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2022-04-04 Il valore affettivo di Nicoletta Verna

***Ha la freschezza delle opere prime. Di facile e gradevole lettura, con piani temporali diversi, ma lineari. Abile nel raccontare la perdita di una sorella pur non avendone un’esperienza diretta. Il senso di colpa è alla base del libro e l’ossessione per i rifiuti rappresenta un bisogno per il controllo portato all’estremo.

***Mi è piaciuto anche se può sembrare una “telenovela” di basso livello. Ha comunque suspense e autoironia.

***Ho letto delle recensioni molto positive su questo libro. In effetti è molto ben costruito, scorrevolissimo, però non ho sentito molta empatia con i personaggi. Mi sembra ben studiato nella struttura, ma senza una vera anima né profondità. E’ già pronto per diventare una fiction da trasmettere su Rai 1 o su Sky, da vedere tutta d’un fiato perché vuoi sapere come va a finire, ma alla fine non lascia molto.

***Scorrevole, ma un condensato di eventi che non convince e che trovo un po’ pesante. Anche perché, di solito, il senso di colpa e il lutto tende a stemperarsi nel tempo. Non mi ha dato molto e mi sembra pronto per diventare una fiction.

***E’ un feuilleton, pronto per un serial di basso livello. Manca di sentimento, di empatia e l’ambiente è freddo. Il finale ricorda il libro “Cambiare l’acqua ai fiori”, dove c’è una disgrazia in ogni pagina. E trovo di cattivo gusto prendere una disgrazia e farne un thriller.

***La protagonista è una donna senza qualità e, nonostante soffra di squilibrio mentale, ha una vita tutto sommato riuscita. A una prima lettura l’ho trovato un libro poco interessante. Adesso che l’ho riletto, invece, l’ho rivalutato: è la storia di una follia, con tutti gli elementi della tragedia, ed è stimolante per come l’analizza. Il libro è ben costruito, la scrittura è fredda e piana, il puzzle regge ed è apprezzabile.

***Scritto bene, fluido, ricercato nei dettagli, ero curiosa di vedere come finiva. E’ una storia triste perché non si intravede nessuna speranza. Anche le professioni sono coerenti con questa costante. Il marito chirurgo, per esempio, si specializza nel trattare tumori difficilmente guaribili. Il padre è il personaggio che ho preferito perché il suo messaggio è che ognuno deve affrontare la vita con le proprie forze. La sorella, invece, deve essere buona a tutti i costi.

***Mi è piaciuto molto tanto che l’ho consigliato alle amiche. La trama è originale e ben costruita. Il linguaggio è volutamente scarno e mi è piaciuto l’escamotage di inserire la parola disgrazia in corsivo. E’ il racconto di un disagio psichico. Mi ha colpita la compulsione verso gli oggetti che la protagonista vede solo come cose da eliminare, sono un tramite tra chi è morto e chi è vivo. E si immedesima in questi oggetti perché anche lei vorrebbe sparire. L’autrice non è empatica proprio per trasmettere angoscia e tormento.

***Scritto bene, ben costruito, è la fotografia dell’Italia attraverso la tv “spazzatura”. Non ho amato la protagonista, ma il libro è avvincente. Anche il desiderio di un figlio non mira a ricercare gioia, ma a compensare un vuoto.

***La protagonista è vittima di un trauma e si vieta di riflettere perché sa bene che finirebbe per tentare il suicidio come ha fatto la madre. L’autrice sa descrivere le impossibilità della vita, i fallimenti e, volutamente, descrive Bianca con distanza, non scava nel personaggio. L’editoria attuale sa cosa può piacere al lettore e questo libro ha in sé molti di questi elementi attrattivi. Anche provare repulsione per la storia dimostra la capacità dell’autrice di smuovere corde interiori profonde.

***E’ un libro straordinario. Sì, è vero, è patinato, ma si tratta di una patina che serve a rivestire la spazzatura. E’ crudele, ma con un’ironia nera, è una favola nera e tragica. E sotto il ghiaccio si nasconde tanta vita.

 

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