Cerca nel blog

2023-05-08 Qualcuno di Alice McDermott

·    Scorrevole, anche se l'avanti e indietro nel tempo non sempre è giustificato, riflette la sensibilità di chi ha vissuto in quell'ambiente. Lettura pacifica, quotidianità della vita, occhio e sensibilità particolari. Ogni personaggio ha caratteristiche ben individuate. Turbata dal grigiore che pervade tutto il resto, nulla di eclatante che faccia cambiare registro. Succedono tante cose, i personaggi sono disgraziati, tutte vite un po’ così, per me un po’ opprimente, poi c’è sempre qualche nota che attutire la disgrazia. Bill cieco accudito dalla madre brava e paziente, l’amica carissima accudita dalla madre dolcissima che poi muore, la morte dolcemente accompagnata, il parto terribile, il fratello che esce dal seminario, l’intervento sbagliato. Tutto un po’ esagerato

 

·       Non posso dire che mi è piaciuto, e neppure dispiaciuto. Buona scrittura, veloce nella lettura, mancavano i colori. Non ho riletto, se non la seconda parte. Manca qualcosa, pieno di personaggi borderline, sfortune raccontate con delicatezza, entra un po’ troppo nei particolari, il parto, il lavoro. È un punto di debolezza. Tutto raccontato con battiti leggeri, no pugno nello stomaco, piccoli rumori, abbastanza contenuto. Marie – con gli occhiali - vede tutto. Testarda, non si ferma davanti a nulla. Vede, ascolta, interiorizza, si relaziona stupendamente con gli altri. Mi è piaciuto molto il marito, grande umanità, grande rispetto per la scelta della persona, persona soave che non emerge mai con durezza, accompagna con dolcezza. Molto laico nonostante la cultura cattolica. Non lo c9nsiglierei, ma non mi è dispiaciuto leggerlo.

 

·       D'accordo con chi mi ha preceduto su scorrevolezza, personaggi, il fratello borderline, mi è piaciuto, sono contenta di averlo letto, questa visione del quartiere mi ha fatto piacere. Forse non supererà anni e decenni, ma di inserisce dignitosamente tra i libri che hanno raccontato l’immigrazione irlandese, di proporzioni epocali e di impatto sugli altri. Realtà particolare di questi immigrati che già sapevano la lingua. Ho sopportato meglio che in altri libri i salti di tempo, i sogni invece no. Il sogno di chiusura è un giochetto troppo facile.

 

·       Il libro mi è piaciuto, con tanti avvenimenti scritti in modo ricco ma essenziale. Vita resa straordinaria attraverso sguardo etico e minimale, compassione per gli eventi. Sguardo miope della bambina, per questo mancano i colori, il ragazzo cieco, la ragazza elegante, la mamma buona, sono filtrati dallo sguardo miope. Interessante l’incastro narrativo di presente e passato. La protagonista riesce a gestire il suo difetto e questo le fa accettare anche l’errore dell’intervento. Bello il rapporto familiare, tanta semplicità nel raccontare alcolismo, omosessualità, sessualità giovanile, religione, lavoro. Vita e morte, vedo e non vedo, amore e matrimonio.

 

·       Ammetto con disagio che il libro non mi è piaciuto. Mi interessano i libri che raccontano di comunità nelle città, migranti che si uniscono per superare le difficoltà. Non ho trovato descrizioni che appagano questo mio modo di vedere. Solo un collegamento con il film Il signore delle formiche, anche qui l’omosessualità viene curata in ospedale con l’elettroshock, il fratello ne esce devastato, né guarito né curato. La protagonista vede il mondo con lenti così spesse che non mi ha comunicato quasi niente. Amore per la quotidianità, ripetizioni, descrizioni ripetute e noiose. Non lo consiglierei.

 

·       Poetica della quotidianità, raggi di luce, foglie splendenti, prevale però il pattume, stucchevole, noioso. Brooklyn, personaggi, mancanza di voglia di voltare pagina, bambina riottosa (vedi episodio del pane). Mi ha colpito la figura del fratello, escluso dal seminario perché gay, poi ospedale psichiatrico. Accenni a Dickens (Fagin, Heep), ma la protagonista poi non lo legge. Mi è piaciuto molto il lavoro con ruolo di consolatrice. Poi però la vita va avanti, i figli vanno via, loro invecchiano. Non lo consiglierei.

 

·       Mi mancano ancora tante pagine, in genere i libri delle scrittrici minimaliste americane mi piacciono molto. Mi è venuta in mente Elizabeth Strout, anche lì sinoarte da vicende di gente comune, vite che non hanno esplosioni di vicende coinvolgenti, brillanti, ma ci sono vicende tremende, disabilità, padri alcolisti e violenti. Racconto di vita, all’interno tante storie, apparentemente normali. Differenza di profondità con Strout, non mi fa capire il vero senso della vita di Marie, ma non so cosa ci stia dicendo, solo descrizione, o qualcos’altro? Magari non è riuscita la scrittrice. Non ci sono eventi, dite voi, io dico il rapporto con Walter lo zoppo, non si sa bene come, ma è l’amore della sua vita.

·       Sono cresciuta in un’epoca in chi la vita deve essere eclatante, questo libro intende invece raccontare il piattume. Poi però mi è tornata in mente l’antologia di Spoon River e verso la fine arriva il fratello e ribalta tutto e diventa protagonista. Un grande passo per me, un piccolo passo per l’umanità. Ognuno è protagonista della propria vita. Chi dalla sofferenza diventa buono, chi cattivo.

Nessun commento:

Posta un commento