano, il suo libro "La guerra
dentro", è una specie di dolentissimo monologo/flusso continuo di
lei che vive sulla pelle e nel cuore la realtà siriana in tutto il suo orrore e
insensatezza. Molto interessante il suo punto di vista sul circo mediatico
internazionale intorno alle guerre attuali.
L'altro saggio è di Loretta Napoleoni "Isis", il
sottotitolo annuncia: "lo stato del terrore, chi sono e cosa vogliono le
milizie islamiche che minacciano il mondo". Certo è un po' roboante, ma al
di là del lancio pubblicitario, questo libro mi ha aiutato un po' di più a
capire gli scenari e le forze in gioco sul terreno mediorientale e non solo.
Terzo saggio sempre sul tema: "Il
jihadista della porta accanto" di Khaled Fouad Allam, scrittore,
giornalista (collabora col Sole 24 ore), docente all'università di Trieste dove
insegna Sociologia del mondo musulmano, la sua analisi è molto lucida e il suo
punto di vista, pacifista e non solo, chiarisce bene la posizione di tanti
musulmani che nulla hanno a che vedere con i deliri dell'Isis e delle altre formazioni
jihadiste.
Da ultimo, torno sulla narrativa per segnalare i romanzi di Elizabeth
von Arnim (1866-1941), australiana di nascita, ma vissuta in Inghilterra. Tutto
quello che ho letto di suo mi è piaciuto, ha uno stile ironico, divertito e
scrive molto bene. Alcuni titoli: "Il
circolo delle ingrate", "Amore" e "La fattoria dei
gelsomini".
Suggerimenti di libri e film
da parte di Laura, Maria Teresa e Dunia
Il mondo Musulmano oggi: spunti per
comprendere meglio e riflettere
Laura C
Io proporrei, ora più che mai, "Il fondamentalista riluttante"
di Mohsin Hamid (poco a che vedere con film omonimo), molto emblematico
M. Teresa
In relazione alla proposta di
Laura e ai terribili fatti di Parigi potrebbe essere utile, per una
comprensione del fenomeno terroristico musulmano, la lettura di " Una vita con l'Islam " di Abu
Zayd, sulla nascita e la diffusione del movimento dei Fratelli Musulmani,
da cui hanno avuto origine poi quasi tutti gli altri movimenti di opposizione
nei Paesi Arabi.
Un caso a parte è quello
palestinese, a proposito del quale ricordo un film che qualche anno fa mi colpì moltissimo, " Paradise now" del palestinese Hany Abu-Assad.
Penso che si trovino
entrambi in qualche biblioteca.
Dunia
ciao, sono Dunia (non sto più
venendo al gr. lettura ma vi leggo sempre).
volevo dire che di Paradise now
(un film molto bello anche secondo me) ci sono 7 copie nelle bibl. rionali e
del libro "Una vita per l'islam" (che non conosco) ce n'è una copia
alla valv. peroni e 1 in
sormani
Philip Roth:
4 titoli
Proposti da Mariella
Il mio suggerimento di
lettura è rivolto a Philip Roth e
alcuni suoi romanzi recentemente proposti o ripubblicati da Einaudi. Mi
riferisco in particolare a: La Nostra Gang,
Quando lei era buona, Patrimonio e la Controvita.
Non mi dilungo sulla
figura di Roth, romanziere americano contemporaneo ben noto al largo pubblico e
famoso per il suo affrontare con tratti ironici, provocatori, dissacranti e a
volte feroci i temi fondamentali legati alla vita, alla morte ed al sesso,
spesso inteso come legame imprescindibile tra le due. La sua produzione
letteraria è vastissima, di lui ho letto molto, non sempre sono arrivata alla
fine, ma senza dubbio per me rimane un autore straordinario.
“La Nostra Gang “ , scritto nel 1971
Una satira feroce e
spietata di Nixon, dei suoi collaboratori e della sua politica. Scritto nel
1971, un anno prima dello scandalo dello WaterGate e 3 anni prima delle
dimissioni di Nixon, è stato definito “un romanzo profetico”. Una lunga serie
di dialoghi e monologhi in cui Nixon, da quacchero fervente e intransigente, si
erge a strenuo baluardo contro l’aborto e per i diritti dei “non nati” mentre: non
si cura dello sterminio di interi villaggi di donne, vecchi e bambini in
Vietnam, si prepara a bombardare la Danimarca, accusata di essere uno stato
“pornografico” e fa disperdere nel sangue una dimostrazione di boy scout rei di
averlo “diffamato”.
Ipocrisia, cinismo, doppiezza
e opportunismo dei politici capaci di dire tutto e l’opposto di tutto, di
ribaltare qualsiasi discorso e/o situazione a loro favore, facendo comunque
credere alle masse di sacrificarsi sempre ed esclusivamente per loro.
MAGISTRALE e quanto mai attuale.
“Quando lei era buona” , scritto
nel 1965
Caso unico nei romanzi di
Roth, la protagonista assoluta del romanzo è una donna: Lucy Nelson con alle spalle un’infanzia segnata da un
padre alcolizzato e violento alla quale reagirà con una rabbia ferocemente
moralista che la porterà alla catastrofe. Roth descrive uno spezzone di vita in
cui affiorano sentimenti, desideri e rancori, delineando crudelmente un
affresco della società americana di quegli anni. Lucy Nelson non è che una
piccola donna che conduce una lotta titanica intrapresa non solo per cambiare
chi la circonda ma anche tutto ciò che deriva da queste relazioni di facciata..
La sua battaglia disperata e disperante per correggere gli uomini che la
circondano e per diventare “la piu’ buona” avrà un esito tragico di cui lei
risulterà la prima e forse unica vittima. Un romanzo asciutto con un ritmo
incessante che procede in modo ineluttabile fino alla sua fine, come un’antica
tragedia greca.
“Patrimonio – Una storia vera ” , scritto nel 1991
Il libro è una cronaca in
diretta, cruda ma estremamente coinvolgente e toccante, della malattia e della
morte del padre dell’autore. I temi sono quelli consueti di Roth : la malattia,
il dolore , il degrado fisico, la morte, al suo solito affrontati con un linguaggio
lucido, duro, diretto. Ma è soprattutto un libro-memoria sul confronto tra due
generazioni, sul ribaltamento dei ruoli ( il figlio che si fa mamma) , e sul
desiderio/necessità di mantenere vivo il ricordo di quelle radici familiari etniche
e religiose fino ad allora vissute come opprimenti, soffocanti e castranti e
che invece ora appaiono come il lascito più importante e significativo ( il patrimonio del titolo) da parte del
genitore. Un libro “Per la nostra
famiglia, i vivi e i morti” come recita la dedica dell’autore.
“la controvita”, scritto nel 1986
Un Roth tra Pirandello e Kafka.
Un romanzo che sorprende e spiazza il lettore. Un gioco di specchi in cui tutto si riflette senza essere mai essere
effettivamente reale, un puzzle, un libro delirante , un cifrario
sperimentale con nessuna soluzione definitiva. Romanzo,
meta-romanzo e, infine, contro romanzo. Roth monta un marchingegno
narrativo in cui la trama del romanzo, come una perfetta macchina a incastro,
cambia continuamente prospettiva in un alternarsi di narrazione e
contro-narrazione. Un finale Pirandelliano, in cui personaggi e
meta-personaggi, scambiandosi continuamente di ruolo, parlano tra loro e con i
loro creatori, cercando di spiegare, giustificare (o smentire) le loro ansie e
aspirazioni di cambiamento verso una nuova (contro) vita.
Un romanzo denso di senso
e di profonde riflessioni – sulla potenza della letteratura e le mistificazioni
dello scrivere – ma anche su temi ben più concreti come la questione ebraica,
l’identità, il sesso, i legami familiari, il tradimento, l’invecchiamento, e la
morte.
Un assaggio di fantascienza
proposta di Mariella
cari tutti, per chi volesse fare un assaggio di
fantascienza vi inserisco il link a questo fantastico racconto di Fredrick
Brown, che Stefania ci aveva letto all'inizio del breve ciclo dedicato alla
fantascienza da lei curato.
http://www.coris.uniroma1.it/sites/default/files/sentinella.pdf
http://www.coris.uniroma1.it/sites/default/files/sentinella.pdf
di mio aggiungo un paio di titoli che ho trovato degni:
- Theodore Sturgeon : Cristalli Sognanti
- J.B. Ballard : L'isola di cemento
- Philips Dick : Follia per sette clan
@Bruno,
RispondiEliminaBruno, ti ringrazio per i consigli di lettura: ho appena finito “Notte inquieta” di Albrecht Goes: l’ho trovato veramente intenso e toccante per come è scritto e per i sentimenti che suscita, ma penso che sia un testo importante anche per il tema che tratta, soprattutto se si pensa che la pubblicazione è avvenuta nella Germania Federale nell’immediato dopoguerra.
L’autore, a mio parere, dimostra coraggio: nel ’50, pur a dittatura finita, non doveva essere facile affrontare certi argomenti nella Bundesrepublik, dove l’adesione al nazismo e i ricordi di guerra erano, e sarebbero rimasti per molti anni ancora, un tabù, un rimosso. La questione della colpa (la cosiddetta Schuldfrage) meriterebbe un discorso lungo, ma basti dire che ancora nel 1971, il gesto memorabile di Willy Brandt, l’inginocchiamento a Varsavia davanti al monumento dedicato ai caduti del ghetto e la conseguente ammissione di responsabilità, non fu gradito dalla maggior parte dei tedeschi federali: non condividevano che il Cancelliere avesse chiesto scusa per le sofferenze e atrocità inflitte in quel luogo – la Varsavia del ghetto – per mano tedesca.
L’autore (di cui non avevo mai sentito parlare) sembra non risentire di questi condizionamenti, si esprime con chiarezza sulla guerra, sulla Wehrmacht, sull’occupazione scaturita dall’aggressione all’URSS e l’io narrante ci comunica con efficacia tutta la lacerazione che l’appartenenza ai ranghi militari gli procura.
Insomma, un bel libro, sia per la forza di coinvolgimento, sia per il tema storico affrontato. Visto che questo mi è piaciuto, di Albrecht Goes ho prenotato anche “La vittima”; anche perché, anch’esso, non è molto lungo e forse riesco a farlo rientrare nel mio elenco tra un libro e l’altro.
Ciao a tutti,
Mariangela
non saprei, ma circa la conoscenza dell'islam suggerirei la lettura del saggio/racconto di JACK BEECHING, LA BATTAGLIA DI LEPANTO. BOMPIANI 2000 l'evento è del 1570 ma troverete subito una sovrapposizione quasi perfetta con la storia quotidiana se cosi si può dire, occorrerà spostare lo stencil per trovare le giuste posizioni.
RispondiEliminap.s.: vorrei dire una cosa forse fondamentale per un approccio corretto:
RispondiEliminasecondo me non esiste differenza tra il mondo musulmano di oggi e quello di ieri, tutto è quasi identico, il califfo usa la spada per imporre la sua religione, non altro. in riferimento al titolo proposto: IL MONDO MUSULMANO OGGI. cambiano le circostanze che scatenano l'azione ed i luoghi ove questo avviene.
p.s.: vorrei dire una cosa forse fondamentale per un approccio corretto:
RispondiEliminasecondo me non esiste differenza tra il mondo musulmano di oggi e quello di ieri, tutto è quasi identico, il califfo usa la spada per imporre la sua religione, non altro. in riferimento al titolo proposto: IL MONDO MUSULMANO OGGI. cambiano le circostanze che scatenano l'azione ed i luoghi ove questo avviene.