Nadia. Ho letto questo libro sotto il profilo psicologico, mettendomi
dalla parte del Minotauro. Questa è una storia che parla della difficoltà
dell’incontro con l’altro.
Bruno. Ho consigliato la lettura di questo libro perché anni fa mi
aveva colpito molto e lo stesso mi è capitato rileggendolo. Trovo che ci sia
una commistione interessante tra la spy story e il romanzo d’amore.
Corinna. A me è piaciuto tantissimo, anche se mi ha fatto venire in
mente il tema dello stalking, oggi e per le più giovani generazioni all’ordine
del giorno, a differenza degli anni in cui è stato scritto il libro. Io ho
quasi 40 anni e penso che non mi sarei mai messa nella situazione del
personaggio femminile. Mi è piaciuto lo stile della spy story e in generale la
scrittura, tuttavia non posso dire che mi abbia incantato.
Paola. Mi ha colpito il ricorso allo scambio epistolare, mi piace
pensare che scrivere e ricevere lettere sia ancora affascinante.
Franco. Sono d’accordo con Corinna a proposito dello stalking.
Sulla scrittura, mi sembra di notare una tecnica molto costruita che rimanda
alle scuole di scrittura creativa, ho notato l’espediente tecnico della
ripetizione di alcuni paragrafi. Sul personaggio della ragazza, trovo come ho
letto in alcune recensioni, che il suo carattere non sia memorabile.
Interessante l’aspetto della musica, che mi ha fatto pensare che negli altri
Paesi del mondo è comune saper suonare uno strumento.
Dunia. Io l’ho letto piacevolmente, è un libro accattivante, però
resto perplessa sui personaggi. Trovo incongruenze, per esempio, nella
definizione dei luoghi dove si svolge la storia.
Mariella. L’avevo letto parecchi anni fa, e nella rilettura l’ho
trovato affascinante, più di tutto mi ha colpito la parte relativa al conflitto
arabo-israeliano. Troppo caricata, invece, la descrizione della famiglia del
protagonista.
Nicoletta. Sono d’accordo sul discorso dello stalking. Il libro,
comunque, mi è piaciuto. Trovo che sia il racconto di un’ossessione. Il finale
mi fa pensare al sogno dello scrittore di ricomposizione del conflitto
arabo-israeliano, il protagonista in un punto (pag.107) appare vittima di
questo, sembra avere nostalgia, mancanza di rapporti costruttivi con il mondo
mediterraneo e mediorientale.
Nadia. Io ho dato una lettura non politica ma psicologica di questo
libro. L’incontro tra il protagonista e la ragazza è caratterizzato da un amore
patologico, entrambi colludono in esso. La descrizione dei personaggi mi è
piaciuta molto, il protagonista ha una personalità border line, cresciuto in un
ambiente che l’ha isolato dal mondo, lo si vede nel suo rapporto con la musica
che ci parla di una relazione impossibile con l’altro.
Loredana. Sono d’accordo con Franco sull'aspetto della costruzione
del romanzo. E’ interessante la ripetizione di alcune parti. Ho letto i tre
cerchi della musica come corrispondenza a tre livelli di coscienza.
Gabriella. Ho trovato originale e sorprendente la lettura dei
cerchi concentrici della musica, li interpreto come pura sofferenza,
soprattutto, nel terzo cerchio. Il personaggio della ragazza resta nell'ombra, è
una figura idealizzata, mentre trovo bello e convincente quello del
protagonista.
Dina. Rispetto al finale io non ho pensato che lei sia uccisa, ma
che abbia deciso di consacrarsi al mito di quest’uomo, rinunciando a tutto per
lui.
Gisella. La metafora del Minotauro può
avere come riferimento, oltre alla citata incisione di Picasso, anche la
versione di Dürrenmatt, che è del ‘65. E' metafora di solitudine soprattutto.
La fatalità dell'eccesso di difesa, col beduino, insieme al rimpianto della
mancata fratellanza con gli arabi, è chiaro riferimento alla mancata pace in
Palestina. L'ebreo ha molteplici identità culturali e si trova capace di vivere
in molti diversi paesi, eppure nessuno, come il Minotauro, non riesce a sapere
chi è. Il tema della chiusura e della solitudine emerge dal messaggio del padre
di Aleksandr che sostiene sia meglio lasciar sola la madre sofferente e che il
figlio abbia la propria istruzione lontano da casa. VORREI COMMENTARE ANCHE
QUANTO DANIELA DICE DI AVERE TROVATO IN INTERNET RISPETTO AL RABBINO CHE DICEVA
CHE PER LA PUREZZA DEL POPOLO ELETTO GLI EBREI DOVREBBERO UCCIDERE I GOYM. Mi
pare che senz'altro se è stato detto, è stato detto in modo paradossale per
alludere al nazismo, basato sull'idea di una razza ariana, superiore e della
pulizia etnica. Non so se per goym si intendono i cristiani, o, più
anticamente, anche tutti gli stranieri prima di Cristo. Il libro metafora della
storia di Israele, di Tammuz, è IL FRUTTETO.
Incontro
successivo
Daniela. Riferendomi a un articolo
trovato in internet (inviato a tutti) ho capito che questo libro non è solo una
storia d’amore ma riguarda anche la storia di Israele. L’autore sembra temere
il ricongiungimento con la Terra Promessa, in più esprime dolore per le sorti
degli altri popoli cacciati come i palestinesi.
Bruno. A proposito del tema stalking,
vorrei precisare che la storia d’amore di questo libro parla di un amore
idealizzato, ricorda l’amor cortese, quello di Dante per Beatrice. Sul tema del
conflitto tra arabi e israeliani direi che l’autore ne parla molto chiaramente,
il suo è un libro politico. A proposito del titolo, l’autore ha fatto una
scelta poetica, pensando alla condizione del protagonista, che, come il
Minotauro, vive isolato, è solo ed è prigioniero di un’attesa senza fine.
Maria Rosa. Non mi ha sedotto, è un libro di testa, estremamente intellettuale.
Non è una spy story, non è un romanzo epistolare. L’autore sceglie uno stile
volutamente spartano perché il protagonista
lotta per contenere le sue passioni. Il tema del destino: fin
dall'inizio il protagonista decide che il suo amore, la sua stessa vita sono
segnate dall'impossibilità, quindi, in realtà non ha nulla da attendere. Sul
tema amore: la seduzione che attua verso la ragazza è tutta di testa, trovo che
questa sia una delle violenze maggiori, una manipolazione tremenda, perciò è un
romanzo sul potere.
Laura. Trovo che la trama sia un pretesto per parlare d’altro. Mi è
piaciuto molto il sistema dei personaggi. Non c’è dolore nei riguardi della
sorte della Palestina, se mai si sente una nostalgia dell’infanzia. Il
protagonista esercita violenza attraverso la volontà di possesso della vita
della giovane, la estende al fidanzato di lei ed è la stessa che anima il suo
lavoro di spia. Complessivamente ho trovato il libro ben fatto.
Paola. Il protagonista è un malato, lo è anche la ragazza perché
accetta di farsi coinvolgere. Penso che l’autore abbia lasciato correre la sua
fantasia quasi pensando più a ciò che era dentro di lui. Rispetto alla nostra
discussione, mi chiedo se l’autore abbia in mente tutti questi contenuti. C’è
molta confusione nella storia dei genitori del protagonista.
Marika. Il protagonista si comporta malissimo con la moglie. Il suo
amore è quello unico e totale che nutre nei confronti della giovane Thea.
Gisella.Una cosa è lo stato di Israele un’altra è il sionismo,
prima dell’epoca del nazismo c’erano già ebrei che sceglievano di andare in
Palestina e vi si installavano.
Mariella. Mi interessa come il libro risuoni in modo diverso in
ognuno di noi. Per me procede per stereotipi, e sono anche tanti. Il nodo
centrale è l’impossibilità di relazione con l’altro. Mi viene in mente un film visto
recentemente: “Nella casa”, vi si vede come ci sia un reciproco gioco
manipolatorio tra scrittore e lettore.
Dunia. Questo personaggio è incapace di avere rapporti. Non credo
che provi grande attrazione per gli arabi, a parte la malinconia dei ricordi
dell’infanzia. Di mestiere in fondo fa la spia, non ha pensieri di compassione
verso i palestinesi.
Nadia. Lo trovo un libro attualissimo dove si parla anche di
relazioni, dove l’aspetto politico sta nell'incapacità di arrivare a un
dialogo.
Bruno. Non si tratta di semplice incomunicabilità. Qui siamo di
fronte ad atti di profonda violenza organizzata. La maggior parte degli
israeliani considera i palestinesi alla stregua di bestie. Sussiste un rapporto
di forza assolutamente iniquo, Israele dispone di un apparato di armi e
strumenti avanzatissimi, i Palestinesi sono poveri, quasi alla fionda. La
potenza e la repressione esercitate dallo stato di Israele tendono ad
annientare i Palestinesi non solo militarmente ma anche economicamente, pregiudicandone
lo sviluppo, aggredendo le loro stessa possibilità di lavoro, limitando le loro
esistenze da tanti punti di vista, fisico, sanitario, scolastico, culturale, mettono di fatto in pericolo la loro sopravvivenza
come popolo.
Nessun commento:
Posta un commento