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2022-09-20 Il Potere e la Gloria di Graham Green

Letto in età adolescenziale, in piena formazione cattolica, allora ero interessato al peccato, alla grazia, alla redenzione. Nella rilettura, narrativamente ha la struttura del giallo, i personaggi ritornano anche se all'inizio non sembra. Ha il sussiego britannico nel raccontare un prete senza nome, una capanna oscura quando è braccato, e di un meticcio che gli si affianca, anch’egli senza nome. C’è lo scontro tra la ferocia e la grazia, tra l'infanzia innocente e gli scarafaggi nel lerciume. Ci sono gli ossimori di una quieta disperazione, di una moderna felicità, che dicono la lacerazione tra attrazione e repulsione. Riletto nella traduzione aulica di Elio Vittorini.
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Letto negli anni ’70, ricordo il senso di colpa, il modo in cui la descrizione del paesaggio racconta una forma di corruzione, di fatica e disfacimento. C’è lacerazione perché non è innocenza quella del prete, che pure non sa resistere alla chiamata della vocazione. I personaggi di questo libro sono santi peccatori. Ricordo che dello stesso autore mi erano piaciuti anche Il nocciolo della questione e Un americano tranquillo.
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Non avevo letto nulla di questo autore in precedenza perciò ho avuto necessità di leggere la sua biografia e la storia del Messico in quel periodo. Ho letto molto volentieri questo libro che racconta lo struggimento di un uomo che non riesce a scegliere se diventare martire, fuggire o sposarsi. Forse ha l’ambizione di tornare a essere parroco di paese, ma ha un senso di colpa estremo e insiste nell’espiazione di quello che ha fatto nella vita. È un libro che ti prende parecchio, c’è parecchia suspense, anche gli altri soggetti hanno aspetti ambivalenti, come il luogotenente che uccide ma ha un’anima buona (distrugge per far rinascere). Bene e male si compenetrano, male assoluto e bene assoluto non esistono. Ognuno di questi soggetti ha bisogno di parlare, anche il prete vuole essere perdonato.
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Grande fatica iniziale, sono stata tentata più volte di lasciare, lo stile è faticoso, i personaggi emergono dalla nebbia. Apprezzato di più sulla distanza, mi piacciono e l’analisi profonda senza giudizio e la scrittura straordinaria.  Il bene e il male non stanno tutti da una parte, vedi l’anima e la ricchezza di personaggi che non hanno uno spessore umano particolare. Il prete incontra la figlia, vede il suo futuro poco felice, la sua indecisione è totale, ma lui soprattutto sente la sua responsabilità di prete che confessa e ascolta, vuole fuggire ma poi resta fino al mattino e si consegna. L’altro prete, sposato, viene dileggiato. Dei due sacerdoti nel Messico degli anni ’30, solo uno riesce a fare il salto di qualità, ha la capacità di pagare quella scelta per tutta la vita.
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D’accordo con chi mi ha preceduto, contenuti, tema, soggetto, contesto all’inizio non mi sono piaciuti e ciò nonostante sono andata avanti, e mi sono piaciute alcune sue descrizioni fatte di accostamenti inusuali, i personaggi (il dentista fallito, il prete sposato, il sacerdote non pusillanime che sceglie il martirio). Mi ha colpito come ha raccontato bene il desiderio di confessarsi. Il libro termina con la sua confessione e il perdono, che è una cosa molto bella. La descrizione della notte prima della morte è bellissima, anche il fatto di accettare che il meticcio lo tradisca.
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Non conoscevo nulla di questi anni di storia del Messico, che fanno da sfondo alla vicenda del tenente e le danno spessore, in un contesto in cui ci sono pochi proprietari di terreni immensi e una moltitudine di piccoli proprietari. Sui personaggi principali è stato detto molto, vorrei soffermarmi invece solo sui tre ragazzini che compaiono nel romanzo. Il primo è il primogenito di una famiglia benestante in cui la madre legge storie di martiri, che lui trova noiose, salvo poi confrontarsi con la realtà e accogliere il nuovo prete. La seconda è Coral, con il suo coraggio, i genitori parlano di lei al passato, e questo ci fa pensare che lei sia una delle tre persone che muoiono a causa dell’anonimo prete protagonista. La terza è la figlia del prete, che non sfuggirà al suo destino nonostante l’amore del padre.
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Lettura faticosa, piena di ossimori, personaggi che entrano ed escono, protagonista senza nome per consentire a chi legge di identificarsi nelle dicotomie e nella fragilità. Graham Greene grande osservatore dell’animo umano, non giustifica né critica, ha tanta tanta comprensione, il suo prete anonimo mi ha fatto venire in mente le canzoni di De André. Dal dubbio iniziale all’arrivo del battello (vado o resto?), il prete inetto diventa santo (dal letame nascono i fior). Ho visto nel romanzo grandissima solidarietà ed empatia e la condanna di un moralismo astratto. L’amore deve essere accettato in tutte le sue forme, vi è difesa anche della corporeità dell’esistente, che non è malsana a priori. C’è amore da parte del prete verso la sua bambina, e rifiuto del dogmatismo (nel colloquio con il luogotenente, se non sei buono tu, i problemi saranno gli stessi). La condanna è stigma e indottrinamento, nel romanzo troviamo invece grandissima comprensione della debolezza, misericordia e compassione, Dio che è anche amore, non giudicante. La vita è questa dicotomia, è fatta di ossimori.
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La scena del carcere mi ha colpito tantissimo, così come mi hanno colpito le figure negative, l’agente grasso con il mal di denti, il dentista, il meticcio senza scrupoli, la figlia del prete-spugna, così piccola e ‘scafata’ e votata a una vita terrificante. Il poliziotto corrotto mi ha fatto tornare in mente La banalità del male di Hannah Arendt. Il tenente che odia tutti tranne la purezza dei bambini. Mi pare ulteriore bellezza che il libro non ci risparmia niente, non è consolatorio. Capacità immensa di Greene di raccontare la verità, dato il periodo storico. Consiglio edizione recente con postfazione di Updike e scritto di Don Luigi Ciotti.
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