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Mi sono ricordata di aver visto il film ed è
molto fedele al libro. L’autore è rispettoso dei sentimenti. Dai non detti di
Hanna si percepisce subito che nasconde qualcosa e in tribunale si fa chiarezza.
Chi ha vissuto le atrocità e si è girato dall’altra parte lo ha fatto per
torpore, come fosse anestetizzato. Il protagonista si sente in colpa e continua
a leggere per lei per alleviare la sua colpa.
Oltre al problema della responsabilità del popolo
tedesco, mi è piaciuto il rapporto tra eros e letteratura. I romanzi sono
presenti in tutto il libro e danno energia al rapporto. Senza immaginazione il
rapporto di coppia non sta insieme.
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Quando l’ho letto a 17 anni non l’ho del tutto
capito. Soprattutto il fatto che dietro le persone c’è tutta una vita, una
storia. Ogni domanda che lui si pone fa riflettere su come verremo giudicati
tra 50 anni, su come siamo responsabili degli altri. Il tema dell’analfabetismo
oggi riguarda l’informatica o la lingua inglese. Il finale mi ha suscitato
malinconia perché lei non è riuscita a vivere felicemente per delle sue stupide
paure.
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Oltre all’amore profondo provato da lui, mi
hanno colpita sentimenti come il senso di colpa, la vergogna, il torpore e
l’assuefazione verso l’abominio come se fosse normale e che in parte c’è anche
oggi. La conclusione è tragica e arriva quando Hanna diventa consapevole di ciò
che ha fatto.
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Tocca tanti tasti. Per esempio, anche dopo il
processo Hanna non riesce a comprendere ciò che accadeva. E’ una donna di 36
anni che, avendo un rapporto con un
quindicenne, finisce per rovinargli al vita. Nessuno sembra capace di fare
qualcosa di concreto, ad esempio, lui non le scrive neanche una lettera. Finisce
tragicamente perché lei si rende conto che è aggrappata a un lui che non esiste
ormai da tanto tempo.
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Scrive situazioni tragiche senza odio. Mi ha
colpito il giudice che interviene nel destino delle persone.
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Tutti i personaggi hanno delle problematiche,
ma nessuno è del tutto negativo o positivo. Tutti sono descritti con grande
umanità. Una scena piena di contraddizioni è quando lui entra in quella casa
bellissima portando con se pochi soldi.
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Di solito non amo leggere un libro dopo aver
visto il film, ma in questo caso l’ho apprezzato ancora di più. Il tema della
colpa permea tutto il libro: M. si sente in colpa per non aver dato più spazio
ad Hanna nella sua vita e il suo rapporto con lei è un evento drammatico che lo
ha condizionato per tutta la vita (anche se gli ha permesso di staccarsi precocemente
dai genitori). Il senso di vergogna di Hanna mi ha commossa perché, anche se in
carcere ha meditato, non è riuscita a liberarsi dalla colpa. La lettura e la
scrittura diventano strumenti di redenzione.
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Libro intensissimo che parla di tante cose.
Racconta una storia d’amore delicata e straziante. La “banalità del male” in
chi agiva con una sorta di inconsapevolezza nei campi di sterminio. Ma c’è
anche il dramma del popolo tedesco del dopo guerra che deve fare i conti con
l’abominio perpetrato da persone che, come Hanna, potevi avere amato, erano
state affettuose e generose con te e poi si rivelano degli assassini. Un popolo
che deve convivere con il male che può nascondersi nel vicino di casa, nel
professore di scuola, anche all’interno della cerchia dei familiari.
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E’ un libro sorprendente. Ho pensato ai 15enni
di oggi e non so se sarebbero capaci di tanta intensità e costanza. Hanna lo
sovrasta e i rapporti di M con le altre donne saranno per sempre un problema.
Più del tema della Shoah mi ha colpito l’eredità che ha lasciato al popolo
tedesco. La fine tragica più che per la consapevolezza avviene perché H non
voleva più interferire con la vita di M.
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Lui legge a lei solo per farle piacere.
Un’amica che conosce l’autore le ha detto che è come se i nazisti non avessero
strumenti per capire. Tanto è vero che lei dice di aver solo fatto “il suo
dovere fino in fondo”. Il suicidio: non credo che si sentisse in colpa, ma lo
attua perché M non scrive a lei, lui ha avuto la vita rovinata da quel rapporto
e si rifiuta di riprenderlo. Nell’ultimo capitolo M dice di come è ancora
combattuto verso di lei e si chiede chi dei due sia il colpevole.
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Mi è piaciuto per come affronta
l’inaffrontabile, con partecipazione e distacco, colpa e innocenza: non c’è
riparazione, ma solo distanza. A ogni colpa deriva una punizione, ma in questo
caso qualcosa non torna. Forse punire e perdonare sono complementari. Per H è
più forte il senso del dovere della vita di 300 donne. Si affronta il tema
dell’ignoranza/cultura. La scatola del tè: i soldi vengono rifiutati perché non
possono riparare quello che è successo.
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