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Tendenze
della letteratura
araba contemporanea
Incontro
con Jolanda
Guardi,
Università
di Tarragona
martedì
13 dicembre 2016
ore
18.00
Molte
le voci di autori arabi, apprezzati in
patria e a livello internazionale, che
non sempre riescono ad arrivare anche
in Italia. In che modo le case editrici
italiane scelgono (o non scelgono)
di
pubblicare opere di autori arabi? Quali
i generi e le tematiche di questa letteratura?
Jolanda Guardi cercherà di
rispondere a queste e altre domande, cercherà
di aprire qualche finestra su
questo vasto mondo, suggerendo alcuni
percorsi di lettura.
Ingresso
libero
Resoconto a cura del Gruppo di Lettura “Letterature altre” Biblioteca Valvassori Peroni > M
Tendenze della letteratura araba contemporanea
Incontro con Jolanda Guardi, Università di Tarragona
Milano, Biblioteca Valvassori Peroni
martedì 13 dicembre 2016, 18-19,30
(Kader
Attia, Ghost, 2007, Aluminium foil)
“Ho
la sensazione – esordisce la relatrice - che quando si parla di
letteratura araba essa sia assente, un contenitore vuoto che chi
parla riempie di ciò che vuole”. Sono assenti gli autori arabi e i
testi. Certi autori vengono tradotti secondo gli eventi del momento,
non ci si preoccupa di sapere che cosa è importante per loro, cosa
leggono loro, quindi la produzione importante per gli arabi viene
trascurata.
Prima di affrontare il tema
centrale della sua relazione Jolanda Guardi ci tiene a mettere in
evidenza, che cosa non
è
la letteratura araba.
La letteratura araba:
non
è le Mille e una notte, sempre presente nell’immaginario
orientalista occidentale;
non
è una letteratura intrisa di religione, non è vero che alcuni
argomenti (ad esempio la sessualità) siano tabù, questi sono gli
stereotipi correnti in Occidente.
In realtà gli autori trattano ogni argomento e le loro opere sono
pubblicate senza censure. Ma il proibito attira il lettore
occidentale e le case editrici enfatizzano titoli e copertine per
attirare questo pubblico. Certo, singoli casi di censura non mancano,
ma non sono da generalizzare.
Altro
stereotipo: in Nord Africa si scrive in francese. Non è vero che in
Tunisia, Algeria e Marocco si pubblichino solo testi in lingua
francese così come non è vero che la produzione letteraria sia solo
romanzesca, non è vera l’equivalenza che si istituisce “romanzo
= nazionalismo”.
Il
romanzo arabo non è una copia del romanzo europeo, così come il
teatro non è una copia del teatro europeo
I
generi e e le tematiche della letteratura araba contemporanea
Letterature
impegnate: nel 1956 uscì il
primo numero della rivista “Adab” (“Letterature”), in cui il
direttore sosteneva che la letteratura araba poteva solo essere
impegnata; un’affermazione questa abbastanza valida anche oggi.
Nelle opere compaiono temi
sociali, temi politici, a volte incentivati dallo Stato stesso con
scopi educativi e didattici, per favorire un’istruzione linguistica
ad esempio, oppure con scopi ideologici. Ci sono opere che parlano
di guerra, d’amore, di sessualità, del ruolo dell’intellettuale.
Molto spazio è dato alle donne, alla loro storia, al loro ruolo.
Il tema della guerra è
spesso presente non solo come narrazione di fatti, ma nei suoi
riflessi sull’individuo. E’ presente l’amore “all’araba”,
anche legato alla sessualità esplicita; a volte questo tema è
ostacolato da divieti, eppure i lettori sono interessati e sono
numerosi. Possono esserci casi in cui qualche lettore fa una denuncia
e allora il libro viene ritirato, ma riesce ugualmente a circolare.
Le
generazioni attuali propugnano libertà di scelta nei temi e
una letteratura non impegnata.
Nei
paesi arabi c’è una ricca produzione di poesia e di testi
teatrali, ma anche di romanzi, di racconti, di graphic novel.
Fino
all’invasione della Persia gli Arabi pensavano di essere unici
nella poesia. La poesia araba è strettamente legata alla metrica,
che è molto rigida, e il contenuto è determinato e “sottomesso”
a questa forma. Da tempo, comunque, è praticato il verso libero, e
si assiste alla presenza dell’io poetico. Oggi – ad esempio - in
Marocco molti giovani poeti interessanti scrivono in arabo classico e
in forma di prosa-poesia, in opposizione alla rigida tradizione.
Il romanzo è molto
sviluppato: negli anni Cinquanta era romanzo storico, nella scia di
Walter Scott, oggi si assiste a una polifonia di voci, con storie a
incastri, con cornice. Molto interessante è il racconto, anche
quello molto breve, ironico, favorito dalla forte valenza semantica
del lessico arabo.
Più recentemente si sono
sviluppati il genere graphic novel, le vignette satiriche, dapprima
su argomenti storici, poi sul disagio sociale, opere che vengono
criticate dal potere.
Leggere
in traduzione
Perché scegliere un testo
piuttosto che un altro? La traduzione è un problema notevole. Le
opere che vengono tradotte e arrivano in Occidente spesso non sono la
letteratura araba di qualità, stenta ad essere tradotto ciò che è
davvero importante e di valore. I lettori dovrebbero chiedersi perché
un certo libro è tradotto, perché viene scelto quel libro e non un
altro. Nell’ottantacinque per cento dei casi si tratta di doppia
traduzione: dall’arabo in inglese e dall’inglese in italiano;
infatti gli editori pensano che sia più facile controllare la
qualità di un’opera in inglese, ma il traduttore che conosce
l’inglese e non conosce l’arabo, non conosce le società e le
culture arabe, rischia di incorrere in grossi errori.
Esiste una censura latente,
un filtro legato alla scelta dei libri da tradurre che deriva dalla
politica editoriale, ma esiste anche la responsabilità del
traduttore che sceglie i titoli da tradurre. L’ ideologia riflette
le scelte operative del traduttore. Si tratta di una “violenza
etnocentrica della traduzione”. La letteratura resta così legata a
fattori “evenemenziali” e viene proposta in base a scelte
puramente di “cassetta”, spesso senza curare troppo la
traduzione. Walter Benjamin sostiene che quando si traduce si deve
“giapponesizzare il tedesco”, il che per noi italiani
significherebbe “arabizzare l’italiano”; un grande esempio è
la lingua di Gesualdo Bufalino in Diceria
dell’untore, una
lingua, che in quanto siciliana, è molto vicina agli stilemi arabi.
In Italia non ci sono scuole
di traduzione, non c’è metodo né regole, non c’è un confronto
fra traduttori; la scuola francese e quella inglese propugnano una
traduzione scorrevole: si tolgono allora i nomi difficili, li si
francesizza (o italianizza), oppure si infarciscono i testi di note.
- Comunque l'interesse dei lettori per il mondo arabo in generale ha avuto come esito positivo la pubblicazione di molte traduzioni. Tuttavia, secondo la Guardi, manca un progetto coerente e di ampio respiro.
-
Come leggere la letteratura araba o meglio le letterature
nazionali?
Tenersi
lontano dell’evenemenzialità, l’evento del momento viene
vampirizzato da parte degli scrittori, è il caso ad esempio del
romanzo 2084 La fine del mondo, di Boualem Sansal, scritto a
ridosso degli attentati in Europa da parte dei fondamentalisti.
Guardare
la qualità degli scrittori e della scrittura, a prescindere dai
premi, legati al mercato.
Pretendere
traduzioni ben fatte, creare gruppi di pressione presso gli editori
perché pubblichino libri di valore.
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