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2023-03-06 Le tre del mattino di Gianrico Carofiglio

 

·       Scorrevole, ma un po’ superficiale, mi ha lasciata fredda. Storia scarna, un po’ come acqua fresca. Scrittura esigua, anche se ci sono riflessioni sul rapporto padre-figlio. “Testimone inconsapevole” è più convincente forse perché l’autore è più ferrato sulle dinamiche del giallo.

Mi ha convinta, soprattutto il personaggio di Antonio, ferito da una malattia che si fa fatica a nominare. Il padre mi è piaciuto di meno perché molto riservato e l’incontro con il figlio gli offre delle possibilità in più di conoscersi.

·       Mi mancava la forza del linguaggio, venendo dalla lettura di Bufalino. Non mi ha convinta del tutto come invece la figura dell’avvocato Guerrieri. Questo libro è un po’ artificiale, anche se i temi sono belli: il  confronto padre-figlio, la rivalutazione della madre, la città di Marsiglia.

·       L’avevo già letto e la rilettura mi ha toccato corde profonde. Ho trovato bellissime la descrizione del primo attacco di epilessia e della malattia, la speranza nelle cure, la dipendenza dai medicinali che rendono il figlio “sognante”.

·       Tocca dei punti che non volevo rivangare. Mi stava interessando, ma poi sembrava che volesse realizzare una cosa più profonda di come è riuscita. Mi sono piaciuti la poesia dell’autore greco e i libri che consiglia.

·       Non mi è rimasto molto del libro. Il rapporto tra i due è troppo angelico, molto costruito e le descrizioni ridondanti, forse un po’ forzate.

·       Amici con un figlio che soffre di epilessia mi hanno consigliato questo libro. Mi è piaciuta la scorrevolezza. Proietta il desiderio di tanti padri di trovarsi in una situazione fuori dalla norma ma sviluppa una fantasia poco reale di avere questo tipo di rapporto con i figli. L’ambiente notturno mi piace molto perché cadono le barriere, ma fa anche paura. Forse l’incontro padre-figlio è un sogno. La scelta di Marsiglia è conturbante. Parla di una malattia di cui non si fatica a parlare.

Scrittura facile, forse pecca un po’ di superficialità. Mi ha colpito l’assuefazione del ragazzo alle medicine e forse le usava come alibi per non crescere. Il padre è generoso e cerca un riscatto nei confronti del figlio. Bello il tea di non conoscersi, come spesso accade tra padri e figli. Dal punto di vista linguistico è quasi banale, ma mi ha risvegliato ricordi che mi hanno toccato. Un po’ artificioso, ma efficace.

·       All’inizio volevo lasciarlo perché troppo intriso di banalità. Non è letteratura. L’unica frase bella è quella di Fitzgerald.

·       E’ un autore tra i più amati e acquistati. Letto rapidamente e con piacere. Racconto lungo più che romanzo. Anch’io non ho colto la profondità nel descrivere la malattia. E’ un romanzo di formazione e di iniziazione. Dietro l’ovvietà forse si nasconde la saggezza.

·       Forse ho letto tutti i suoi libri e forse questo è uno dei suoi minori. Ho ritrovato nel padre il mio, che non temeva di confidarsi o di piangere. Anche tra loro c’è intimità. Poi il padre muore e l’occasione è persa. Bello il tema della diversità: il ragazzino deve trovare delle modalità per resistere alle difficoltà e quando guarisce tutto diventa normale. Punto di vista di grande saggezza razionale.

·       Storia dolce e delicata, racconta la quotidianità ma anche temi più seri, come quello del talento che va sfruttato. Bella l’occasione di scoprirsi tra padre e figlio.

·       Sa tenere alta l’attenzione, è un libro che ho letto d’un fiato. Mi è piaciuto l’escamotage del viaggio in un posto sconosciuto che permette ai due di scoprirsi e di conoscersi. E questo permette al figlio di crescere e al padre di stringere con lui un rapporto finalmente saldo e amorevole. Ci sono alcuni momenti di caduta, un po’ ridondanti, ma è scorrevole anche se non mi ha lasciato qualcosa di profondo. Una cosa che non ho capito è perché si sia lasciato con la moglie.

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