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mercoledì 6 novembre 2013

Commenti dei partecipanti al gdl "Via col Libro" su "Il Commesso " di Bernard Malamud

Estratto degli interventi dell’incontro del Gruppo di lettura “Via col libro”  del 11 novembre 2013 su

“Il commesso” di Bernard Malamud

redatto da Marina di Leo


Dopo una breve introduzione sull'autore e sul libro si è aperta la discussione.
Questi, per sommi capi, gli interventi, anticipati dalle  sole iniziali dei nomi. Mi scuso perché nella trascrizione sono sfuggiti tanti aspetti e argomentazioni, chi vorrà potrà integrarli di sua mano.
Nel prossimo incontro del gdl di lunedì 25 novembre si terminerà l’esame del romanzo.

G. Mi è piaciuto molto anche se mi ha trasmesso una grande malinconia. Interessanti i personaggi. Frank, contraddittorio e ambivalente nella sua continua oscillazione tra bene e male, tra furbizia e attrazione per l’umiltà francescana, procede per piccoli passi verso la redenzione. L’autore propone la sua visione della razza ebraica.
L. Si percepiscono due sentimenti diversi fin dall'inizio del romanzo, abbiamo l’angoscia (per esempio, con Morris) ma anche un senso di speranza.
R. Mi è piaciuto moltissimo e ho trovato diverse analogie con gli scrittori russi dell’800. Un altro aspetto notevole: l’autore mentre descrive l’alternanza tra bene e male, riesce anche a tenere in sospeso il lettore.
M.T. Di Malamud consiglio di leggere anche “L’uomo di Kiev” e “La nuova vita”, insieme a “Il commesso” questi tre libri compongono un quadro autobiografico. Io comunque ho fatto fatica a leggere questo libro. Mi colpisce la situazione di ghettizzazione. In tutta la storia c’è una volontà forte al miglioramento. Ma spesso c’è la caduta che accade malgrado le aspirazioni e la buona volontà, trovo questa situazione molto umana.
Mrg. Mi è piaciuta la struttura del romanzo. L’ho trovato cupo, ma credibile nei suoi personaggi. Penso che non sia un romanzo d’amore, ma una vicenda di iniziazione, anche se la narrazione dei sentimenti è molto delicata. Per me Malamud parla, senza essere esplicito, dei miti e della storia ebraica.
L. Leggerò l’introduzione di Giorgio Manganelli quando avrò terminato la lettura, non mi piace essere influenzata dal parere dei critici prima di farmene uno io. Lo stile narrativo di Malamud ha la capacità di evocare la storia (con la s maiuscola), riesce a far vedere le cose, mi ha ricordato episodi della mia infanzia, dei piccoli negozi, dello stile modesto che accompagnava il dopoguerra e lo sviluppo del Paese sulla via di modernizzarsi e uscire dalla miseria. In tal senso si sente il discorso del sogno americano.
V. Non ho finito il libro, per scelta voluta. Parto dalla convinzione che un libro debba emozionarti e questo a me non ha emozionato, perciò l’ho interrotto. Lo stile narrativo mi ha ricordato i letterati russi, sebbene Malamud sia al di sotto di questi. Il racconto è chiusissimo, in genere a monte di un racconto tragico c’è un evento tragico che qui manca. Trovo ci sia un comportamento vittimistico. Il libro è incentrato sul tema dell’espiazione. Allora, io chiedo: che cosa vi lascia questo libro. Cosa vi lascia di bello?
Mrl. A me ha angosciato, è un racconto claustrofobico, non c’è redenzione, non c’è speranza, c’è sempre e solo castigo . L’autore delinea magistralmente i vari personaggi, sembra quasi di vederli vivi ed in carne ed ossa come sulla scena, ma per tutti il contesto lo sfondo rimane sempre e comunque cupo, chiuso, soffocante senza scampo. Qualsiasi tentativo di sfuggire a questo destino sembra non servire a nulla. Penso in particolare al personaggio di Morris : laborioso, onesto nel profondo, umano, accogliente, ostinatamente legato alla sua missione e alla sua bottega eppure destinato a fallire miseramente. La figura di Frank è invece molto ambigua quasi disturbante, un corpo estraneo che si è insinuato nel cuore di una famiglia e non è chiaro che cosa stia cercando veramente o voglia effettivamente prendere. Forse un desiderio di redenzione e di riscatto, forse la speranza di avere Helen, oggetto della sua passione, forse solo un luogo meno squallido e gelido di un androne o di una cantina…..Nonostante tutta la sua abnegazione e apparente generosità, ho continuato a percepirlo come un qualcosa di estraneo, ambiguo inquietante….
Br. A me è piaciuto moltissimo. Riguardo all'ambiente angosciante, è fortemente autobiografico. Pensiamo al contesto storico. A me però piacciono molto le vittime e questo libro mi ha fatto pensare a “I Malavoglia”, a Dostoevskij, specie nel suo romanzo “Povera gente”. A proposito di eroi tragici, mi ha fatto venire in mente la figura di Gondrano ne “La fattoria degli animali” di Orwell. Sul tema del sogno americano trovo che il racconto lasci aperti spiragli, Frank che vuole andare all'università. Più che volontà di redenzione io vedo un’aspirazione a migliorarsi. Sul tema dell’amore: trovo che la storia di Frank e Helen sia bellissima. Malamud propone chiaramente una definizione dell’ebraismo, quando si riferisce alla Torah, fondamentale, e quando parla delle leggi e del non fare mai male al prossimo….
Rta. Ho letto solo 70 pagine, quello che ho visto fino a questo momento è il senso del destino, pensando anche alla storia dell’ebraismo, degli ebrei come popolo eletto e al tema della legge, estremamente sentita dagli ebrei.
Fr. Ho letto un terzo del libro: mi sento di trovarmi di fronte a una bella intelligenza. Lo scrittore crea un mondo con le sue contraddizioni che fanno discutere. Un mondo claustrofobico, nel quale l’autore, via via, introduce eventi nuovi, capaci di spiazzare.
D. Mi ha colpito il senso di ineluttabilità del destino dei personaggi. Non avverto il senso di colpa, ma il desiderio di riscatto. Avverto un senso di claustrofobia dell’ambiente. Il romanzo ti fa entrare subito nel vivo della vicenda, lo svolgimento sembra piatto, ma poi si sviluppa in modo diverso.
L. Mi chiedo e vi chiedo cosa ci aspettiamo da un libro. Forse, una risonanza con il proprio mondo personale? Penso che un libro apra tanti mondi diversi…
V. Un libro deve lasciarti dentro qualcosa…

R. Per me il protagonista di questo romanzo è Frank Alpine.

Secondo e ultimo incontro del gdl del 25 novembre 2013 su “Il commesso” di Bernard Malamud.

Mt.  In questo romanzo ho cercato punti in comune con altri due libri di Malamud, “L’uomo di Kiev” e “La vita nuova”, in tutti e tre ho trovato il tratto umano dell’aspirazione al miglioramento, e anche quello dell’autobiografismo. Sebbene l’ambiente asfittico e chiuso de “Il commesso” mi abbia procurato una gran fatica nella lettura, alla fine, la storia, i personaggi restano impressi.
Penso che la scrittura di Malamud è sia veramente grandissima.
Lau. A me è piaciuto tantissimo. Anche se mi è dispiaciuta l’anticipazione del proseguio e della fine del romanzo, emersa dagli interventi del precedente incontro del gdl. Ho trovato il finale molto aperto e per nulla deprimente. Frank lo vedo come una sorta di salvatore che diventa ebreo per conquistare la sua Helen. Riesce a contrastare il destino di emarginato che lo imprigiona e a trovare un’altra strada. Questa volontà che si fa lotta per migliorare se stessi e tendere al meglio, oltre alla speranza che contiene, per me in un romanzo conta molto.
Ros. Vorrei parlare della morte di Morris: mi pare che se ne vada con la certezza di poter dare alla figlia e alla moglie una vita migliore e piena di dignità. La sua morte sembra condurre, secondo me, a una nuova vita, ciascuno di loro tre, infatti, si incammina verso nuovi progetti. L’atmosfera del romanzo è caratterizzata dalla sequenza di azioni che danno l’idea della fatica del vivere e del nutrire sogni, restando fedeli ad essi.
Fr. Mi sono chiesto in che epoca Malamud abbia collocato il romanzo. Mi ha colpito il senso mistico di Frank, il suo riferirsi, ispirarsi a San Francesco, mi ha colpito la maestria dell’autore e mi ha fatto venire in mente “Delitto e castigo”. In Frank ho visto il desiderio di conquistare Helen, ma anche quello di immedesimarsi nelle aspirazioni del popolo ebreo. Un’aspirazione alla santità. C’è poi il discorso, molto interessante, sull’identità ebraica di Morris, legata a un senso di profonda bontà e giustizia umane. Ho trovato anche elementi di ironia, per esempio, nell’episodio del funerale di Morris, quando Frank cade inavvertitamente nella fossa. Trovo, inoltre, molto bello il continuo interrogarsi dei personaggi sulle ragioni proprie e su quelle degli altri. Un altro elemento, sempre presente nel romanzo, è quello dell’importanza dello studio e della cultura, intesi come fondamentale promozione sociale, cosa che oggi si è persa. Ho trovato molta delicatezza nella descrizione dell’episodio di violenza a Helen nel parco, oggi lo si scriverebbe in modo molto diverso, più crudo e brutale. Ho notato alcune incongruenze sui tempi e sulla definizione dei prezzi delle varie cose.
Ros. Discorso del perdono molto importante, inteso come necessità e come forza.
Marl. Non ho riscontrato elementi di ironia. Ho trovato una grandezza nel personaggio di Morris, succube del dovere in nome del benessere della sua famiglia.
Lil. Tra i personaggi mi pare che sia Helen quello che fa più sacrifici più che Morris. Inoltre, mi ha colpito, nel pezzo dopo la scena del fuenerale, il racconto dei diversi punti di vista.
Lau. A me Morris non suscita pena. Mi pare che i suoi guai nella vita se li sia cercati.
Nic. Mi ha colpito l’importanza data alla cultura. E c’è parecchia ironia nell’episodio del funerale di Morris.
Mar. Vorrei ricordare che i personaggi, hanno alle loro spalle delle tragedie, nel caso d iMorris c’è la morte del figlio, dunque, i destini dell’uno e dell’altro, pensiamo anche alla condizione di orfano di Frank, sono segnati fin dall’inizio dal dramma. Trovo, inoltre, il personaggio di Helen molto moderno nella sua indipendenza di giudizio e di pensiero, sono anche abbastanza moderni i modi con i quali la trattano i suoi genitori. In generale, mi ha colpito la grandezza della scrittura di Malamud e la sua capacità di delineare i caratteri dei personaggi, la finezza con cui entra nei loro ragionamenti, la perizia nel dipingerli in tutte le loro alterne contraddizioni. E’ da grande maestro tratteggiare i personaggi con i loro chiaroscuri, i tentennamenti, i cambi di punti di vista così umani e profondamente veri.
Marl. Nel mondo e nella letteratura ebraici la sessualità è vissuta in modo molto più libero che nella cultura e società cattolica.

Dina. Secondo me il vero protagonista di questo romanzo è il senso di colpa. In Frank è evidente l’ossessione a espiare la propria colpa. Tutti i personaggi nutrono una forte aspirazione al miglioramento. In Frank il senso di colpa ha una valenza cristiana e in questo si può vedere una certa compenetrazione con la propensione di Morris a perdonare. Malamud ci parla anche della capacità degli ebrei di sopportare gli eventi negativi, la cattiva sorte. Tornando a Frank, sembra che stia compiendo un percorso che lo porta a prendere il posto di Morris

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