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martedì 25 novembre 2014

Suggerimenti di Lettura

Spazio riservato alla pubblicazione

 di "contributi e stimoli alla lettura"

da parte di chiunque voglia inviarne



CONTRO LA GUERRA
Contributo di Bruno Bechini


           A chi avesse voglia di fare altre letture sul rifiuto della guerra e dei suoi danni spaventosi, rifiuto al centro della Trilogia della città di K, in corso di esame dal GdL, mi sentirei di suggerire tre libri bellissimi e per di più molto brevi che ho letto recentemente:

Daniel Anselme, La licenza, pubblicato in Francia nel 1957 e appena ripubblicato da noi da Guanda. Critica radicalmente la guerra (nella fattispecie quella francese in Algeria) senza raccontarla direttamente: a darne il quadro terribile sono gli stati d'animo di tre giovani militari in licenza a Parigi, traumatizzati dall'incubo vissuto per 18 mesi al “fronte”, a cui dovranno presto fare ritorno. L'amarezza e la disperazione sovrastano ogni loro sentimento, esperienza ed emozione. Magistrale (e degna del recente Nobel Patrick Modiano, cantore della Ville Lumière) la minuziosa descrizione del vagabondaggio finale dei tre nel centro di Parigi, in attesa dell'orario del treno per il ritorno in Algeria.

Albrecht Goes, Notte inquieta, pubblicato in Germania nel 1950 e da poco ripubblicato in Italia da Marcos y Marcos. In una novantina di pagine contiene la condanna senza appello della guerra, di ogni guerra, ma di quella di Hitler in particolare, da parte di un cappellano tedesco. Impossibile non commuoversi di fronte alla delicatezza di questo pastore, all'innocenza e all'incoscienza del disertore condannato a morte, alla fierezza di alcuni soldati di ogni grado contrari al Fuhrer, per altro nel '42 (momento dell'azione) ancora osannato dalla maggioranza di militari e civili.

Albrecht Goes, La vittima, pubblicato in Germania nel 1955 e da noi nel 1990 da Linea d'ombra, nell'unica edizione fuori mercato e disponibile a Milano - anche per il prestito - solo in Sormani. Ancora più breve (solo una settantina di pagine). E' meno lineare ed efficace del precedente, ma, avendo al centro il tema del rapporto tra Cristianesimo ed Ebraismo sotto il Nazismo, ha un finale fulminante che gli dà il titolo e che da solo vale la lettura.




FRESCHI DI STAMPA

 Contributo di Bruno Bechini


Ian McEwan, La ballata di Adam Henry, Einaudi 2014

Adoro McEwan, di cui ho letto tutto quanto è stato tradotto (che, nell'estrema varietà degli schemi narrativi adottati dall'autore, comprende commedia, spionaggio, thriller, ricerca escatologica, denuncia ecologista, narrativa per ragazzi e quant'altro) e, anche se quest'ultimo romanzo non è a mio parere all'altezza di altre sue opere perfette, non posso non segnalarlo agli amici del GdL. In poco più di 200 pagine vi si trovano concentrati un'infinità di temi di grande interesse (dal rifiuto di qualsiasi fanatismo al rapporto fra religione e ragione, fra etica e giustizia, fra musica e poesia, fra vita privata e professionale, fra legami di coppia e fedeltà, fra gioventù e maturità, fra sesso e amore) trattati tutti con grande finezza e con una scrittura di un'eleganza eccezionale, capace di rendere trasparenti ed appassionanti perfino le numerose pagine che riportano sentenze e tecnicismi giudiziari degni di manuali per professionisti del diritto. La vicenda narrata si ispira ad un fatto realmente accaduto in Gran Bretagna qualche tempo fa (la sentenza di un giudice - di sesso maschile – contro il rifiuto da parte di un giovane Testimone di Geova aggredito dalla leucemia), che viene qui però profondamente modificato, ponendo al centro di tutto il delicato rapporto fra un giudice esperto e molto stimato - una donna quasi sessantenne e alle prese con una improvvisa crisi coniugale - e un ragazzo dai molti talenti prossimo al  compimento dei 18 anni. Situazione narrativa molto stimolante, ma a mio modo di vedere non risolta adeguatamente nella parte finale. Questo il limite più grande di un libro comunque straordinariamente affascinante e coinvolgente.

Domenico Starnone, Lacci, Einaudi 2014

A differenza del romanzo di McEwan, qui il tema quanto mai attuale della crisi coniugale occupa l'intera scena e il clima è improntato ad  un pessimismo senza speranza. In sole 138 pagine a partire  dagli anni '60 si copre l'arco di oltre quarant'anni di vita di un nucleo familiare napoletano, attraverso le testimonianze dei suoi quattro componenti. Nella prima parte a parlare  in prima persona è una madre casalinga fra i trenta e i quaranta abbandonata, insieme con i due figli, dal marito, brillante autore televisivo, poco meno che suo coetaneo, perdutamente innamorato di una donna molto più giovane e bella.  La situazione e in particolare la scelta della prima persona richiamerebbero - a detta di più di un recensore - I giorni dell'abbandono, andando ad alimentare il decennale sospetto che dietro la inafferrabile Elena Ferrante si celi proprio questo suo prolifico collega concittadino. Nella seconda parte il marito (lui e la moglie sono ormai ultrasettantenni) rievoca il suo pronto, ma mesto ritorno a casa in preda ai sensi di colpa soprattutto nei confronti dei figli e il malinconico e asfissiante ménage che ne è seguito: fra rabbia, recriminazioni, insofferenze reciproche, dopo il ricongiungimento la coppia non è più riuscita infatti né ad amarsi né a farsi realmente compagnia. Nella terza parte, a mio parere la più debole sotto tutti i punti di vista, compaiono il gatto di casa e i due figli, fra i quaranta e i cinquanta, che in un serrato dialogo ratificano senza appello lo sfacelo di questa famiglia tenuta insieme solo da una lunga routine dolorosa e frustrante per tutti.  Starnone, com'è ben noto, è un maestro nell'analizzare in profondità le dinamiche dell'amore e dei suoi disastri (cfr. fra tutti l'autobiografico Via Gemito) e con la consueta inventiva e raffinatezza stilistica ce ne dà qui una delle prove secondo me più riuscite. Sia pure amara oltre ogni dire.

Proposte di lettura
Da Marina Di Leo


Inizio con Abdolah Kader, iraniano, fuoriuscito dal suo Paese per motivi politici con tutto un bagaglio di contraddizioni di odio e amore per l'Iran che si sente costretto a lasciare.
"Il corvo", piccolo libro, racconta di nostalgie, difficoltà e peregrinazioni di ogni tipo fino all'approdo in Olanda dove vive e ha scelto di vivere, cercando di nutrire la sua passione più grande, scrivere. Ho conosciuto questo scrittore due anni fa in un incontro a Book City, un tipo molto interessante, pieno di ironia e saggezza. Una lettura che in questo periodo può illuminare, soprattutto per chi sia interessato al tema delle migrazioni e dei complessi risvolti che hanno sulla vita e sulla storia anche soggettiva di una persona.

Sempre sul tema migrazioni, lascio momentaneamente la narrativa per segnalare tre saggi. Il primo è di Francesca Borri, giovane giornalista freelance, coraggiosissima che ha vissuto i suoi ultimi anni tra la Siria e il Libano, il suo libro "La guerra dentro", è una specie di dolentissimo monologo/flusso continuo di lei che vive sulla pelle e nel cuore la realtà siriana in tutto il suo orrore e insensatezza. Molto interessante il suo punto di vista sul circo mediatico internazionale intorno alle guerre attuali.

L'altro saggio è di Loretta Napoleoni "Isis", il sottotitolo annuncia: "lo stato del terrore, chi sono e cosa vogliono le milizie islamiche che minacciano il mondo". Certo è un po' roboante, ma al di là del lancio pubblicitario, questo libro mi ha aiutato un po' di più a capire gli scenari e le forze in gioco sul terreno mediorientale e non solo.

Terzo saggio sempre sul tema: "Il jihadista della porta accanto" di Khaled Fouad Allam, scrittore, giornalista (collabora col Sole 24 ore), docente all'università di Trieste dove insegna Sociologia del mondo musulmano, la sua analisi è molto lucida e il suo punto di vista, pacifista e non solo, chiarisce bene la posizione di tanti musulmani che nulla hanno a che vedere con i deliri dell'Isis e delle altre formazioni jihadiste.

Da ultimo, torno sulla narrativa per segnalare i romanzi di Elizabeth von Arnim (1866-1941), australiana di nascita, ma vissuta in Inghilterra. Tutto quello che ho letto di suo mi è piaciuto, ha uno stile ironico, divertito e scrive molto bene. Alcuni titoli: "Il circolo delle ingrate", "Amore" e "La fattoria dei gelsomini".



Suggerimenti di libri e film
da parte di Laura, Maria Teresa e Dunia

Il mondo Musulmano oggi: spunti per comprendere meglio e riflettere

Laura C
Io proporrei, ora più che mai, "Il fondamentalista riluttante" di Mohsin Hamid (poco a che vedere con film omonimo), molto emblematico

M. Teresa

In relazione alla proposta di Laura e ai terribili fatti di Parigi potrebbe essere utile, per una comprensione del fenomeno terroristico musulmano, la lettura di " Una vita con l'Islam " di Abu Zayd, sulla nascita e la diffusione del movimento dei Fratelli Musulmani, da cui hanno avuto origine poi quasi tutti gli altri movimenti di opposizione  nei Paesi Arabi.  

 Un caso a parte è quello palestinese, a proposito del quale ricordo un film che qualche anno fa mi colpì moltissimo, " Paradise now" del palestinese Hany Abu-Assad.      
 Penso che si trovino entrambi in qualche biblioteca.  

Dunia

ciao, sono Dunia (non sto più venendo al gr. lettura ma vi leggo sempre).
volevo dire che di Paradise now (un film molto bello anche secondo me) ci sono 7 copie nelle bibl. rionali e del libro "Una vita per l'islam" (che non conosco) ce n'è una copia alla valv. peroni e 1 in sormani


Philip Roth: 4 titoli

Proposti da Mariella



Il mio suggerimento di lettura è rivolto a Philip Roth e alcuni suoi romanzi recentemente proposti o ripubblicati da Einaudi. Mi riferisco in particolare a: La Nostra Gang, Quando lei era buona, Patrimonio e la Controvita.

Non mi dilungo sulla figura di Roth, romanziere americano contemporaneo ben noto al largo pubblico e famoso per il suo affrontare con tratti ironici, provocatori, dissacranti e a volte feroci i temi fondamentali legati alla vita, alla morte ed al sesso, spesso inteso come legame imprescindibile tra le due. La sua produzione letteraria è vastissima, di lui ho letto molto, non sempre sono arrivata alla fine, ma senza dubbio per me rimane un autore straordinario.  

“La Nostra Gang “ , scritto nel 1971

Una satira feroce e spietata di Nixon, dei suoi collaboratori e della sua politica. Scritto nel 1971, un anno prima dello scandalo dello WaterGate e 3 anni prima delle dimissioni di Nixon, è stato definito “un romanzo profetico”. Una lunga serie di dialoghi e monologhi in cui Nixon, da quacchero fervente e intransigente, si erge a strenuo baluardo contro l’aborto e per i diritti dei “non nati” mentre: non si cura dello sterminio di interi villaggi di donne, vecchi e bambini in Vietnam, si prepara a bombardare la Danimarca, accusata di essere uno stato “pornografico” e fa disperdere nel sangue una dimostrazione di boy scout rei di averlo “diffamato”. 
Ipocrisia, cinismo, doppiezza e opportunismo dei politici capaci di dire tutto e l’opposto di tutto, di ribaltare qualsiasi discorso e/o situazione a loro favore, facendo comunque credere alle masse di sacrificarsi sempre ed esclusivamente per loro. MAGISTRALE e quanto mai attuale.

“Quando lei era buona” ,  scritto nel 1965

Caso unico nei romanzi di Roth, la protagonista assoluta del romanzo è una donna: Lucy Nelson  con alle spalle un’infanzia segnata da un padre alcolizzato e violento alla quale reagirà con una rabbia ferocemente moralista che la porterà alla catastrofe. Roth descrive uno spezzone di vita in cui affiorano sentimenti, desideri e rancori, delineando crudelmente un affresco della società americana di quegli anni. Lucy Nelson non è che una piccola donna che conduce una lotta titanica intrapresa non solo per cambiare chi la circonda ma anche tutto ciò che deriva da queste relazioni di facciata.. La sua battaglia disperata e disperante per correggere gli uomini che la circondano e per diventare “la piu’ buona” avrà un esito tragico di cui lei risulterà la prima e forse unica vittima. Un romanzo asciutto con un ritmo incessante che procede in modo ineluttabile fino alla sua fine, come un’antica tragedia greca.

“Patrimonio – Una storia vera ” , scritto nel 1991

Il libro è una cronaca in diretta, cruda ma estremamente coinvolgente e toccante, della malattia e della morte del padre dell’autore. I temi sono quelli consueti di Roth : la malattia, il dolore , il degrado fisico, la morte, al suo solito affrontati con un linguaggio lucido, duro, diretto. Ma è soprattutto un libro-memoria sul confronto tra due generazioni, sul ribaltamento dei ruoli ( il figlio che si fa mamma) , e sul desiderio/necessità di mantenere vivo il ricordo di quelle radici familiari etniche e religiose fino ad allora vissute come opprimenti, soffocanti e castranti e che invece ora appaiono come il lascito più importante e significativo ( il patrimonio del titolo) da parte del genitore.  Un libro “Per la nostra famiglia, i vivi e i morti” come recita la dedica dell’autore.

“la controvita”, scritto nel 1986

Un Roth tra Pirandello e Kafka. Un romanzo che sorprende e spiazza il lettore. Un gioco di specchi in cui tutto si riflette senza essere mai essere effettivamente reale, un puzzle, un libro delirante , un cifrario sperimentale con nessuna soluzione definitiva.  Romanzo, meta-romanzo e, infine, contro romanzo. Roth monta un marchingegno narrativo in cui la trama del romanzo, come una perfetta macchina a incastro, cambia continuamente prospettiva in un alternarsi di narrazione e contro-narrazione. Un finale Pirandelliano, in cui personaggi e meta-personaggi, scambiandosi continuamente di ruolo, parlano tra loro e con i loro creatori, cercando di spiegare, giustificare (o smentire) le loro ansie e aspirazioni di cambiamento verso una nuova (contro) vita.
Un romanzo denso di senso e di profonde riflessioni – sulla potenza della letteratura e le mistificazioni dello scrivere – ma anche su temi ben più concreti come la questione ebraica, l’identità, il sesso, i legami familiari, il tradimento, l’invecchiamento, e la morte.




Un assaggio di fantascienza

proposta di Mariella



cari tutti,  per chi volesse fare un assaggio di fantascienza vi inserisco il link a questo fantastico racconto di Fredrick Brown, che Stefania ci aveva letto all'inizio del breve ciclo dedicato alla fantascienza da lei curato.

http://www.coris.uniroma1.it/sites/default/files/sentinella.pdf



di mio aggiungo un paio di titoli che ho trovato degni:
  • Theodore Sturgeon : Cristalli Sognanti
  • J.B. Ballard : L'isola di cemento
  • Philips Dick : Follia per sette clan


 
 

4 commenti:

  1. @Bruno,
    Bruno, ti ringrazio per i consigli di lettura: ho appena finito “Notte inquieta” di Albrecht Goes: l’ho trovato veramente intenso e toccante per come è scritto e per i sentimenti che suscita, ma penso che sia un testo importante anche per il tema che tratta, soprattutto se si pensa che la pubblicazione è avvenuta nella Germania Federale nell’immediato dopoguerra.

    L’autore, a mio parere, dimostra coraggio: nel ’50, pur a dittatura finita, non doveva essere facile affrontare certi argomenti nella Bundesrepublik, dove l’adesione al nazismo e i ricordi di guerra erano, e sarebbero rimasti per molti anni ancora, un tabù, un rimosso. La questione della colpa (la cosiddetta Schuldfrage) meriterebbe un discorso lungo, ma basti dire che ancora nel 1971, il gesto memorabile di Willy Brandt, l’inginocchiamento a Varsavia davanti al monumento dedicato ai caduti del ghetto e la conseguente ammissione di responsabilità, non fu gradito dalla maggior parte dei tedeschi federali: non condividevano che il Cancelliere avesse chiesto scusa per le sofferenze e atrocità inflitte in quel luogo – la Varsavia del ghetto – per mano tedesca.

    L’autore (di cui non avevo mai sentito parlare) sembra non risentire di questi condizionamenti, si esprime con chiarezza sulla guerra, sulla Wehrmacht, sull’occupazione scaturita dall’aggressione all’URSS e l’io narrante ci comunica con efficacia tutta la lacerazione che l’appartenenza ai ranghi militari gli procura.

    Insomma, un bel libro, sia per la forza di coinvolgimento, sia per il tema storico affrontato. Visto che questo mi è piaciuto, di Albrecht Goes ho prenotato anche “La vittima”; anche perché, anch’esso, non è molto lungo e forse riesco a farlo rientrare nel mio elenco tra un libro e l’altro.

    Ciao a tutti,
    Mariangela

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  2. non saprei, ma circa la conoscenza dell'islam suggerirei la lettura del saggio/racconto di JACK BEECHING, LA BATTAGLIA DI LEPANTO. BOMPIANI 2000 l'evento è del 1570 ma troverete subito una sovrapposizione quasi perfetta con la storia quotidiana se cosi si può dire, occorrerà spostare lo stencil per trovare le giuste posizioni.

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  3. p.s.: vorrei dire una cosa forse fondamentale per un approccio corretto:
    secondo me non esiste differenza tra il mondo musulmano di oggi e quello di ieri, tutto è quasi identico, il califfo usa la spada per imporre la sua religione, non altro. in riferimento al titolo proposto: IL MONDO MUSULMANO OGGI. cambiano le circostanze che scatenano l'azione ed i luoghi ove questo avviene.

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  4. p.s.: vorrei dire una cosa forse fondamentale per un approccio corretto:
    secondo me non esiste differenza tra il mondo musulmano di oggi e quello di ieri, tutto è quasi identico, il califfo usa la spada per imporre la sua religione, non altro. in riferimento al titolo proposto: IL MONDO MUSULMANO OGGI. cambiano le circostanze che scatenano l'azione ed i luoghi ove questo avviene.

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