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2022-01-10 La morte a Venezia di Thomas Mann

THOMAS MANN

Thomas Mann nasce nel 1875 a Lubecca, in Germania. Il padre è un senatore e ricco commerciante, la madre è di origini Tedesco-Brasiliane. Frequenta la scuola con disinteresse ma già da giovane inizia a scrivere poesie. Dopo la morte del padre si trasferisce a Monaco di Baviera ed entra in una compagia di assicurazioni che lascerà ben presto dopo la pubblicazione del suo primo racconto. Si iscrive all’università per diventare giornalista. In questo periodo ha una vita culturale particolarmente vivace: frequenta caffè letterari e salotti. Soggiorna a Roma con il fratello scrittore ed è qui che inizia la stesura de “I Buddenbrook”, il suo primo grande romanzo autobiografico. Nella capitale conduce vita solitaria e di rientro a Monaco lavora come giornalista satirico. Nel 1905 sposa la figlia di un matematico dalla quale avrà sei figli. Il tema dell’omosessulatià ricorre nella sua produzione e nel 1920 fa coming out firmando l’abolizione della legge che in Germania condannava l'omosessualità come  crimine. Pubblica un altro capolavoro, “La montagna incantata”, nel 1924. Nel 1929 gli viene conferito il Nobel per la Letteratura.

Nel 1933 tiene una celebre conferenza all'Università di Monaco su Richard Wagner criticando  i legami tra il nazismo e l'arte tedesca, cosa che attira le critiche del partito fascista. Come conseguenza Mann si trasferisce immediatamente in Svizzera

Del 1942  è la tetralogia “Giuseppe e i suoi fratelli”, considerata dall’autore stesso la sua miglior opera. Muore a 80 anni, nel 1955, di arterio sclerosi

 

LA MORTE A VENEZIA

Come già enunciato per altri report, quelle che seguono sono note sintetiche generali sugli interventi, tutti ricchissimi, che si sono succeduti nell'incontro del gdl del 10 gennaio.

Nei confronti dei classici della letteratura (che nel nostro gruppo alterniamo alla lettura dei contemporanei), tra i quali appunto si colloca l'opera di Thomas Mann, sussiste in generale un approccio di rispetto, se non proprio di soggezione, ciò detto, la conversazione vivace e interessante che si è sviluppasta durante l'incontro è riuscita a portare alla luce in tutta libertà tante sfumature e ha espresso punti di vista a volte anche molto critici. Inziamo da questi ultimi per poi proseguire, mescolando i pareri positivi a quelli negativi.

La prosa, lo stile, il linguaggio di Mann in Morte a Venezia, soprattutto nella prima parte, per alcune/i sono risultati pesanti, impegnativi, ridondanti quando l'autore si sofferma a descrivere il lavoro e la vita del protagonista, lo scrittore Ashenbach. Il linguaggio, soprattutto in questa prima parte, è stato vissuto come faticoso alla lettura. Alcuni interventi hanno al contrario sottolineato che il linguaggio adottato è il supporto fondamentale del messaggio che T. Mann vuole trasmettere, è un linguaggio bellissimo, ricchissimo che rende molto bene la figura e l'anima del protagonista. D'atra parte l'insistenza sulla personalità di Ashenbach, che rimanda allo stesso Thomas Mann (si è detto che il romanzo è in parte autobiografico) è apparsa pesante, al riguardo è stato fatto un parallelo con l'opera di Pavese, con i suoi ritratti intimistici sovrabbondanti, che possono colpire un lettore, una lettrice adolescenti, alle prese con il proprio “ombelico” esistenziale, ma non la lettrice e il lettore adulti.

L'ambientazione, un altro punto forte. Venezia, descritta come decadente, sporca, ruffiana e imbrogliona, e pure afflitta dalla pandemia di colera, da alcune/i è stata vista come perfettamente centrata, suggestiva, di grande forza, mentre altri hanno provato fastidio nei confronti di una descrizione così negativa e perfino mistificatoria. Si è citato il film omonimo di Luchino Visconti che seppe tradurre molto bene l'atmosfera generale del romanzo.

Sui contenuti e sui temi dell'amore e della passione di Ashenbach per Tazio: alcuni hanno espresso fastidio verso il racconto di questa relazione e degli aspetti erotici, se pure non agiti e neppure esplicitati. Alcuni hanno invece apprezzato la capacità di T.Mann di entrare profondamente nell'animo e nei sentimenti del protagonista, descrivendo in realtà sentimenti universali, al di là dell'oggetto verso il quale sono rivolti. Si è sottolineato il tema centrale del trasporto del vecchio per il giovane, un trasporto e una passione totali, esclusivi che rompono violentemente l'equilibrio che caratterizzava la vita precedente di Ashembach, votata allo studio, alla ricerca, alla disciplina anche morale.

Il contesto storico: si è rilevato che il contesto socio economico storico in cui si colloca Morte a Venezia, rispecchia la crisi del protagonista e quella della società e della stessa città di Venezia.

I personaggi di contorno, il gondoliere, il turista gaudente, il guitto, tutti indossano una maschera che svela la loro ipocrisia e falsità, Mann porta alla luce questi aspetti umani e sa trasmetterci tutta la ripugnanza per questi caratteri.

Tanti e ricchissimi i riferimenti alla cultura classica, alla mitologia greca, di cui si nutre, tra l'altro, la cultura tedesca, tra essi, i rimandi che portano alla contrapposizione tra apollineo e dionisiaco, alla storia di Adriano e Antinoo, al tema eros/thanatos, per esempio. Ciò ha condotto il dibattito anche al tema del dissidio tra vita reale di chi scrive e opera. Si può provare forte disturbo nei confronti delle rivelate tendenze pedofile dell'autore o, per esempio, orrore, pensando a Caravaggio che uccide, ma l'opera dell'artista va valutata con spirito di neutralità e distanza.

In Morte a Venezia le figure femminili sono assenti, tutto gira intorno alla figura di Tazio, alla sua giovinezza, beltà.

Alcuni interventi hanno sottolineato che il romanzo è datato, frutto coerente dell'epoca in cui è stato concepito. Oggi una situazione simile secondo alcuni interventi non sarebbe possibile.

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