JON KALMAN STEFÀNSSON
Nasce a Reykjavik, Islanda, il 17 Dic 1963.
Studia Letteratura all’Università d’Islanda senza però conseguire la laurea.
Entra nel mondo del lavoro insegnando in un istituto superiore e scrivendo per
un quotidiano. Si trasferisce per tre anni in Danimarca e al rientro in Islanda
lavora come bibliotecario. Si avvicina alla scrittura componendo poesie. Il
primo romanzo, ”Ditches in rain”, è del 1996 ma la sua prima opera tradotta in
Italiano nel 2003 è “Crepitio di stelle”. Nel 2005 vince il Premio Letterario Islandese
proprio con “Luce d’estate: ed è subito notte”. Nel 2017 viene candidato al
Nobel per la Letteratura.
Islandese di origine ma vicino all’Italia, a Settembre di quest’anno
partecipa al Festival della Letteratura di Mantova per presentare la sua raccolta
di poesie “La prima volta che il dolore mi salvò
la vita”.
LUCE D’ ESTATE: ED È SUBITO NOTTE
Il libro ha stimolato un buon dibattito nel
gruppo, ecco un riassunto delle nostre osservazioni:
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Ho amato moltissimo il libro che è stato per me una vera scoperta. La
poesia percorre tutte le narrazioni ed è estremamente penetrante. Nel libro si
ritrova l’Islanda dei fiordi e delle fattorie. L’autore critica il mondo che va
veloce, l’America che ti risucchia e ti lascia arido dentro.
·
Nello stile mi ha colpito il procedere per accumulazione di frasi:
pagine senza punteggiatura che arrivano come piccole onde. Ricorda il
minimalismo di quei racconti che non hanno una trama ma approfondiscono i
personaggi come nelle pagine di Elizabeth Strout e Kent Aruf. Stefànsson ha
però una delicatezza che gli autori Americani non hanno.
·
Non c’è molto compiacimento nella descrizione dei paesaggi, è sugli
esseri umani che l’autore si concentra
·
Testo originale però a volte l’autore si dilunga troppo, la poesia
invece ama la brevità. La vena lirica affiora ma è intermittente, ho rilevato
un’ alternanza di toni e di registri. Ho faticato nella lettura
·
Stefànsson non mi piace per via della prosa un po’ lirica che vivo come retorica.
Non ho amato l’affastellamento di situazioni spesso slegate tra loro. Tutto sembra
un po’ costruito, è come se l’autore ci portasse in un mondo ideale che piace a
lui. Le costruzioni sono poco autentiche, i personaggi sembrano un po’ delle
forzature
·
Mi sono un po’ persa tra i tanti personaggi, considerando anche i nomi
insoliti
·
Si avverte un richiamo all’essenzialità: non servono molte parole ma
quelle giuste. Ritrovo il tema della casualità e del divenire
·
Nel paese in cui si svolgono le vicende non ci sono chiese perchè tutto
è già sacro. È una sorta di
panteismo
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