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2023-05-16 Santuario di William Faulkner

 

·      Libro per molti pesante, a tratti “sconvolgente”, dalla trama oscura, che trasmette un senso di oppressione. È un testo cinico ma anche realista nel descrivere con crudezza una società allo sfacelo durante il proibizionismo. Nel racconto regnano corruzione e forme di degrado.  Il racconto appare come una critica al sistema giudiziario e alla società dell’epoca ma l’autore nel concreto non esprime mai un punto di vista bensì resta al di fuori e lascia l’interpretazione al lettore.

·      L’ atmosfera prevalente è di grande cupezza. A ciò si aggiunge un senso di inesorabilità del destino: nessuno è innocente e nessuno si salva. Non si intravvede possibilità di redenzione. Faulkner racconta qui una storia di non-speranza.

·      I personaggi sono difficili da inquadrare, talvolta chiamati per nome ed altre per cognome. Ciò rende la lettura faticosa.

·      La scrittura è intensa con aggettivi caotici che ti impegnano nella lettura. La prosa a tratti appare sconclusionata, sperimentale. L’autore, considerato uno dei pionieri del modernismo americano, alterna frasi brevi a periodi lunghi con descrizioni molto belle.

·      Gli eventi descritti procedono a salti con poca consecuzione. Secondo alcuni partecipanti non è un libro da leggere tutto insieme, è anzi un patchwork.

·      La lettura evoca altri ambienti degradati del nostro tempo e ciò è un elemento di valore: significa che il libro ha capacità universale.

·      Tra gli emarginati descritti ci sono figure interessanti come ad esempio la donna con il bambino e la tenutaria del bordello. Tra i pochi personaggi positivi lo scemo del gruppo e l’avvocato.

·      Sanctuary in inglese significa “porto sicuro” quindi il titolo che rimanda ad un porto sicuro inesistente è forviante. Forse il santuario profanato è il corpo della giovane ragazza

·      Manca l’happy end ma non per questo il romanzo è da respingere. Ci vuole anzi coraggio a raccontare storie negative. È un libro che comunque incuriosisce

 

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