· C’è la storia della famiglia “felice”, ma poi il figlio si crede Celine
Dion! La scrittrice ha la capacità di raccontare cosa sta sotto l’apparenza. Lo
sviluppo del racconto è teatrale. Anche nel rapporto tra uomo e donna scava nel
profondo.
· Mi è piaciuto molto. L’ho riletto per ricucire insieme i personaggi. Si
sente che lavora per il teatro: è sottile, incisiva, scalfisce la personalità
umana. I genitori di Jacob perdono il senso del reale. Sono tutte figurine
della media borghesia. Le relazioni extra coniugali creano disillusioni. Tanti
scorci umani nei quali ritrovarsi.
· Mi ha ricordato il film “Le ronde”: anche lì si chiude il cerchio e i
tradimenti sono a catena. Nel libro, invece, i personaggi sono molto egoisti e
superficiali, vogliono essere riconosciuti dal proprio ambiente, dove conta
l’apparire. Il titolo ti fa pensare alla loro felicità, ma la felicità è
un’altra cosa.
· Non ho trovato aspetti positivi. Sono storie formali, di qualunquismo.
· L’ho riletto e lo amo per la scrittura graffiante, demolisce l’estetica
delle buone maniere. Fa un discorso sulla verità. Ha forzato i personaggi, nei
quali mi sono ritrovata, con sentimenti di tristezza, ma anche con un sorriso.
I personaggi sono rappresentati come quadri, ma non li ridicolizza. C’è
solitudine, infelicità, disperazione, ma se raccontiamo questi sentimenti ci
sentiamo meno soli. Esprime la fatica di vivere.
· Non mi ha convinto il modo di procedere. Il primo racconto mi ha colpito,
ma gli altri rappresentano un gioco sterile e un po’ convenzionale.
· Mi è piaciuto lo stile. La sensazione è di essere a teatro dove scorrono
personaggi che si mettono a nudo. Racconta l’alta borghesia alla ricerca della
felicità e ognuno lo fa a modo suo. In realtà sono tutti pieni di livore.
· E’ un libro banale. Non mi è piaciuto per le relazioni troppo superficiali.
Mi hanno convinto Jean, che è il personaggio centrale, e il finale. Ho trovato
straziante il racconto di Jacob e la mancanza di rispetto per malattie come la
sua è inaccettabile.
· E’ costruito bene e per questo manca di spontaneità. L’ambiente borghese è
molto francese. E’ un libro che non ti fa respirare e i personaggi sono
ritrattini. C’è la banalità della vita senza aspirazioni. I maschi,
soprattutto, ne escono distrutti.
· Piaciuto molto. Romanzo ellittico, pieno di dettagli. Il titolo è
tautologico. Usa tutti i toni per raccontare storie tragiche. C’è ferocia ma
anche empatia. I maschi non sono distrutti, anzi risultano migliori delle
donne, che sono tristissime. La risata fra uomini è solidale. Forse l’unico
valore è l’amicizia tra uomini. I personaggi sono di grande umanità. Nel libro tragedie
immani sono raccontate con molto garbo.
· La cosa strana è che quasi tutte le storie, mentre le leggevo, mi
piacevano. Poi quando le ripensavo non mi ricordavo bene cosa avevo letto. L’ho
trovato un romanzo un po’ troppo nichilista, senza nessuna speranza nell’amore,
nella coppia, nella famiglia. Vivere chiusi in un ambiente borghese e alto
borghese, confrontandosi poco con altri strati sociali, credo che favorisca una
certa attitudine a elucubrazioni un po’ sterili. E’ vero, ci vuole un talento
alla felicità, ma anche la capacità di uscire da se stessi ed evitare di
concentrarsi troppo sul proprio ombelico.
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