THOMAS MANN
Thomas Mann nasce nel 1875 a Lubecca, in
Germania. Il padre è un senatore e ricco commerciante, la madre è di origini
Tedesco-Brasiliane. Frequenta la scuola con disinteresse ma già da giovane
inizia a scrivere poesie. Dopo la morte del padre si trasferisce a Monaco di
Baviera ed entra in una compagia di assicurazioni che lascerà ben presto dopo
la pubblicazione del suo primo racconto. Si iscrive all’università per
diventare giornalista. In questo periodo ha una vita culturale particolarmente
vivace: frequenta caffè letterari e salotti. Soggiorna a Roma con il fratello
scrittore ed è qui che inizia la stesura de “I Buddenbrook”, il suo primo
grande romanzo autobiografico. Nella capitale conduce vita solitaria e di rientro
a Monaco lavora come giornalista satirico. Nel 1905 sposa la figlia di un
matematico dalla quale avrà sei figli. Il tema dell’omosessulatià ricorre nella
sua produzione e nel 1920 fa coming out firmando l’abolizione della legge che in
Germania condannava l'omosessualità come
crimine. Pubblica un altro capolavoro, “La montagna incantata”, nel
1924. Nel 1929 gli viene conferito il Nobel per la Letteratura.
Nel 1933 tiene una celebre conferenza
all'Università di Monaco su Richard Wagner criticando i legami tra il nazismo e l'arte tedesca, cosa
che attira le critiche del partito fascista. Come conseguenza Mann si trasferisce
immediatamente in Svizzera
Del 1942
è la tetralogia “Giuseppe e i suoi fratelli”, considerata dall’autore
stesso la sua miglior opera. Muore a 80 anni, nel 1955, di arterio sclerosi
LA MORTE A VENEZIA
Come già enunciato per altri report, quelle
che seguono sono note sintetiche generali sugli interventi, tutti ricchissimi,
che si sono succeduti nell'incontro del gdl del 10 gennaio.
Nei confronti dei classici della letteratura
(che nel nostro gruppo alterniamo alla lettura dei contemporanei), tra i quali
appunto si colloca l'opera di Thomas Mann, sussiste in generale un approccio di
rispetto, se non proprio di soggezione, ciò detto, la conversazione vivace e
interessante che si è sviluppasta durante l'incontro è riuscita a portare alla
luce in tutta libertà tante sfumature e ha espresso punti di vista a volte
anche molto critici. Inziamo da questi ultimi per poi proseguire, mescolando i
pareri positivi a quelli negativi.
La prosa, lo stile, il linguaggio di Mann in
Morte a Venezia, soprattutto nella prima parte, per alcune/i sono risultati
pesanti, impegnativi, ridondanti quando l'autore si sofferma a descrivere il
lavoro e la vita del protagonista, lo scrittore Ashenbach. Il linguaggio,
soprattutto in questa prima parte, è stato vissuto come faticoso alla lettura.
Alcuni interventi hanno al contrario sottolineato che il linguaggio adottato è
il supporto fondamentale del messaggio che T. Mann vuole trasmettere, è un
linguaggio bellissimo, ricchissimo che rende molto bene la figura e l'anima del
protagonista. D'atra parte l'insistenza sulla personalità di Ashenbach, che
rimanda allo stesso Thomas Mann (si è detto che il romanzo è in parte
autobiografico) è apparsa pesante, al riguardo è stato fatto un parallelo con
l'opera di Pavese, con i suoi ritratti intimistici sovrabbondanti, che possono
colpire un lettore, una lettrice adolescenti, alle prese con il proprio
“ombelico” esistenziale, ma non la lettrice e il lettore adulti.
L'ambientazione, un altro punto forte.
Venezia, descritta come decadente, sporca, ruffiana e imbrogliona, e pure
afflitta dalla pandemia di colera, da alcune/i è stata vista come perfettamente
centrata, suggestiva, di grande forza, mentre altri hanno provato fastidio nei
confronti di una descrizione così negativa e perfino mistificatoria. Si è
citato il film omonimo di Luchino Visconti che seppe tradurre molto bene
l'atmosfera generale del romanzo.
Sui contenuti e sui temi dell'amore e della
passione di Ashenbach per Tazio: alcuni hanno espresso fastidio verso il
racconto di questa relazione e degli aspetti erotici, se pure non agiti e
neppure esplicitati. Alcuni hanno invece apprezzato la capacità di T.Mann di
entrare profondamente nell'animo e nei sentimenti del protagonista, descrivendo
in realtà sentimenti universali, al di là dell'oggetto verso il quale sono
rivolti. Si è sottolineato il tema centrale del trasporto del vecchio per il
giovane, un trasporto e una passione totali, esclusivi che rompono
violentemente l'equilibrio che caratterizzava la vita precedente di Ashembach,
votata allo studio, alla ricerca, alla disciplina anche morale.
Il contesto storico: si è rilevato che il
contesto socio economico storico in cui si colloca Morte a Venezia, rispecchia
la crisi del protagonista e quella della società e della stessa città di
Venezia.
I personaggi di contorno, il gondoliere, il
turista gaudente, il guitto, tutti indossano una maschera che svela la loro
ipocrisia e falsità, Mann porta alla luce questi aspetti umani e sa
trasmetterci tutta la ripugnanza per questi caratteri.
Tanti e ricchissimi i riferimenti alla
cultura classica, alla mitologia greca, di cui si nutre, tra l'altro, la
cultura tedesca, tra essi, i rimandi che portano alla contrapposizione tra
apollineo e dionisiaco, alla storia di Adriano e Antinoo, al tema
eros/thanatos, per esempio. Ciò ha condotto il dibattito anche al tema del
dissidio tra vita reale di chi scrive e opera. Si può provare forte disturbo
nei confronti delle rivelate tendenze pedofile dell'autore o, per esempio,
orrore, pensando a Caravaggio che uccide, ma l'opera dell'artista va valutata
con spirito di neutralità e distanza.
In Morte a Venezia le figure femminili sono
assenti, tutto gira intorno alla figura di Tazio, alla sua giovinezza, beltà.
Alcuni interventi hanno sottolineato che il
romanzo è datato, frutto coerente dell'epoca in cui è stato concepito. Oggi una
situazione simile secondo alcuni interventi non sarebbe possibile.
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