La scrittura, lo stile del romanzo “Mi chiamo Lucy Barton” di Elisabeth Strout hanno un incedere pacato, il linguaggio è scorrevole, apparentemente molto semplice. Eppure ciò che viene narrato ha una densità e profondità altissime. In qualche caso si è notato un modo quasi informale della voce narrante che in un dialogo virtuale si rivolge direttamente al lettore, rendendo la narrazione della storia ancora più coinvolgente e “vera”, La storia si dipana con un ritmo quasi lento, procedendo per sottintesi, toccando tasti drammatici e temi, come vedremo più avanti, molto forti e intimi, ma le emozioni, i sentimenti restano come accennati e sotterranei, mai esplicitati.
I personaggi, dalla protagonista che narra la storia, saltando
da un periodo a un altro, tornando spesso indietro o saltando avanti, fino agli
altri che si succedono, emergono soprattutto attraverso le vicende che li
riguardano. Il più delle volte queste, ivi compresa quella della protagonista
Lucy Baryon, girano intorno alle loro famiglie e ai relativi vissuti. In
evidenza è la storia della voce narrante che racconta della sua famiglia e
della sua infanzia colpite da ristrettezze e drammi, e del rapporto con la
madre che si esprime in un tardivo incontro quando la protagonista, in un letto
di ospedale, ormai donna adulta, riceve la visita della madre che si prolunga
per cinque giorni. La visita è un'occasione centrale nel romanzo per
comprendere la natura della relazione tra madre e figlia e il carattere di
entrambe. Nel gruppo è stato sottolineato con un certo soddisfatto stupore
l'atteggiamento di Lucy Barton che, malgrado i traumi infantili, non prova
rancori o rabbie verso la madre.
Il contesto è quello di un'America che, piena di contraddizioni,
mostra una situazione sociale molto critica, contraddistinta da situazioni
polarizzate di ricchezza e povertà, estreme entrambe. A questo si affianca una
situazione di emarginazione sociale che va di pari passo con i miti del
successo e del denaro, questi ultimi sembrano condizionare la vita di tutti e
condannare chi è privo di mezzi, soldi, potere, posizione, a un'esistenza
misera e condannata. Dominano l'ipocrisia, il perbenismo, e una certa
meschinità.
Nessun commento:
Posta un commento