GITA AL FARO
- Non l’ho ancora letto tutto, la scrittura mi è sembrata cesellata, ma non mi ha lasciato entusiasta.
- Il saggio di Auerbach sottolinea la dissoluzione spazio-tempo in Virginia Woolf. Come in Proust e Joyce, è letteratura sperimentale, tutta emozione, senza un punto di vista realistico, dove le situazioni sono vissute da diversi punti di vista e anche i tempi si alternano. La struttura gioca su emozioni e non sul ragionamento. La signora Ramsy vorrebbe che tutte si sposino perché ritiene che quella sia la realizzazione di ogni donna. Il signor Ramsy è odioso e oggi sarebbe una figura maschile inaccettabile. La moglie non è colta come lui, ma è lei che tiene insieme tutta la famiglia. Secondo Nadia Fusini lei si chiude in un silenzio che pacifica tutti. Alla fine del libro anche il marito sembra essere morto insieme alla moglie. Sembra un dramma borghese, ma in realtà non lo è. Il libro è tripartito come una struttura musicale.
- In V.W. non ci si aspetta una trama, ma emozioni.
- E’ un libro parautobiografico dove si racconta un’estate simile a quelle vissute dalla famiglia dell’autrice. C’è un filo temporale tra le tre parti che costituiscono il volume. La 2° parte si apre con la morte della signora R. Interessante anche il tormentone del figlio James che vuole andare al faro già nella 1° parte del testo, ma realizzerà il suo sogno solo alla fine del libro. Le protagoniste sono la signora R e l’amica pittrice. La prima ha un ruolo di madre e moglie borghese, ma anche altre caratteristiche interessanti, mentre la seconda prefigura il femminismo che verrà. La lingua è meravigliosa, ricca di colori e odori. La lettura della 3° parte mi ha affaticato. E comunque non è un testo facile.
- Mi sono innamorata di questo libro, giustamente considerato un’opera-mondo, per tutta l’intelligenza e la sensibilità che contiene; per le meravigliose metafore; per la struttura, un continuo “dentro-fuori”, tra mondo interiore e dialoghi; e per la sua visione femminista. Ho trovato molte affinità nel rapporto tra la signora e il signor Ramsy con quello che c’era tra i miei genitori. Mi ha commossa la paura della signora Ramsy di non poter vivere più quella felicità così perfetta una volta che i figli saranno cresciuti. E anche il finale, quando i figli adolescenti mettono da parte i conflitti generazionali verso il padre, ma ne hanno compassione perché ormai sono cresciuti.
- La prima parte l’ho trovata estenuante, polverosa. La 2° e la 3° invece mi sono piaciute di più, quando mettono in ordine la casa per prepararla a ritrovarsi. La gita al faro chiude il cerchio, con l’infanzia che finisce e anche i figli più giovani che crescono. La traduzione del mio libro a volte non è adeguata.
- Anche la mia traduzione è desueta e obsoleta, ma il testo mi è comunque piaciuto molto. Non c’è una vera trama, ma è ricco di sentimenti e di sensazioni universali. E’ un libro affascinante, dove si passa dall’amore all’odio, e VW è senz’altro una scrittrice da approfondire. Non si sa come la signora R. muore e il marito, alla fine del libro, suscita l’amore nei figli perché ne ha bisogno anche lui. E così tutto ritorna armonioso come il quadro che Lily riesce finalmente a ultimare.
- Il flusso di coscienza fa scomparire il tempo lineare, con i vari momenti che si accavallano. E’ un tempo circolare: inizia con il desiderio di vedere il faro e finisce con la sua visita e con la vita che riprende anche attraverso al quadro completato.
- Tutti i personaggi sono duali e il libro affronta tanti temi, dal filosofico al politico. Mi è piaciuta la descrizione del cesto di frutta. Gli uomini sono figure egoiste. La casa è rimasta vuota per anni, ma la vita va avanti lo stesso e i fiori sbocciano e le piante crescono anche senza cure.
- L’approccio al libro è stato difficile, adesso invece mi piace sempre di più. V.W. è capace di creare dal nulla una trama. E’ come se senza materia desse vita a qualcosa che subito però si dissolve. Ogni frase ha un senso. Ci vuole un po’ di tempo per entrare nella sua bolla, ma poi ci rimani dentro. La signora R crea attraverso i figli, Lily attraverso i quadri.
VIRGINIA WOOLF
Adeline Virginia Stephen nasce a Londra il 25 Gennaio 1882 da Leslie
Stephen, eminente scrittore e critico letterario, e Julia Jackson, donna
bellissima e colta. Per entrambi si trattava del secondo matrimonio dopo la
morte improvvisa dei rispettivi primi coniugi. Dalle seconde nozze nascono
altri 3 figli, tra cui la sorella Vanessa, pittrice, che diventerà una delle
figure più moderne ed anticonformiste di inizio Novecento. Secondo la rigida
tradizione Vittoriana Virginia non frequenta alcun istituto scolastico bensì
prende lezioni di latino e francese dalla madre. Ogni estate la famiglia si
trasferisce dalla centralissima casa Londinese a Talland House sulle coste
della Cornovaglia e dai ricordi di quelle estati felici forse nascono le prime
suggestioni per il romanzo Gita al faro.
Quando ha soli tredici anni muore la madre e dopo due anni anche la
sorellastra Stella. Questi primi lutti, seguiti dopo cinque anni dalla morte
del padre, contribuiscono al primo crollo nervoso dell’autrice. Un pesante
impatto sullo stato psichico dell’autrice avranno anche gli abusi sessuali
subiti da lei e dalla sorella da parte di due fratellastri. Dopo la morte del
padre Virginia e la sorella Vanessa si trasferiscono a Bloomsbury, dove fondano
il circolo intellettuale Bloomsbury Group. In questi anni Virginia dà
ripetizioni ad alcune operaie in un collegio della periferia avvicinandosi ai movimenti
femministi per il suffragio delle donne.
L’ esordio letterario di Virginia è del 1905, quando pubblica alcuni
scritti per il supplemento letterario del Times. Nel 1912 sposa Leonard Woolf,
giornalista e attivista politico e amico del fratello. Con Leonard fonda la
casa editrice Hogarth Press tramite la quale auto-pubblicherà gran parte del
proprio lavoro. Molto si è discusso su questo matrimonio, alla luce anche della
nota relazione tra Virginia e Vita Sackville-West. È nel 1922 che Virginia
incontra Vita Sackville-West, anche’essa sposata.
Il primo romanzo, La Crociera, esce nel 1915. Di questi anni è la seconda
depressione e il tentativo di suicidio. Nel 1925 pubblica una delle sue opere
più celebri, Mrs Dalloway, con cui si allontana dalla tradizione del racconto
lineare ed introduce lo stile del ”flusso di coscienza”. Il romanzo Gita al
faro verrà pubblicato due anni dopo.
Nell'estate del 1940 pubblica l'ultima opera mentre le crisi depressive si
fanno sempre più violente e frequenti. Il 28 marzo del 1941, all'età di 59
anni, Virginia si riempie le tasche di sassi e si lascia annegare nel fiume
Ouse, nel Sussex, non lontano da casa. Il suo corpo viene cremato e le ceneri
sepolte ai piedi di un olmo nel giardino di Mo
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