Tutti i partecipanti hanno espresso un parere molto positivo sulla lettura del libro, apprezzandone la scrittura, la modernità dello stile, la precisione linguistica, l’essenzialità del linguaggio e la particolarità di aver costruito tutto il racconto attraverso i personaggi. Di essi, l’autore fa una fotografia cruda: tutti si muovono per secondi fini, mossi dall’egoismo e da un attaccamento morboso al denaro, unica ragione di vita, spregiudicati nel cercare di raggiungere i propri obiettivi ed ambizioni insulsi, incapaci di qualsiasi sentimento. E’ stato notato che nei loro confronti, l’autore mostra freddezza, ha un atteggiamento accusatorio e duro: non si salva nessuno. Sono state fatte diverse considerazioni sul personaggi principale, GOLDER di cui si descrive la morte. Ad alcuni dei presenti è apparso vittima di sé stesso, della sua spregiudicatezza ed avidità e solo quando si trova di fronte alla malattia e alla morte, sembra riscattarsi, trovare un briciolo di umanità, mostrando affetto per la figlia (che forse non è nemmeno sua - altra umiliazione al suo orgoglio, altro fallimento), alla quale vuole procurare il denaro che le servirà dopo la sua dipartita e nei confronti del ragazzo che, casualmente, lo assiste durante l’agonia e al quale regala tutto il denaro che possiede in quel momento. Per altri, invece, non c’è nessuna trasformazione, anche se l’affetto per la figlia è autentico. La ragazza rappresenta la vita e quello che anche lui avrebbe voluto fare, ma non ne è stato capace, travolto dalla smania di accumulare soldi, da raggiri, vendette, e da una volontà di riscatto dalla passata povertà, che non ha mai avuto fine, nonostante la ricchezza ammassata con avidità e soprattutto spregiudicatezza estrema. (di fatto è responsabile del suicidio del suicidio di Marcus) . L’esito esistenziale ed anche materiale di tale vita è stato tragico: Golder spesso si sente “soffocare” e si ammala di “cuore”, consumato da anni di rancori , invidie sociali fini a se stesse. Moglie e figlia sono personaggi altrettanto terrificanti e quando entrano in scena contribuiscono a rendere ancora più cupo e senza alcuna speranza il quadro. Sono la rappresentazione della decadenza morale (Gloria, la moglie) e del futuro già corrotto (Joyce, la figlia). L’atteggiamento del ragazzo di fronte alla morte di Golder, non è del tutto chiaro, perchè se ne va con i soldi che lui gli ha dato, ma non sembra accettare l’ammonimento di Golder stesso sull’inganno che nasconde l’accumulo di ricchezza fine a sé stesso. Ampia parte della discussione è stata occupata dalla presenza dominante nel racconto, di elementi autobiografici riguardanti l’origine ebraica della Newmirosky, perchè è stato notato che l’A. nel romanzo, utilizza spesso i classici stereotipi attribuiti agli Ebrei, nei confronti dei quali dà giudizi durissimi, al limite dell’antisemitismo. Ci si è chiesto se l’autore ebrea e donna, abbia proiettato nei personaggi elementi fondamentali della sua vita, se ci siano un po’ dei suoi vissuti perchè è durissima con il suo popolo e si nota nel testo una esplicita e notevole intensità emotiva oltre ad risentimento acceso. A questo proposito alcuni interventi hanno precisato che le descrizioni contenute nel romanzo non si riferiscono all’ebraismo, ma alla realtà di allora, di cui il libro è anche un ritratto. I personaggi si muovono nella società della borghesia europea del primo Novecento, caratterizzata da un capitalismo selvaggio e dalla speculazione finanziaria. Non è sull’antisemitismo che si basano le considerazioni della N., ma il suo è uno sguardo crudo ed appassionato sulla società del suo tempo, che frequenta e descrive con talento. Ne risulta un libro lucido, spietato (….attuale…) che vira verso il tragico. Ha tratti nichilisti e manca totalmente la speranza, presupposto necessario ad ogni trasformazione
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