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martedì 18 giugno 2013

Commenti da i due incontri del Gdl “Via col libro” su “Il Minotauro” di Benjamin Tammuz

Nadia. Ho letto questo libro sotto il profilo psicologico, mettendomi dalla parte del Minotauro. Questa è una storia che parla della difficoltà dell’incontro con l’altro.
Bruno. Ho consigliato la lettura di questo libro perché anni fa mi aveva colpito molto e lo stesso mi è capitato rileggendolo. Trovo che ci sia una commistione interessante tra la spy story e il romanzo d’amore.
Corinna. A me è piaciuto tantissimo, anche se mi ha fatto venire in mente il tema dello stalking, oggi e per le più giovani generazioni all’ordine del giorno, a differenza degli anni in cui è stato scritto il libro. Io ho quasi 40 anni e penso che non mi sarei mai messa nella situazione del personaggio femminile. Mi è piaciuto lo stile della spy story e in generale la scrittura, tuttavia non posso dire che mi abbia incantato.
Paola. Mi ha colpito il ricorso allo scambio epistolare, mi piace pensare che scrivere e ricevere lettere sia ancora affascinante.
Franco. Sono d’accordo con Corinna a proposito dello stalking. Sulla scrittura, mi sembra di notare una tecnica molto costruita che rimanda alle scuole di scrittura creativa, ho notato l’espediente tecnico della ripetizione di alcuni paragrafi. Sul personaggio della ragazza, trovo come ho letto in alcune recensioni, che il suo carattere non sia memorabile. Interessante l’aspetto della musica, che mi ha fatto pensare che negli altri Paesi del mondo è comune saper suonare uno strumento.
Dunia. Io l’ho letto piacevolmente, è un libro accattivante, però resto perplessa sui personaggi. Trovo incongruenze, per esempio, nella definizione dei luoghi dove si svolge la storia.
Mariella. L’avevo letto parecchi anni fa, e nella rilettura l’ho trovato affascinante, più di tutto mi ha colpito la parte relativa al conflitto arabo-israeliano. Troppo caricata, invece, la descrizione della famiglia del protagonista.
Nicoletta. Sono d’accordo sul discorso dello stalking. Il libro, comunque, mi è piaciuto. Trovo che sia il racconto di un’ossessione. Il finale mi fa pensare al sogno dello scrittore di ricomposizione del conflitto arabo-israeliano, il protagonista in un punto (pag.107) appare vittima di questo, sembra avere nostalgia, mancanza di rapporti costruttivi con il mondo mediterraneo e mediorientale.
Nadia. Io ho dato una lettura non politica ma psicologica di questo libro. L’incontro tra il protagonista e la ragazza è caratterizzato da un amore patologico, entrambi colludono in esso. La descrizione dei personaggi mi è piaciuta molto, il protagonista ha una personalità border line, cresciuto in un ambiente che l’ha isolato dal mondo, lo si vede nel suo rapporto con la musica che ci parla di una relazione impossibile con l’altro.
Loredana. Sono d’accordo con Franco sull'aspetto della costruzione del romanzo. E’ interessante la ripetizione di alcune parti. Ho letto i tre cerchi della musica come corrispondenza a tre livelli di coscienza.
Gabriella. Ho trovato originale e sorprendente la lettura dei cerchi concentrici della musica, li interpreto come pura sofferenza, soprattutto, nel terzo cerchio. Il personaggio della ragazza resta nell'ombra, è una figura idealizzata, mentre trovo bello e convincente quello del protagonista.
Dina. Rispetto al finale io non ho pensato che lei sia uccisa, ma che abbia deciso di consacrarsi al mito di quest’uomo, rinunciando a tutto per lui.
Gisella. La metafora del Minotauro può avere come riferimento, oltre alla citata incisione di Picasso, anche la versione di Dürrenmatt, che è del ‘65. E' metafora di solitudine soprattutto. La fatalità dell'eccesso di difesa, col beduino, insieme al rimpianto della mancata fratellanza con gli arabi, è chiaro riferimento alla mancata pace in Palestina. L'ebreo ha molteplici identità culturali e si trova capace di vivere in molti diversi paesi, eppure nessuno, come il Minotauro, non riesce a sapere chi è. Il tema della chiusura e della solitudine emerge dal messaggio del padre di Aleksandr che sostiene sia meglio lasciar sola la madre sofferente e che il figlio abbia la propria istruzione lontano da casa. VORREI COMMENTARE ANCHE QUANTO DANIELA DICE DI AVERE TROVATO IN INTERNET RISPETTO AL RABBINO CHE DICEVA CHE PER LA PUREZZA DEL POPOLO ELETTO GLI EBREI DOVREBBERO UCCIDERE I GOYM. Mi pare che senz'altro se è stato detto, è stato detto in modo paradossale per alludere al nazismo, basato sull'idea di una razza ariana, superiore e della pulizia etnica. Non so se per goym si intendono i cristiani, o, più anticamente, anche tutti gli stranieri prima di Cristo. Il libro metafora della storia di Israele, di Tammuz, è IL FRUTTETO.
Incontro successivo
Daniela. Riferendomi a un articolo trovato in internet (inviato a tutti) ho capito che questo libro non è solo una storia d’amore ma riguarda anche la storia di Israele. L’autore sembra temere il ricongiungimento con la Terra Promessa, in più esprime dolore per le sorti degli altri popoli cacciati come i palestinesi.
Bruno. A proposito del tema stalking, vorrei precisare che la storia d’amore di questo libro parla di un amore idealizzato, ricorda l’amor cortese, quello di Dante per Beatrice. Sul tema del conflitto tra arabi e israeliani direi che l’autore ne parla molto chiaramente, il suo è un libro politico. A proposito del titolo, l’autore ha fatto una scelta poetica, pensando alla condizione del protagonista, che, come il Minotauro, vive isolato, è solo ed è prigioniero di un’attesa senza fine.
Maria Rosa. Non mi ha sedotto, è un libro di testa, estremamente intellettuale. Non è una spy story, non è un romanzo epistolare. L’autore sceglie uno stile volutamente spartano perché il protagonista  lotta per contenere le sue passioni. Il tema del destino: fin dall'inizio il protagonista decide che il suo amore, la sua stessa vita sono segnate dall'impossibilità, quindi, in realtà non ha nulla da attendere. Sul tema amore: la seduzione che attua verso la ragazza è tutta di testa, trovo che questa sia una delle violenze maggiori, una manipolazione tremenda, perciò è un romanzo sul potere.
Laura. Trovo che la trama sia un pretesto per parlare d’altro. Mi è piaciuto molto il sistema dei personaggi. Non c’è dolore nei riguardi della sorte della Palestina, se mai si sente una nostalgia dell’infanzia. Il protagonista esercita violenza attraverso la volontà di possesso della vita della giovane, la estende al fidanzato di lei ed è la stessa che anima il suo lavoro di spia. Complessivamente ho trovato il libro ben fatto.
Paola. Il protagonista è un malato, lo è anche la ragazza perché accetta di farsi coinvolgere. Penso che l’autore abbia lasciato correre la sua fantasia quasi pensando più a ciò che era dentro di lui. Rispetto alla nostra discussione, mi chiedo se l’autore abbia in mente tutti questi contenuti. C’è molta confusione nella storia dei genitori del protagonista.
Marika. Il protagonista si comporta malissimo con la moglie. Il suo amore è quello unico e totale che nutre nei confronti della giovane Thea.
Gisella.Una cosa è lo stato di Israele un’altra è il sionismo, prima dell’epoca del nazismo c’erano già ebrei che sceglievano di andare in Palestina e vi si installavano.
Mariella. Mi interessa come il libro risuoni in modo diverso in ognuno di noi. Per me procede per stereotipi, e sono anche tanti. Il nodo centrale è l’impossibilità di relazione con l’altro. Mi viene in mente un film visto recentemente: “Nella casa”, vi si vede come ci sia un reciproco gioco manipolatorio tra scrittore e lettore.
Dunia. Questo personaggio è incapace di avere rapporti. Non credo che provi grande attrazione per gli arabi, a parte la malinconia dei ricordi dell’infanzia. Di mestiere in fondo fa la spia, non ha pensieri di compassione verso i palestinesi.
Nadia. Lo trovo un libro attualissimo dove si parla anche di relazioni, dove l’aspetto politico sta nell'incapacità di arrivare a un dialogo.

Bruno. Non si tratta di semplice incomunicabilità. Qui siamo di fronte ad atti di profonda violenza organizzata. La maggior parte degli israeliani considera i palestinesi alla stregua di bestie. Sussiste un rapporto di forza assolutamente iniquo, Israele dispone di un apparato di armi e strumenti avanzatissimi, i Palestinesi sono poveri, quasi alla fionda. La potenza e la repressione esercitate dallo stato di Israele tendono ad annientare i Palestinesi non solo militarmente ma anche economicamente, pregiudicandone lo sviluppo, aggredendo le loro stessa possibilità di lavoro, limitando le loro esistenze da tanti punti di vista, fisico, sanitario, scolastico, culturale,  mettono di fatto in pericolo la loro sopravvivenza come popolo.

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