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lunedì 27 marzo 2017





Biblioteca Valvassori Peroni

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Tendenze della letteratura araba contemporanea

Incontro con Jolanda Guardi,

Università di Tarragona















martedì 13 dicembre 2016

ore 18.00

Molte le voci di autori arabi, apprezzati in patria e a livello internazionale, che non sempre riescono ad arrivare anche in Italia. In che modo le case editrici italiane scelgono (o non scelgono)
di pubblicare opere di autori arabi? Quali i generi e le tematiche di questa letteratura? Jolanda Guardi cercherà di rispondere a queste e altre domande, cercherà di aprire qualche finestra su questo vasto mondo, suggerendo alcuni percorsi di lettura.

Ingresso libero


Resoconto a cura del Gruppo di Lettura “Letterature altre” Biblioteca Valvassori Peroni > M


Tendenze della letteratura araba contemporanea

Incontro con Jolanda Guardi, Università di Tarragona

Milano, Biblioteca Valvassori Peroni
martedì 13 dicembre 2016, 18-19,30







(Kader Attia, Ghost, 2007, Aluminium foil)

Ho la sensazione – esordisce la relatrice - che quando si parla di letteratura araba essa sia assente, un contenitore vuoto che chi parla riempie di ciò che vuole”. Sono assenti gli autori arabi e i testi. Certi autori vengono tradotti secondo gli eventi del momento, non ci si preoccupa di sapere che cosa è importante per loro, cosa leggono loro, quindi la produzione importante per gli arabi viene trascurata.
Prima di affrontare il tema centrale della sua relazione Jolanda Guardi ci tiene a mettere in evidenza, che cosa non è la letteratura araba.

La letteratura araba:

non è le Mille e una notte, sempre presente nell’immaginario orientalista occidentale;
non è una letteratura intrisa di religione, non è vero che alcuni argomenti (ad esempio la sessualità) siano tabù, questi sono gli stereotipi correnti in Occidente. In realtà gli autori trattano ogni argomento e le loro opere sono pubblicate senza censure. Ma il proibito attira il lettore occidentale e le case editrici enfatizzano titoli e copertine per attirare questo pubblico. Certo, singoli casi di censura non mancano, ma non sono da generalizzare.
Altro stereotipo: in Nord Africa si scrive in francese. Non è vero che in Tunisia, Algeria e Marocco si pubblichino solo testi in lingua francese così come non è vero che la produzione letteraria sia solo romanzesca, non è vera l’equivalenza che si istituisce “romanzo = nazionalismo”.
Il romanzo arabo non è una copia del romanzo europeo, così come il teatro non è una copia del teatro europeo

I generi e e le tematiche della letteratura araba contemporanea

Letterature impegnate: nel 1956 uscì il primo numero della rivista “Adab” (“Letterature”), in cui il direttore sosteneva che la letteratura araba poteva solo essere impegnata; un’affermazione questa abbastanza valida anche oggi.
Nelle opere compaiono temi sociali, temi politici, a volte incentivati dallo Stato stesso con scopi educativi e didattici, per favorire un’istruzione linguistica ad esempio, oppure con scopi ideologici. Ci sono opere che parlano di guerra, d’amore, di sessualità, del ruolo dell’intellettuale. Molto spazio è dato alle donne, alla loro storia, al loro ruolo.
Il tema della guerra è spesso presente non solo come narrazione di fatti, ma nei suoi riflessi sull’individuo. E’ presente l’amore “all’araba”, anche legato alla sessualità esplicita; a volte questo tema è ostacolato da divieti, eppure i lettori sono interessati e sono numerosi. Possono esserci casi in cui qualche lettore fa una denuncia e allora il libro viene ritirato, ma riesce ugualmente a circolare.
Le generazioni attuali propugnano libertà di scelta nei temi e una letteratura non impegnata.
Nei paesi arabi c’è una ricca produzione di poesia e di testi teatrali, ma anche di romanzi, di racconti, di graphic novel.
Fino all’invasione della Persia gli Arabi pensavano di essere unici nella poesia. La poesia araba è strettamente legata alla metrica, che è molto rigida, e il contenuto è determinato e “sottomesso” a questa forma. Da tempo, comunque, è praticato il verso libero, e si assiste alla presenza dell’io poetico. Oggi – ad esempio - in Marocco molti giovani poeti interessanti scrivono in arabo classico e in forma di prosa-poesia, in opposizione alla rigida tradizione.
Il romanzo è molto sviluppato: negli anni Cinquanta era romanzo storico, nella scia di Walter Scott, oggi si assiste a una polifonia di voci, con storie a incastri, con cornice. Molto interessante è il racconto, anche quello molto breve, ironico, favorito dalla forte valenza semantica del lessico arabo.
Più recentemente si sono sviluppati il genere graphic novel, le vignette satiriche, dapprima su argomenti storici, poi sul disagio sociale, opere che vengono criticate dal potere.

Leggere in traduzione

Perché scegliere un testo piuttosto che un altro? La traduzione è un problema notevole. Le opere che vengono tradotte e arrivano in Occidente spesso non sono la letteratura araba di qualità, stenta ad essere tradotto ciò che è davvero importante e di valore. I lettori dovrebbero chiedersi perché un certo libro è tradotto, perché viene scelto quel libro e non un altro. Nell’ottantacinque per cento dei casi si tratta di doppia traduzione: dall’arabo in inglese e dall’inglese in italiano; infatti gli editori pensano che sia più facile controllare la qualità di un’opera in inglese, ma il traduttore che conosce l’inglese e non conosce l’arabo, non conosce le società e le culture arabe, rischia di incorrere in grossi errori.
Esiste una censura latente, un filtro legato alla scelta dei libri da tradurre che deriva dalla politica editoriale, ma esiste anche la responsabilità del traduttore che sceglie i titoli da tradurre. L’ ideologia riflette le scelte operative del traduttore. Si tratta di una “violenza etnocentrica della traduzione”. La letteratura resta così legata a fattori “evenemenziali” e viene proposta in base a scelte puramente di “cassetta”, spesso senza curare troppo la traduzione. Walter Benjamin sostiene che quando si traduce si deve “giapponesizzare il tedesco”, il che per noi italiani significherebbe “arabizzare l’italiano”; un grande esempio è la lingua di Gesualdo Bufalino in Diceria dell’untore, una lingua, che in quanto siciliana, è molto vicina agli stilemi arabi.
In Italia non ci sono scuole di traduzione, non c’è metodo né regole, non c’è un confronto fra traduttori; la scuola francese e quella inglese propugnano una traduzione scorrevole: si tolgono allora i nomi difficili, li si francesizza (o italianizza), oppure si infarciscono i testi di note.
Comunque l'interesse dei lettori per il mondo arabo in generale ha avuto come esito positivo la pubblicazione di molte traduzioni. Tuttavia, secondo la Guardi, manca un progetto coerente e di ampio respiro.

Come leggere la letteratura araba o meglio le letterature nazionali?

Tenersi lontano dell’evenemenzialità, l’evento del momento viene vampirizzato da parte degli scrittori, è il caso ad esempio del romanzo 2084 La fine del mondo, di Boualem Sansal, scritto a ridosso degli attentati in Europa da parte dei fondamentalisti.
Guardare la qualità degli scrittori e della scrittura, a prescindere dai premi, legati al mercato.
Pretendere traduzioni ben fatte, creare gruppi di pressione presso gli editori perché pubblichino libri di valore.



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