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2023-02-14 Autunno di Ali Smith

ALI SMITH
Universalmente di successo per la capacità di raccontare il presente, il quotidiano. Scrittrice sperimentale, alterna storie e riflessioni ai dialoghi, creando rebus per il lettore. Forte ancoraggio alla letteratura classica e alla cultura greca. La tetralogia si nutre della dimensione del tempo, dinamica confusiva per la creatura umana. All'inizio di Autunno troviamo Ulisse, migrante, straniero.

AUTUNNO
Libro politico, nuovo, simbolico, onirico, sulla Brexit, alterna a tratti anche situazioni reali (la posta, il passaporto, il filo spinato, gli spagnoli alla stazione). Violento nel linguaggio a volte, altre difficile da decifrare, piccole frasi ripetute, altre tagliate per l’intraducibilità.
La bambina e il vicino artista, fino a che hanno 30 e 101 anni, hanno valenza di simbolo, il vecchio l’Europa, la madre l’Inghilterra, non c’è padre.
Narrazione a salti, la madre si innamora di un’altra donna, diventa una rivoluzionaria.
Il vecchio è educatore che stimola l’immaginazione della bambina. Descrizioni di arte protofemminista, militante, libro difficile da rileggere, se non a frammenti.
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Scrittura interessante, sprazzi di sensibilità nel rapporto con il vecchio amico, stessa sensibilità nell’immaginazione. Si capiscono senza parlarsi. Questa scrittura frantumata, spezzettata, è spiazzante, forse vuole descrivere un disorientamento.
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Mi ha fatto sentire un po’ vecchia, questa maniera di sentire non mi convince, non mi interessa, non ne vale la pena. Scrivere spezzettato oggi sembra una moda insegnata a scuola.
Ho visto che nella critica o piace moltissimo o non piace affatto.
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Attratta dal tema della relazione tra una giovane adulta e un uomo di 101 anni, il libro narra di Elisabeth che al capezzale legge e ricorda. Frastornata dalle troppe digressioni, non connesse tra loro e alla storia, un po’ come nell’Ulisse di Joyce che però alla fine emoziona, Ali Smith no.
Mi sono piaciute molto le descrizioni dell’autunno e delle foglie, le connessioni con la vecchiaia e la morte. Meno gli aspetti relativi alla Brexit, piuttosto ovvi.
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Perplessa, linguaggio molto nuovo, interessante, moderno. Nell’insieme personaggi confusi e irrisolti. Non tanto per il racconto a frammenti ma per il trattamento poco approfondito.
Molto belle le pagine iniziali dello stato di coma di lui. Mi ha fatto conoscere la pittrice pop Pauline Boty, morta giovanissima, tutto però un po’ confuso, frammentario.
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Non mi ha preso in modo particolare, è inconsueto, onirico, satirico, flash back, mi sono sentita smarrita, tanti temi ma non elaborati. Note intimiste e sociali, ma soprattutto cupezza, paese spaventato dal futuro. Un po’ troppa carne al fuoco. Pauline Boty, la pittrice. Anche la bella storia tra il mentore Daniel e la giovane Elisabeth non è stata sufficientemente trattata, la formazione va dedotta, la relazione tra i personaggi non è analizzata.
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Inizio scoraggiante e antipatico, al secondo capitolo è andata un po’ meglio. Forse, seduta al capezzale di una persona cara, anch’io avrei avuto gli stessi pensieri, leggere non sarebbe bastato. Quest’uomo sogna? Cosa sogna? Ho capito il libro immedesimandomi nella scrittrice al capezzale dell’uomo morente che l’ha ascoltata, mentre la madre non la ascoltava. Daniel le ha insegnato a essere libera e a inseguire la propria arte.
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Questione generazionale, scrittura spezzettata, ricerca di innovazione, tutto troppo, ho salvato solo la relazione tra l’anziano e la ragazza (aprire gli occhi all’immaginazione).
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La cosa più bella il rapporto con Daniel che le insegna a sognare. Lei inventa cose fantastiche, quando è seduta vicino a lui. Sono stata attratta a continuare per comprendere la trama, ma la scrittura sperimentale non mi ha aiutata.
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Ho faticato a leggerlo, ho cercato una chiave di lettura. Questo libro è lo sguardo retroattivo di Elisa sulla sua vita e come l’immaginazione ha dato senso alle cose. Quando ha otto anni, Daniel dà un nuovo senso al suo nome, e dunque alla sua vita, le consente di pensare alla felicità futura, una libertà nuova.
Amicizia aspettata tutta una vita, capacità e possibilità di immaginarsi diversi. A undici anni, cosa leggi di bello? Leggere sempre, anche non leggendo un libro, ma leggendo il mondo.
Il gioco di parole tra college e collage, buttare all’aria tutte le regole, e quello che pensi di sapere. Avrai tante esperienze parallele, è questo il collage. Daniel poi descrive a occhi chiusi un quadro e spinge Elisabeth a immaginarlo. Lancio l’orologio, o non lo lancio, nell’acqua? Sì, lo lancio, l’immaginazione vince sulla realtà.
La bugia, il segreto. Bugia mantenuta come rivalsa nei confronti della madre, un piccolo potere per lei. Il mondo immaginario è per lei la sostanza della vita, quello che la rende una donna felice. Meglio se lo hai dimenticato, dice la madre di fronte al pianto di Elisa per aver dimenticato il viso del padre, ma Daniel le dà una soluzione per non soffrire della dimenticanza (uccellino che dorme qui vicino). Daniel la aiuta a dare un senso positivo alla vita.
La bocca di Daniel era la soglia della fine del mondo, perché è da lui che prendeva la sua visione del mondo. Visione onirica: guardarsi dall’alto, tra la vita e la morte, tra la realtà e l’immaginazione.
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Letto faticosamente, non mi ha lasciato molto, sensazione di forzatura per lo scollamento tra le varie parti, superficialità, non approfondimento. Fatica a digerirlo. Scrittura spezzettata, sensibilità c’è ma non graffia.
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Ammirato dalle cose positive dette, bello il rapporto tra il vecchio e la ragazza, ma non è stato approfondito, come un mosaico impazzito. Piaciuto inizialmente, l’esordio sembrava un capitolo dell’Odissea, ma rimasto a sé stante. Vecchio incosciente, la ragazza lo assiste, riempie il tempo con l’immaginazione.
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La parola rebus che avevo trovato leggendo alcune recensioni mi sembra valida, come una sfida posta dall’autrice. La frammentarietà porta a una serie di domande. Azzeccata questa visione dell’immaginazione, che corrisponde al libro e alla scrittrice.
Pensiero divergente adottato da chi fa scrittura e altre opere d’arte, che ti consente di uscire dalle cose ed entrare in una dimensione altra, come fa Elisa, aiutata da questo mentore fantastico.
Brexit, ci aspettiamo che ci racconti la Brexit, angoscia e giubilo, traliccio spezzato. In tre pagine racconta lo spaesamento di quel periodo. È un’artista, racconta con la forza della metafora. C’è tanta cupezza. Ce l’ha trasmessa come testimone del suo tempo.
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Speranza è vedere le cose da un altro punto di vista (formazione d’artista), usando l’immaginazione, lasciando cadere i pregiudizi.

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